La storia di Matteo Mariotti è stata riportata dai giornali per qualcosa come un mese. Lui, a vent’anni, è partito per l’Australia con un visto che permette di viaggiare e lavorare nel Paese, lo fanno in tanti. Probabilmente non è l’emigrato in cerca di lavoro, è più il turista che ogni tanto si trova a lavorare. In Australia ha guidato il trattore, girato le città, conosciuto nuove persone, magari (anche) spendendo un po’ dei soldi di famiglia. Succede però che lo scorso otto dicembre va in una spiaggia assieme a un amico, si tuffa e mentre infila le pinne uno squalo lo azzanna alla gamba. Lui strappa, comincia a urlare disperato e si trascina a riva chiamando l’amico, il tutto documentando con la GoPro. Lo squalo non insiste perché il fondale è troppo basso e rischierebbe di arenarsi, ma il sangue è moltissimo. L’amico lo porta a un’ambulanza, la gamba è già in cancrena. Matteo si sveglia in ospedale senza la gamba sinistra, amputata poco più in basso del ginocchio. Gli amici, dall’Italia, aprono una raccolta fondi per coprire le cure mediche.
Sono stati raccolti circa ventimila euro quando Selvaggia Lucarelli, che di raccolte di beneficenza fittizie si occupa da tempo, comincia a interessarsi alla storia: Matteo ha un’assicurazione in Australia, dunque le spese mediche per l’intervento sono coperte, così come una protesi gli sarà garantita dal Sistema Sanitario Nazionale una volta rientrato in Italia. Soprattutto però, a mettere in dubbio la giornalista sono i contenuti pubblicati sui social da Mariotti: una vacanza a Monte Carlo per esempio, oppure il lussuoso ristorante a Parma di proprietà padre che, in un secondo momento, si scoprirà essere della compagna del padre. Matteo sembra, sui social, un ragazzo benestante che viaggia con i soldi dei genitori, pronto a mettere una Porsche Cayman in garage con i soldi delle donazioni. Così Selvaggia contatta il suo gruppo di amici e chiede spiegazioni, ricevendo più che altro il consiglio di andare a occuparsi di altro. Lucarelli scrive così su Il Fatto Quotidiano: “Resta la grande domanda: a cosa servono quei soldi? Perché se vogliono fargli un regalo va benissimo, ma allora non si parli di spese mediche”. Il che, almeno in parte, è vero. Mariotti risponde con un video di dieci minuti pubblicato dallo YouTuber Sinnagagghiri in cui affronta il suo punto di vista sulla storia, raccontando anche che la campagna è stata bloccata per “Fare chiarezza e fornire dettagli”. Poi spiega che: “Avendo vent’anni mi piacerebbe tornare alla normalità, anche se la normalità non la vedrò più. Voglio tornare in moto? Mi devo comprare la protesi. Se volessi correre? Me la devo comprare. Posso correre con quella dell’ospedale - puoi farlo anche con un pezzo di legno attaccato alla gamba - ma non è lo stesso”.
La sensazione è che Selvaggia abbia ragione in linea di principio ma non sui contenuti. Sembra, più che altro, che abbia preso un filo troppo alla leggera l’incidente rispetto alla rilevanza che ha deciso di dare alla cosa: con sessantasette mila euro, probabilmente, Matteo pagherà dei professionisti per la riabilitazione e forse una protesi più sofisticata di quella che può offrire l’ospedale, ma non molto altro. Ricevere un aiuto da amici, sconosciuti e chiunque altro abbia voluto farlo può essere più confortante della somma in sé, può diventare una stampella per rialzarsi. Volendo comunque guardare oltre: davvero Matteo Mariotti meritava un trattamento alla Chiara Ferragni? Il sospetto è che Selvaggia abbia abbattuto una mosca con la contraerei.