C'è voluta Luciana Littizzetto, con la sua ironia tagliente e il suo buon senso spietato, per riaccendere i riflettori su una delle grandi ferite industriali e sociali del nostro paese: il destino di Torino e dell’ex Fiat, oggi Stellantis. Da "Che tempo che fa" sul Nove, la comica piemontese ha letto una lettera aperta a Carlos Tavares, ex amministratore delegato del colosso automobilistico, affondando il coltello in quella piaga che tutti conoscono, ma di cui pochi osano parlare.
Un Natale "di stenti" per Tavares
“Per te si prospetta un Natale di stenti”, ha ironizzato Littizzetto come riportato anche da TorinoCronaca e TorinoToday, riferendosi alla faraonica buonuscita di 36,5 milioni di euro che Tavares riceverà. Una cifra che, nelle sue parole, “equivale al Pil del Belize” e che stride dolorosamente con la precarietà di tanti operai torinesi. “Mi spieghi cosa facevi per guadagnare così tanti soldi?”, ha chiesto con sarcasmo, elencando compiti volutamente grotteschi per sottolineare l’assurdità di un divario retributivo così spropositato.
Torino, dalla Fiat al vuoto
Con la precisione che solo chi conosce la città dall’interno può avere, Littizzetto ha evocato il tempo in cui la Fiat era “una città nella città”, un cuore pulsante che dava lavoro a decine di migliaia di persone. Oggi, denuncia, Stellantis sembra aver dimenticato non solo Torino, ma tutto il territorio italiano, tra delocalizzazioni e tagli. “A Torino ci sono 250 operai pronti per essere licenziati”, ha detto, stigmatizzando una crisi che non è solo economica, ma identitaria.
Azionisti ricchi, operai dimenticati
Littizetto non ha risparmiato critiche alla distribuzione dei dividendi: 23 miliardi di euro agli azionisti, mentre le fabbriche italiane languono. “Se l’azienda va bene, gli azionisti diventano ricchi e gli operai mantengono il posto. Se l’azienda va male, gli azionisti diventano sempre più ricchi e gli operai sempre più poveri”, ha sintetizzato, fotografando con amara ironia il cortocircuito di un capitalismo che si nutre di disuguaglianze.
Il ricordo di Agnelli e il tradimento di Stellantis
Ma è nella chiusura che Littizzetto ha sfoderato il colpo più duro: il paragone tra l’amore per Torino di Gianni Agnelli e l’abbandono di oggi. “Gianni Agnelli ha molto amato la sua azienda e quando ci fu il terrorismo non lasciò mai Torino”, ha ricordato, sottolineando come l’Avvocato, nonostante tutto, abbia sempre mantenuto un legame con la città e il paese.
Una provocazione necessaria
Mentre Elkann e Stellantis pianificano il futuro su scala globale, Littizzetto lancia una provocazione che dovrebbe scuotere coscienze e board aziendali. Possibile che Torino e l’Italia siano finite così ai margini di una storia che hanno contribuito a scrivere? L’ironia della comica è amara, ma anche necessaria. Perché, se la classe dirigente tace, deve arrivare una Littizzetto a ricordare che, oltre ai numeri, ci sono le persone. E che forse, prima o poi, anche loro vorranno risposte.