Persona con utero. Persona non transgender con utero. Confesso di trovarmi in difficoltà. Perché, le parole sono i miei attrezzi del mestiere, la prima cosa che mi sarebbe venuta in mente per chiudere l’incipit sarebbe stata quella di mettere lì, nero su bianco, Se dici donna dici danno. Ho paura, e nello scrivere “ho paura” mi chiedo come mai la parola paura non sia stata già oggetto di un qualche trattamento da parte di chi sta indefessamente lavorando a cambiare il nostro lessico, Dio non voglia che la parola “indefessamente” venga legata in qualche modo alla parola “fessa”, termine che in dialetto napoletano indica la vagina, immagino da fessura, da non confondere con la parola “fesso”, che in italiano indica colui che è poco sveglio, per altro a sua volta bella anomalia, perché se fessa sta per figa, uso un linguaggio colloquiale, e fesso sta per coglione, non si capisce perché figo stia esattamente per il contrario di coglione. Ma mi sto un po’ perdendo. Torno sui miei passi. È notizia di queste ore di come sembra che la parola donna sia poco inclusiva. Forse addirittura politicamente scorretta, e quindi vada sostituita con un più preciso “persona con utero”. Stando a quel che ci arriva da New York, poi, c’è chi allarga il campo e parla di persona non transgender con utero, immagino per distinguerla dalle donne transgender e alle donne transgender con utero, che potrebbero essere uomini che abbiano fatto la transizione e siano donne trans, ma che non si siano fatti trapiantare l’utero, o donne che abbiano fatto la transizione e ora siano uomini trans e che se lo sono fatti esportare. Confesso di provare un certo disagio, ripeto. Perché a furia di cancellare le parole che già esistono si finisce per rimanerci incastrati dentro, e perché certe parole sono lì esattamente per indicare in maniera non offensiva certe persone o certe cose. Faccio un esempio non mio, ma di Ricky Gervais. Lo so, citare Ricky Gervais in un discorso che parli di cultura woke è come presentarsi a un convegno in cui si discute del male che il nazismo ha fatto all’umanità con un bel paio di baffetti alla Hitler, ma tant’è. Gervais, dicevo, in un suo recente show parla della parola obeso, e di come la parola obeso sia stata messa al bando. Lui ovviamente inserisce questo passaggio dentro un pezzo dello spettacolo in cui attacca gli obesi, a suo dire responsabili del proprio essere obesi, e sappiamo che non sempre è così, ma soffermandoci sulla questione della parola obeso, è evidente che la parola obeso, come ben spiega, sta lì per evitare che qualcuno dica ciccione, o palla di lardo, cito due esempi che lui stesso fa. Obeso è la parola scelta scientificamente per dire ciccione, in effetti. Cancellare la parola obeso, perché ritenuta discriminante e offensiva verso chi obeso è, porterà a una nuova parola o giro di parole, che significheranno esattamente obeso, e anche ciccione, solo che ciccione è carica di valenza negativa.
Uno spreco di energie, perché trovare un sostitutivo di una parola già esistente e nata esattamente con la finalità di non offendere non fa che generare un loop. Capisco che definire persona con utero una donna sia un tentativo, direi quantomeno goffo, di non discriminare chi magari è nata donna ma donna non si sente. Se ne parla, da tempo, ma recentemente Sky ha fatto una campagna sul ciclo mestruale e così ha definito le donne, quelle appunto che hanno il ciclo mestruale, ma anche quelle che non ce l’hanno, perché troppo piccole per essere sviluppate, chissà se si può dire?, o perché entrate in menopausa, Dio mi scampi dall’averlo detto, o chi magari per chissà che patologia, altra parola rischiosissima, il ciclo non ce l’ha mai avuto. Sky parla di persone con utero, e la cosa ha urticato molti. Anzi, ha dato benzina a tutti coloro che non aspettano altro che avere a disposizione queste gaffe, perché gaffe sono, per poter parlare di cultura woke, di politicamente corretto come fosse il male assoluto, tirando in ballo, a caso, Michela Murgia e a volte anche Greta Thunberg, vai a capire perché. E dire che l’etimologia della parola donna la fa derivare dalla parola domina, quindi padrona, signora, ma evidentemente oggi parlare di padroni comporterebbe parlare anche di servi, o peggio di schiavi, e chissà cosa ne verrebbe fuori. Fate finta che non lo abbia scritto. Donna è una parola che per Sky, e non solo per Sky, ripeto ogni tot se ne parla, è poco inclusiva. Perché discrimina chi pur avendo l’utero donna non si sente. Certo, discrimina anche chi senza utero donna si sente. Ma qui entriamo nel famoso campo della cultura terf, che sta per quella frangia delle femministe che non ritiene che le donne trans siano in effetti donne. E chissà come oggi andrebbero chiamate quindi le donne trans, perché se la parola donna viene abolita ci si troverebbe di fronte a un bel problema. Una donna trans che non si sia fatto trapiantare l’utero andrebbe quindi definita, temo, così: persona con utero transgender che però non ha l’utero. Capite che siamo di fronte alla follia. Anche perché a questo punto sarebbe da capire perché non si fa un medesimo lavoro anche sulla parola uomo, per altro assai ambigua. Perché uomo viene genericamente, siamo pur sempre figli del patriarcato, definiti tutti gli esseri umani, anche le persone con utero, gli specisti avrebbero da ridire perché in genere lo si fa per contrapporci agli altri esseri viventi non umani, e perché ci sono uomini che hanno l’utero, immagino, come uomini che non ce l’hanno ma non si riconoscono come uomini, inteso come umani di sesso maschile. Quindi si potrebbe arrivare all’assurdo di definire un uomo persona col pene. Quindi ci potrebbero essere persone col pene transgender e persone col pene transgender senza pene ma con utero. Insomma, da persona col cazzo, ma che si sente sufficientemente figa e anche femminista (non ho problemi a definirmi persona, nonostante sia un termine femminile che potrebbe mettere a repentaglio il mio essere un uomo bianco eterosessuale di mezza età, credo che questi siano discorsi del cazzo, e so che è una delle chiose più scontate che ci si possa aspettare. Ma dire discorsi relativi all’organo sessuale delle persone eterosessuali senza utero sembrava poco incisiva, e fare una citazione di Essere donna oggi di Elio e le Storie Tese, dicendo che in fondo le persone con utero altro non sono che “simpatiche, paciose, imprevedibili nocchieri di un veliero proiettato verso il mare del duemila al grido di "Cazzo, subito!" sembrava proprio brutto. Avanti così, che l’apocalisse, almeno quella verbale, è dietro l’angolo.