“Il caffè” che quasi ogni mattina Massimo Gramellini offre in prima pagina sul Corriere della sera ha un sapore sempre diverso. Mercoledì scorso non sembrava nemmeno servito da lui – lo scrittore passato in taccia di cantore dei buoni sentimenti, del politicamente corretto e dell’amore in rima con cuore. Sapeva proprio di fiele. Sacerdote del woke all’italiana, l’arguto e sagace conteur des sornettes amante della battuta tranchant e dello spirito di patate, si è voluto pronunciare in veste di censore dei costumi italiani sul caso della bambina di cinque anni alla cui festa di compleanno non è andato nessun compagno di scuola, nonostante i trentacinque inviti. Chi si aspettava dalla sua coscienza curiale e solidale una intemerata contro un atto di “manifesta crudeltà” per poco col caffè non si è strozzato a leggere parole di questo tenore: «Forse bastava non organizzare la festa in un altro paese e alle cinque del pomeriggio di un giorno feriale, quando gli adulti-accompagnatori di solito lavorano. Eppure, le folle di indignati si sono rifiutate di prendere anche solo in considerazione l’ipotesi che gli invitati avessero disertato la festicciola non per manifesta crudeltà dei loro genitori, ma banalmente perché nessuno poteva portarceli e andarli poi a riprendere». Altrettanto banalmente viene subito da pensare che uno dei genitori-accompagnatori di Castiglione del Lago (toponimo che nel testo per la fretta o la foga dell’autore diventa tronco) sia lui o un suo parente stretto, ma poi sorge il sospetto che anche stavolta il paupulatore nazionale si sia fatto prendere la mano o la testa, come ha ammesso dopo il caffè del 5 novembre in occasione del caso di Ancelotti, il mister perplesso sull’opportunità di giocare a calcio mentre Valencia sprofondava nel fango e bollato come quaresimalista in vena di querimonie senza qualità: «Lamentarsi e indignarsi,» pontificava il Nostro, «senza fare mai seguire alla denuncia un gesto concreto è l’atteggiamento tipico delle vittime. Ci sono circostanze in cui bisogna anche saper tirare fuori “los cojones”. Altrimenti è meglio stare zitti che belare».
Il Fustigatore pretendeva in sostanza che Ancellotti, dando in mostra gli attribuiti (che volgarità, avrebbe detto la marchesa), non facesse giocare il Real Madrid contro il Milan: come immaginare che un generale di corpo d’armata ordini all’esercito in guerra di tornarsene a casa, perché pacifista. Richiamato dal presidente dell’Assoallenatori Ulivieri per eccesso di corbellerie, il Castigatore è allora come rinsavito dichiarando di essersi lasciato andare. Stavolta però si è proprio mollato nel vuoto. Sostenere che se la bambina è stata lasciata sola dai compagni ciò è avvenuto per colpa dei suoi genitori che hanno scelto un orario proibitivo e fissato la festa in un altro Comune (distante, comunque, meno di venti chilometri), è come accusare la Figc di fare disputare i turni infrasettimanali di campionato alle 18 del mercoledì quando la gente lavora. A las cinco de la tarde (per dirla col poeta e stare al livello di Gramellini) la gente non solo va allo stadio benché giorno feriale, ma ci sono persino genitori – tantissimi: e certamente anche quelli dei compagni di classe disertori nonché lo stesso Gramellini – che portano i bambini al calcetto, in piscina, all’oratorio e ai giardinetti oltre che al cinema e con loro stessi in palestra o a pilates. Non solo: come il Deploratore non può non sapere, ci sono genitori – praticamente tutti - che alle cinque del pomeriggio lasciano i loro bambini in casa dei nonni, degli zii o degli amichetti per i compiti e per giocare, tornando dopo a riprenderli. Come è normale che sia e come è sempre stato. Ora, avendo Gramellini un figlio di cinque anni (proprio come la bambina lasciata sola che non gli ha suscitato una punta sola di indignazione), sarebbe davvero opportuno per il bene delle moltitudini che pendono dai suoi lombi che dicesse tra un caffè e l’altro a che ora mai gli organizza festicciole di compleanno. A stare alle sue teorie, viene fatto di pensare che, se evita – per non disturbare i genitori-accompagnatori – di invitare compagnetti in casa o in un locale, scelga allora un orario più comodo e consono alle esigenze di tutti, magari dopocena. Offrendo, perché no, caffè preparati personalmente, come quelli al veleno che la mattina fa trovare pronti alle anime candide. Fanno spesso male, ma vale davvero non perderne uno.