Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, dopo le critiche da cui è stato travolto nelle ultime settimane, ha preso parte alla trasmissione “Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli, per ribadire di nuovo come si sarebbero realmente svolti i fatti. Ancora una volta, al centro della discussione, l’audio in cui Marcello Neroni sodale di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, accusa Wojtyla. Audio, registrato dal giornalista Alessandro Ambrosini nel 2009, che Pietro Orlandi ha consegnato al Promotore di giustizia Vaticano Alessandro Diddi, a capo dell’inchiesta aperta dalla Santa Sede: “Quell’audio l’ho sentito per la prima volta nel 2017, e all’epoca non ho ritenuto opportuno mandarlo avanti e renderlo pubblico, soprattutto per difendere mia sorella, perché è bruttissimo come viene resa Emanuela in quell’audio, ed era questa la cosa che mi dava fastidio. L’audio è stato pubblicato il 9 dicembre scorso, e nessuno se ne è mai preoccupato. Mi è sembrato logico portarlo a Diddi”. Ma non solo l’audio di Neroni, si è discusso anche della videocassetta fatta ritrovare poco tempo dopo la scomparsa di Emanuela in via della Dataria a Roma. Videocassetta in cui si è da subito ipotizzato che potesse essere registrata la voce di Emanuela, ma che inizialmente gli inquirenti avevano bollato come la registrazione di un film porno. Ipotesi che nel corso degli anni, e con ulteriori accertamenti, è stata in larga parte abbandonata. A chi appartiene davvero quella voce? Resta ancora un mistero.
Il tutto con una Sciarelli che cercava di minimizzare ogni cosa, ponendo più e più volte il dubbio sulla veridicità dei documenti che attesterebbero la plausibilità della pista londinese. Mentre Pietro Orlandi, di tutt’altro parere, non ha mancato di ribadire che non necessariamente quei documenti costituiscono un falso, dal momento che comunque contengono un fondo di verità. La Sciarelli, del resto, tende ad insistere sempre sugli stessi punti, ed anche nel corso di questa puntata ha ripetuto quasi come un disco rotto l’espressione “polpetta avvelenata”, riferita sia all’audio di Neroni che a tutto il resto. Per la conduttrice non ci sarebbe nulla di reale ed attendibile, con tanto di servizi montati ad hoc per screditare ogni pista. E poi la chicca: “Pietro tu però ti devi stare zitto, altrimenti ti inguai da solo”. Va detto che Pietro cercava solamente di prendere la parola, ma era chiaro che la Sciarelli avesse timore che potesse pronunciare qualcosa di discutibile, soprattutto quando l'ha sentito fare il nome di "Renzi". Secondo il suo punto di vista, chiaro. Alla fine, ha acconsentito alla richiesta di Pietro di avere trenta secondi per poter dire la sua: “Questa situazione è stata creata per fare un passo indietro. Stavo organizzando, per il quarantennale della scomparsa di Emanuela, come era stato nel 2012, un sit-in al Campidoglio e andare all’Angelus con le fotografie. Quell’anno c’erano anche Zingaretti, Alemanno e Veltroni. Avevo chiesto al Comune di poterlo rifare, mi aveva anche dato appuntamento il sindaco di Roma il 26 aprile per incontrarci e organizzare. Appena è esplosa questa cosa qua hanno fatto un passo indietro: il comune di Roma per il quarantennale ha deciso di soprassedere per via del Giubileo del 2025. Poi mi hanno detto che le motivazioni sono ‘quella situazione che è successa con il Vaticano’. Qualche mese fa dissi che da parte delle istituzioni non c’era più quella sudditanza psicologia nei confronti del Vaticano, purtroppo mi sto rendendo conto che c’è ancora. C’è malafede in tutto quello che sta succedendo adesso”. Il Vaticano sulla carta è uno statarello piccolo piccolo, ma non fa che dimostrare quanto il suo potere, al contrario, sia decisamente grande e sproporzionato. Niente sit-in al Campidoglio per il quarantennale? Un simile no non basterà a fermare Pietro e tutte le persone che da sempre lo sostengono, che il 22 giugno prossimo non mancheranno di scendere ugualmente in piazza insieme al lui per mantenere vivo il ricordo di Emanuela.