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Sono Lillo: Posaman non regge il salto da sketch a serie tv (e così sprinta verso il dimenticatoio)

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

7 gennaio 2023

Sono Lillo: Posaman non regge il salto da sketch a serie tv (e così sprinta verso il dimenticatoio)
Il delitto perfetto: Lillo Petrolo, forse stanco di essere associato sempre e solo a questo personaggio da sketch dopo anni di illustre carriera, uccide Posaman ingabbiandolo in una serie, Sono Lillo (Prime Video) per niente LOL. Pretestuosa, sciapa e senza vero humor, le otto puntate del progetto sono una trappola mortale per il supereroe delle pose. Meglio così?

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Alzi la mano chi avvertiva la bruciante esigenza interiore di un approfondimento sulla vita di Posaman. Esatto. Invece, Prime Video ha deciso di prendere il personaggio nato come brevissimo (e irresistibile) sketch della seconda stagione di LOL e trasformarlo in una serie tv da otto puntate. Nasce così Sono Lillo, un modo piuttosto doloroso per uccidere l'interesse del telespettatore verso uno dei meme più amati degli ultimi anni. Approssimativa sin dal titolo perché, a voler essere pignoli, si sarebbe dovuta chiamare "So' Lillo", il progetto sta collezionando recensioni entusiastiche e tradizionali cori di "Osanna Eh" perché è stato presentato in anteprima, lo scorso ottobre, alla Festa del Cinema di Roma. Selfie con Posaman e giù a scrivere, giulivi. A chiunque non abbia potuto godere di questa suggestiva experience, quindi allo sciagurato telespettatore medio, Sono Lillo provocherà parecchio tedio atto a uccidere l'eventuale buon ricordo che ciascuno di noi conservava del sopracitato soggeto in mantello. Ne potevamo fare a meno? Certamente sì. Invece ora è tra noi. E, in un certo senso, è anche una trappola mortale. Vediamo come mai. 

Di minuto in minuto, si profila l'ombra di un piano lucido ben preciso: Lillo Petrolo è riuscito a percepire dei dobloni per un lavoro che non aveva più voglia di fare. Dopo anni di illustre carriera, immaginiamo bene che scorno debba essere stato per l'attore venir riconosciuto "solo" come Posaman. Quindi, visto che il personaggio da sketch, sciaguratamente, continuava a essere amato dal pubblico, ha preso al balzo l'occasione per annegarlo in una serie tv noiosetta e senza scopo. Così "muore" (l'interesse per un supereroe) e, forse, rinasce un eroe. 

Ma, complottisimi a parte, veniamo alla trama: Lillo, nei panni di se stesso, viene lasciato dalla moglie Marzia, stufa marcia di vederlo così ossessionato da Posaman. Il lavoro non si deve mai portare a casa: dura lex, sed lex. Lui, disperato, per riconquistarla tenta il tutto per tutto, cercando perfino di entrare nell'azienda vinicola di famiglia che non lo vuole manco per sogno. Ciò mentre il "fantasma" di Posaman lo schernisce à-la Birdman di Iñárritu (paragone azzardato? Certo, ma tant'è), ricordandogli a ogni piè sospinto che non potrà mai liberarsi di lui. 

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Un post condiviso da Lillo (@lillopetrolo)

Se l'epitaffio definitivo prende la forma di Cristiano Caccamo, da sempre sinonimo di qualità inversa, forse solo il cast dei comprimari riesce a regalare alcune tiepide gioie: c'è l'ennesima reunion di Boris con Caterina e Corrado Guzzanti, Paolo Calabresi e Pietro Sermonti (nel ruolo dell'agente di Lillo). Quest'ultimo, oramai, stanislaroschellato fine pena mai. Forse proprio per non condividere lo stesso mesto destino, Petroli ha deciso di affrancarsi da Posaman prima che fosse troppo tardi. 

Il risultato, da questo punto di vista, è encomiabile: per quanto il milione e passa di follower del comico su Instagram ritroveranno tutto ciò che glielo ha fatto amare dal neomelodico a quello spiccato gusto per il surreale, la serie non gira come dovrebbe e strappa di rado poco più di qualche sorriso stiracchiato. A un pugno di nulla valgono, in questo senso, gli special guest, nonostante i nomi blasonati: da Michela Giraud a Maccio Capatonda, passando per Valerio Lundini e Stefano Rapone. A tale nuova lega calcistica della stand up è affidato l'inizio di (quasi) ogni episodio. Scelta che sottolinea, nuovamente, quanto sarebbe interessante una serie dedicata al backstage dei localacci per aspiranti comedians. A saperla scrivere, s'intende.

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Un post condiviso da Lillo (@lillopetrolo)

Dopo averci fatto un graditissimo regalo di Natale partecipando a LOL Christmas Special, soprattutto quando in veste di panettone, Lillo ci porta del carbone per chiudere le Feste. Lo meritavamo? Sì, con ogni probailità. In particolare, forse, per aver preferito uno stupido sketch alla sua intera, divertentissima carriera. Che "uno che fa le pose", poi, non potesse reggere un'intera serie era ovvio sin dall'annuncio del progetto. E, poi, sorprendentemente, così è stato. Ora che si è liberato di questa incudine, speriamo di rivedere presto Lillo più con Greg che con Prime Video nel prossimo futuro. Per annoiarci, è pur sempre in arrivo la seconda stagione di Vita da Carlo, nata su Prime Video e poi trasmisgrata in quel di Paramount +. Sono Lillo somiglia molto allo stanco progetto di Verdone per toni tiepidi e struttura "biografica". A maggior ragione, non ci mancherà. Un Posaman è bello quando dura poco.  

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