Questa volta ha vinto lo spagnolo, di nuovo qualificatosi per l’ultimo atto del Roland Garros, ma le quattro ore abbondanti della sfida di semifinale tra Jannik Sinner e Carlo Alcaraz hanno sostanzialmente confermato che, dopo l’era Federer-Nadal-Djokovic, il cambio generazionale non solo c’è stato, ma ha in copertina due protagonisti che ci faranno divertire a lungo.
6-2, 3-6, 6-3, 4-6, 3-6 tra fughe, rimonte, sorpassi e controsorpassi, break e controbreak, la tenacia che li ha portati oltre l’ostacolo dei rispettivi problemi fisici; e così, mentre Sinner e Alcaraz, chi era davanti alla tv restava attaccato, concedendosi – almeno coloro, e sono tanti, che non possono farne a meno in certi momenti – il gusto del protagonismo social: tweet, post, meme, preghiere più o meno laiche e tutto ciò che fa da corollario a ciò che è diventato irrinunciabile, ovvero oggi seguire il tennis, trainati da un italiano che trascina quando vince e inchioda tutti al punto anche quando non lo fa e da colui che già è, ma anche e soprattutto a lungo sarà, il rivale di una carriera.
"Nella mia ancora breve carriera le partite più dure le ho giocate contro Jannik, quella del 2022 agli US Open e quella di oggi”, ha detto Alcaraz dopo il successo, con riferimento al quarto di finale di New York che si chiuse con la vittoria dello spagnolo in cinque set, due dei quali terminati al tie-break, dopo qualcosa come 5 ore e 15 di gioco. Non è un caso: dei 9 match tra i due disputati dal 2021 a oggi, due su tre alla meglio dei 5 set si sono chiusi al quinto (unica eccezione Wimbledon 2022, 3-1 per Sinner), tre su sei alla meglio dei 3 set si sono chiusi al terzo e fra quelli chiusi al secondo set c’è sempre stato un tie-break. Una storia punto a punto, sempre piuttosto entusiasmante: per ora guida l’head to head Alcaraz per 5 vittorie a 4, ma Sinner se ne va da Parigi comunque con il suo miglior risultato al Roland Garros e con ciò che conta di più: il numero 1 che diventerà ufficiale lunedì, a prescindere dall’effetto che ciò farà se lo spagnolo dovesse vincere a Parigi battendo domenica in finale Zverev.“
Vedove e orfani del dominio dei Big Three, se il tennis lo amano e non lo tifano solamente, possono stare tranquilli, perché hanno e avranno di che godere per un po’, almeno in attesa di un terzo incomodo fenomenale che diventi per Sinner e Alcaraz ciò che è stato Djokovic per Federer e Nadal. Non è la stessa cosa, il livello di dominio difficilmente sarà così brutale, ma il bello è proprio questo, la suggestione di una rivalità diversa che, a ben guardare, nelle ultime cinque occasioni è stata anche sfavorita dal tabellone, dal momento che i due si sono affrontati sempre in semifinale, dando vita appunto a queste battaglie memorabili: Indian Wells, Miami e Pechino nel 2023, ancora Indian Wells e appunto al Roland Garros. L’unica finale tra i due rimane quella di Umago nel 2022 (il match, e conseguentemente il torneo, li vinse Sinner), ma siamo appena all’inizio: 21 anni compiuti Alcaraz, 23 da compiere Sinner, ragazzi che sanno già come si vince uno slam, conoscono la sensazione che dà essere il numero 1 del ranking e si conoscono già talmente bene da lasciare ipotizzare sfide sempre in bilico. Poi, certo, ci saranno contesti, momenti, infortuni, crisi e chissà cos’altro, ma insomma: il domani è qui, e non è affatto male visto dall’Italia.