Marco Rizzo non ha perso l’animo da pugile e il caffè di Massimo Gramellini deve essergli andato per traverso. Il 10 ottobre il giornalista del Corriere dedica la sua rubrica a un’uscita dell’infaticabile comunista, che ospite a L’Italia dei conservatori si è dato agli eufemismi (sì, proprio…): “Mi piace la gnocca e non mi dovete rompere le balle”. Al ché Gramellini, non potendosi esimere dal bacchettare il sovranista, fa analisi e contro-analisi logica della frase, arrivando a una conclusione non troppo originale: è colpa del patriarcato (e quindi, possibile, del maschio bianco eterosessuale): “I tempi eroici di Fantozzi che sconvolge il conformismo del cineforum gridando ‘la Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca’ sono lontani. Oggi nulla è più politicamente corretto della critica al politicamente corretto. Vi si esercitano in molti, ricevendo applausi scroscianti, specie se la critica è formulata in modo un po' becero. Viviamo un periodo in cui la volgarità viene spacciata per spontaneità, addirittura per verità, e non stupisce che la taverna dei social abbia tributato al compagno gnoccofilo il più facile dei trionfi. Ma proprio per questo le sue parole non risuonano particolarmente coraggiose o rivoluzionarie. Quello che Rizzo sventola come un vessillo di libertà è solo il rigurgito dell'antica cultura patriarcale che nella donna vedeva anzitutto un oggetto di piacere. Ma, anche se quella cultura rimane ancora presente, la sensibilità dominante è diventata un’altra. Per usare il vocabolario di Rizzo, oggi una donna si è guadagnata ampiamente il diritto di potersi sentire una gnocca senza che nessuno si permetta di romperle le balle. P.S. Allo sconsolato lettore A. M. che scrive: ‘Dobbiamo per forza scegliere tra il linguaggio forbito ma oscuro di Giuli e quello chiaro ma triviale di Rizzo?’ vorrei rispondere che esiste pur sempre una terza, e tersa, via. La lingua italiana”.
Ed è abbastanza chiaro che la terza via, invece, mancasse a lui: commentare o evitare? Sta di fatto che Rizzo di certo non è il tipo che si tira indietro. In un primo momento, riprendendo l’articolo, risponde: “I popoli sono sotto assedio. C'è un filo comune tra guerra, economia e cambio della vita: dalla famiglia alla casa, dall'educazione dei figli alla libertà di scelta, parola e movimento. Dittatura grande finanza, il suo esercito è l'informazione. Essere attaccati è una medaglia”. Ma poi, non pago, scrive in privato proprio a Gramellini per chiedergli di invitarlo a In altre parole, il programma in onda su La7: “Se sei un granata invitami alla tua trasmissione che ci divertiamo. Chiaramente ti spacco. Marco Rizzo”. Gramellini, apparentemente per nulla intimorito dai toni da combattente di altri tempi, ci ride su e poi: “Non invitiamo politici in attività ma parleremo BENE di te, promesso!” Ma Rizzo, con memoria da archivista, non ci sta: “Non prendermi per il culo. Hai appena invitato Niki Vendola, presidente di Sinistra Italiana dal 26 novembre 2023, il partito di Fratoianni. Politici in attività. Te la fai sotto...” E in effetti non è stato l’unico. Anche Elly Schlein è stata invitata, anche se comprensibilmente Gramellini e Rizzo non la ritengono una politica in attività.