L'infettivologo del San Martino di Genova Matteo Bassetti, la notte del 3 ottobre è stato multato dalla polizia locale per la musica troppo alta proveniente dal suo appartamento e a renderlo noto è stato proprio il professore, che si è sfogato sui social dicendo “mi è stato fatto un ammonimento perché alle 23:30 festeggiavo il compleanno di mio figlio a casa. Questa è Genova, questa è l'Italia”. Un fatto che ha scatenato la reazione del web e della stampa. Tra i nomi che si trovano in disaccordo con lui figura quello di Massimo Gramellini che, nel suo “caffè”, sulle pagine del Corriere della Sera, scrive: “Non pensiate che Bassetti rappresenti un caso isolato. Il mondo è pieno di persone influenti e famose che si sentono perseguitate per il solo fatto di essere tali e accusano le istituzioni di favorire sfacciatamente i poveri diavoli. Rinfaccia loro, testualmente, di comportarsi ‘da deboli con i forti e da forti coi deboli’, con ciò autoassegnandosi una patente di debole smentita dal buonsenso e dal senso del ridicolo, ancor prima che dalla sua biografia”. Abbiamo chiesto direttamente a Bassetti che cosa si sentisse di dire a Gramellini e se volesse chiarire la situazione.
“Sono da sempre un grande fan di Gramellini che stimo molto, ma questa volta non credo che abbia focalizzato a fondo il problema, dato che non mi sento una persona influente e famosa che non deve essere in qualche modo perseguitata. Il motivo della mia arrabbiatura era diverso. Stavamo facendo la festa di mio figlio di 16 anni con la nonna e gli zii, non era un rave party di ragazzini ubriachi, ma eravamo in casa con una di quelle casse che si collegano agli iPhone; quindi, potete immaginare che gran rumore potesse fare ecco. Non c’era un dj né tantomeno una discoteca, ma era solo una festa ristretta. La musica l’avevamo spenta anche prima che arrivassero i vigili perché stavano già andando tutti a casa, erano già le 23:30. Il problema è nato nel momento in cui mi hanno chiesto di esibire un documento e mi è stata data una sanzione. Quando ho detto che fanno i forti con i deboli e i deboli con i forti non intendevo che sono un debole dal punto di vista della carriera o di ciò che rappresentiamo da un punto di vista sociale, ma mi riferivo alle persone oneste, che seguono le regole, che pagano le tasse regolarmente, e si comportano in modo civile. Questo era il mio concetto, non che io pretenda un trattamento diverso. La mia domanda era ed è: fate lo stesso se la chiamata invece di arrivare da casa del professor Bassetti fosse arrivata da un quartiere diverso dove magari ci sono zone meno tranquille o zone dello spaccio e delinquenza? Io ho posto solo una domanda, non ho detto che non lo facciano. Mi pare evidente, però, che se la situazione ha scatenato un tale interesse mediatico, un po’ di ragione ce l’avevo io, visto che la brava gente si sente vessata. Infine, mi sento di dire che c’è un’invidia sociale paurosa, ma questa è una malattia cronica del nostro paese, per cui non ci sono vaccini e cure. Mi pare, quindi, che Gramellini abbia totalmente sbagliato, e, ripeto, l’ho sempre stimato ma è andato fuori tema e non ha colto il clima di ciò che stavo dicendo”.