Ci sono titoli e articoli che invecchiano male, malissimo. Così, oggi, si è chiuso il cerchio aperto da una prima pagina di Sportweek due mesi fa e che abbiamo già citato in uno dei tanti articoli sull’eccellente novembre di Jannik Sinner: “Caso Nazionale”, era il titolo di settembre quando l’azzurro rifiutò la convocazione in Coppa Davis per le sfide della fase a gironi contro il Cile a Bologna. Ebbene: lo stesso Sinner che due mesi fa, per motivi di allenamento e gestione del proprio calendario agonistico, disse no alla Nazionale, nel momento più esaltante della sua carriera, quello immediatamente successivo ai significativi impegni e all’hype delle Atp Finals, non solo è volato a Malaga per la fase a eliminazione diretta della Davis, ma è risultato decisivo tanto in singolare quanto nel doppio per ribaltare l’Olanda e portare l’Italia del capitano Volandri alla semifinale.
Cos’è accaduto a Malaga? Con gli azzurri sotto 0-1 a causa della sconfitta in tre set di Matteo Arnaldi contro Botic van de Zandschulp, prima Sinner ha pareggiato le sorti del quarto battendo in due set Tallon Griekspoor (7-6 6-1), rimanendo poi in campo per il doppio decisivo – assieme a Lorenzo Sonego – contro lo stesso Griekspoor e lo specialista Koolhof: 6-3 6-4, Sinner attento, cinico e fondamentale su (quasi) tutti i punti decisivi e Italia in semifinale. A proposito: dove, quando e con chi? Sempre al Palacio de Deportes José María Martín Carpena di Malaga, in Spagna, sabato 25 novembre a partire dalle ore 12, contro la vincente del quarto tra Serbia e Gran Bretagna. Che è in corso di svolgimento mentre scriviamo, ma del quale saprete probabilmente il risultato se leggete non in presa diretta: dovesse qualificarsi la Serbia, significa che sabato proseguirebbe la saga novembrina tra Sinner e Djokovic, tanto per gradire.
Si diceva, però, dei titoli che invecchiano male. A settembre l’accusa fu quella di sacrilegio: non si rifiuta la Nazionale, a prescindere, dissero e scrissero in tanti (con qualche lodevole eccezione invero, compreso Volandri che non se ne fece un problema), oggi Sinner è un vero e proprio fratello d’Italia. La cittadinanza mediatica gliel’ha gentilmente concessa qualche giorno fa sulla stessa Gazzetta dello Sport Giancarlo Dotto, in un’articolessa che ha travolto sotto una slavina di retorica nazionalista qualsiasi discorso su un’identità che è solo di Sinner, che non è necessariamente univoca e, sostanzialmente, sarebbero pure fatti suoi, come lo sono quelli di chiunque alla fine sceglie una nazionale perché ci crede o per convenienza. Così, da un’iperbole all’altra, ecco l’inversione a U. Sinner per Dotto è diventato un “Maccarone boy, uno dei nostri”, accarezzato nel “ventre materno” di Casa Italia, che “ha fatto sua una bandiera, non per dovere anagrafico ma per convinzione” perché “la seduzione di Jannik è diventata giorno dopo giorno micidiale nel suo essere nostro, nel suo scoprirsi definitivamente ‘italiano’, senza esserlo davvero completamente, nostro e italiano”. Pietà, per favore.
Sinner è semplicemente un campione in atto e un fuoriclasse in potenza al quale sarebbe utile smettere di appiccicare i distintivi che di volta in volta più ci piacciono; uno che decide per la sua carriera (grazie alla quale potranno ingrassare anche tanti di coloro che ne parlano), che non ha particolari doveri nei confronti di nessuno e che, se e quando decide di poter essere utile alla Nazionale, sia in grado di farlo da protagonista, da uomo in più. Uno al quale gli appassionati di tennis possono solo dire grazie.