La fidanzata Kalinskaya? L’anca? Le vacanze? La tonsillite? Il mare? La giovane età e la mancanza di maturità? Decidete pure tranquillamente che altro dire a Jannik Sinner, preso di mira ovunque per aver dato forfait a Parigi a causa, appunto, di un presunto problema di salute. Problema che gli stessi esperti hanno escluso, da Daniele Bracciali che la ritiene una motivazione poco plausibile, a Luca Bottazzi, che aveva previsto tutto già un mese prima. Lo aveva fatto non come un opinionista da bar, ma motivando e spiegando che le Olimpiadi non avrebbero fatto bene al calendario tennistico dell’azzurro, che, non dimentichiamolo, ha come obiettivo quello di rimanere numero uno al mondo e di essere incoronato tale alle Nitto Atp Finals di Torino che si tengono a novembre. Forse chi commenta, e si diletta nel farlo a quanto pare, non prende in considerazione che ogni tennista ha un proprio percorso sportivo e una classifica a cui guardare: tutti a gioire sui social quando è diventato il numero uno al mondo a 22 anni, un record dietro l’altro, ma se poi a novembre venisse scavalcato da Carlos Alcaraz che cosa direbbero le stesse persone? Che è stato un abbaglio? Che ci siamo sbagliati? Che dovremmo ricrederci?
Noi abbiamo una convinzione: Sinner non si è ritirato per una malattia insuperabile, bensì per tutelare sé stesso, un fisico che visibilmente non è ancora in piena forma. Si può gridare all’assenza di spirito patriottico? Sì, se si vuole essere dei pecoroni. No, se si ha un minimo di cervello. Perché quello che ci stanno dimostrando queste Olimpiadi, oltre a un regolamento folle e assurdo (cosa che non ha permesso a Matteo Berrettini di essere tra i convocati), che recluta i tennisti un mese prima, è che non contano niente. Non contano a livello economico, perché si guadagna molto di più andando a giocare tornei di portata inferiore, né a livello di classifica, perché di punti Atp non se ne guadagnano. Cosa resta? La gloria. Bene, oggi, nel 2024, chi è che fa ancora qualcosa per la gloria? Nessuno appartenente a uno sport di risonanza mondiale a prescindere dalle Olimpiadi. E fingere che non sia così è da moralisti o da cretini. Chi pensa che lo sport non sia un business farebbe meglio a non commentarlo. E vorremmo sapere anche dove sono tutti quelli che ringraziavano Jannik per averci fatto vincere la Coppa Davis nel 2023: lì era italiano e oggi non lo è più? Tra i vari commentatori incalliti c’è il giornalista del Corriere della Sera Massimo Gramellini che, nel suo consueto “caffè” si chiede, non facendo sue le dichiarazioni, ma fingendo che provengano dai social, se “davvero Sinner non poteva giocare il primo turno all’Olimpiade imbottito di antibiotici presumibilmente con un avversario abbordabile, per poi recuperare la salute nel corso del torneo?”. Poi, però, dice la sua: "Ognuno, qui al bar sport, ha la sua teoria. La mia è che Sinner, come tutti i talenti più costruiti che naturali, pensi di funzionare solo quando la macchina del suo corpo risponde alla perfezione. La minima crepa basta a fargli perdere certezze e a indurlo alla resa". Ci scusi dottor Gramellini, ma lei per caso è un medico? Conosce la cartella clinica del giocatore e ha parlato con lo staff tecnico dell’azzurro? In caso, per favore, ce lo faccia sapere, perché non solo sarebbe un suo scoop clamoroso, ma soprattutto ci darebbe modo dii capire il perché della sua affermazione, che al momento ci resta oscuro.
Come riporta Dagospia, lo stesso Gramellini, che pare si sia proprio appassionato a Sinner, già in precedenza, commentando un normale bagno a mare dei due tennisti aveva detto: “Che bagordi vorrete mai che facciano Sinner e la sua non meno rigida compagna? Al massimo tireranno le nove di sera a ubriacarsi di acqua minerale. Se invece qualcuno pensa seriamente che lo stare in coppia tolga energie, allora alle Olimpiadi dovrebbero partecipare soltanto i preti (e neanche tutti)”. La sua solita e poco velata ironia (con una stoccatina, peraltro, inutile alla Chiesa) o ha cambiato idea in qualche giorno? Ma non è solo la penna del giornale di via Solferino a essersi fatta trascinare dal forfait alla kermesse sportiva. Anche il giornalista Fabrizio Roncone ha twittato su X: “Io penso che una come Federica Pellegrini (per dire) sarebbe partita per le Olimpiadi anche con la tonsillite, e la varicella, e il morbillo, e i capelli in disordine #sinnerout”. Addirittura, l’#sinnerout ci ha messo. Ma ci rendiamo conto o no della bassezza di certi “discorsi”. In che modo stanno argomentando, loro, la scelta di Sinner? E, per concludere, oltre ai vari deliri sui social, poteva mai mancare la stoccatina di un collega? Non sia mai: “Tra Wimbledon e le Olimpiadi io non sono andata al mare. L’assenza di Sinner non è un peso in più”. Queste parole sono di Jasmine Paolini. Un attacco? O solo una frase infelice? Di certo è stata interpretata da tutti come una critica. Qualora fosse come tutti abbiamo inteso, non serve nemmeno commentare quelle parole, basterebbe insegnarle solo un termine: “Solidarietà” e se volete anche “coesione e spirito di squadra”. Ora non resta che attendere quando le malelingue e i commentatori un pezzo al chilo cambieranno nuovamente versione e torneranno a salire sul carro di Jannik non appena tornerà a vincere. Perché, statene certi, accadrà. Noi continueremo a difendere Jannik da chi non ha altro modo di apparire se non quello di andargli contro. Ma vivere di luce riflessa, alla lunga, non solo stanca, ma non abbaglia nemmeno più.