Una carriera che da quest’anno, con la vittoria degli Australian Open, è sotto gli occhi di tutti, ma che è iniziata molto tempo fa, quando un giovane Jannik Sinner si è trovato a dover scegliere se: giocare a calcio, sciare oppure diventare giocatore di tennis. La vita di uno sportivo è fatta di scelte difficili, da prendere quando non si è probabilmente ancora pronti, ed il tennista altoatesino ne sa qualcosa.
Dall’amore per il tennis, nato grazie a nonno Josef, che ha preso il posto a discapito dello sci, e poi, a soli 13 anni, la decisione di andare, grazie al suggerimento di Massimo Sartori, a Bordighera per allenarsi anche lì per periodi più lunghi. Dal suo Trentino alla Liguria, il rovescio di Jannik e la sua disciplina colpiscono anche Riccardo Piatti che lo sceglie per allenarsi al Piatti Tennis Center. Dove oltre ad imparare l’italiano, come ha rivelato in un’intervista, impara a gestire allenamenti e delusioni per le partite andata male. Passando per l’esordio nel circuito nel 2015, per poi nel 2017, dopo una progressiva crescita, arrivano i primi titoli. Ma è solo con la calma che lo contraddistingue che il 31 gennaio del 2018, a 16 anni e 5 mesi, vince a Sharm el-Sheikh il suo primo incontro nel tabellone principale di un torneo professionistico e il 12 febbraio entra nella classifica mondiale, alla posizione 1592.
L’anno del suo exploit è il 2019, quando al al Challenger 80 di Bergamo, vince il suo primo titolo di categoria diventando "il più giovane italiano di sempre a riuscirci”, frase che caratterizzerà tutta la carriera di Jannik che da quel momento inizierà a macinare record. Da Bergamo a Roma, dove grazie ad una wild card, esordisce contro Musetti agli Internazionali di Roma passando poi per gli States dove entra nella Top200 come miglior under18 al mondo, debuttando così anche agli US Open.
Tutti piccoli passi che hanno costruito il “fenomeno mondiale” com’è stato definito dopo aver conquistato il titolo delle Next Gen ATP Finals dopo una cavalcata fenomenale, che lo ha portato in top100 del ranking. La carriera di Sinner non è formata solo da vittorie ma anche da sconfitte, come quella contro Márton Fucsovics dove perse la calma, sfogandosi con la sua povera racchetta. Sconfitta che ha fatto male ma sicuramente, ma che, come le altre, lo hanno fatto crescere soprattutto a livello mentale, perché avere la testa sul match serve soprattutto nelle occasioni più importanti.
Dopo la pandemia il “Golden boy” italiano torna a macinare record, come quello di essere il più giovane italiano di sempre a raggiungere i quarti in una prova del Grande Slam, ma non si ferma qui perchè a novembre 2020 conquista il primo titolo ATP in carriera. Se la strada di Jannik sembrava in discesa, come nella vita di tutti i giorni, esistono le battute d’arresto che servono come lezioni per il futuro, e lo sa bene quel ragazzo. Quando, nel 2021, in sequenza fu eliminato a Miami, a Monaco e anche a Parigi, per poi con estrema maturità annunciare il forfait da Tokyo: "Mi dispiace tanto, ma devo concentrarmi sul miglioramento del mio gioco”.
Se il gioco non era al massimo della sua forma sicuramente la mentalità era giusta. Il duro lavoro ripaga sempre, il ritorno in gara vede un Sinner dominatore e conquistatore di ben quattro titoli: Atlanta in doppio, Washington, Sofia e Anversa. Fino ad entrare per la prima volta nella Top10 ed esordendo in Coppa Davis. Una crescita costante quella del talento italiano, ma la vera svolta avviene nel 2022, quando interrompe la collaborazione con Piatti per iniziare l’avventura con un team di tutto spessore, formato da Darren Cahil e Simone Vagnozzi, che portano una ventata di freschezza e di maturità al tennis di Jannik, che si riflette nei risultati poiché centra per la prima volta i quarti a Montecarlo, Roma e a Wimbledon dove l’anno successivo arriverà in semifinale. È però il 2023 a portarlo tra i grandi di questo sport, accendendo un faro sul suo talento in grado di piegare anche Djokovic. Ma non solo, lo scorso anno firma anche la rinascita del tennis italiano al suo apice con la vittoria della Davis, vinta grazie ad una sua performance straripante.
Non-stop, alla ricerca dei colpi perfetti fino alla conquista del primo Masters1000 in Australia per poi viaggiare tra Rotterdam da numero 3 in classifica, passando a Miami dove scala al secondo posto fino a Montecarlo, dove nella sua seconda casa, sembra rompersi qualcosa. Jannik si è mostrato, ancora una volta, umano, fragile, ma intelligente tanto da fermarsi, uno stop che preoccupava anche lui. Ma era qualcosa che aveva già vissuto, sapeva quale era la strada da percorrere, con un unico obiettivo diventare il numero 1 del ranking , ciò che sognava sin dagli inizi, conquistato mentre vinceva contro Dimitrov accedendo in semifinale al Roland Garros. La strada di Sinner però è ancora tutta da scrivere, partendo proprio da Roland Garros, passando poi per Wimbledon, le Olimpiadi, e un domani che nessuno - neanche Jannik - può ancora descrivere. Gli ingredienti per il successo sono tutti in tasca, come palline pronte per il servizio del giocatore numero uno al mondo.