È ufficialmente iniziata una nuova era per la Lega. Al Congresso Nazionale, che ha visto riunirsi militanti e dirigenti da tutta Italia. Si è celebrato quello che molti hanno definito l’inizio della “Lega 2.0”. Un partito che cerca di rinnovarsi senza rinnegare il proprio passato, ma aprendosi a nuove sfide, nuovi volti e, forse, la volta buona che tutte queste promesse vengano mantenute. È l’ultima chiamata: o la va o la spacca. Salvini ha messo tutte le fiche sul tavolo, e adesso tocca vedere se è un bluff o un colpo da campione. Partecipare al congresso non era proprio una passeggiata: oltre ore di discorsi no stop e avvolte ripetitivi , durante i quali molti approfittavano per fuggire fuori a fumare o a chiacchierare con i giornalisti . Addirittura in questa ultima giornata, una delle monitoratrici (giustamente) ha letteralmente sgridato il pubblico, stanco e un po’ troppo chiacchierone, facendo notare che non era possibile ascoltare l’intervista del giornalista al Presidente di Confindustria Orsini. Dell’energia nucleare non erano molto interessati perché erano tutti in attesa di Vannacci ormai dal primo giorno la suspense era altissima.

Per entrare in queste due giornate mega leghiste bisognava superare un vero e proprio checkpoint da film di spionaggio. Niente tesserino, niente ingresso. Lo staff ai controlli era talmente attento che sembrava pronto a scovare anche un badge contraffatto nel doppio fondo di una scarpa. Solo i fedelissimi certificati, quelli con il pedigree politico in regola, potevano varcare la soglia del tempio della Lega. Devo confessarlo: dopo due giorni immersa tra discorsi politici, mozioni e militanti infuocati, ne sono uscita rinvigorita… o forse semplicemente in trance. Mi sento come un templare medievale, armata di spada, scudo e caffè doppio, pronta a lanciarmi al grido di battaglia. Vannacci abbraccia calorosamente Salvini e sventola la tessera alla faccia di chi lo critica. Il generale Roberto Vannacci, con il suo tesserino ben visibile, ha segnato simbolicamente l’ingresso ufficiale in una Lega sempre più nazionale, anche se non tutti erano gioiosi e convinti della mossa del “capitano” Salvini. L’immagine del generale che mostra il badge anche ai veterani bossiani e ai militanti del nord storico non è passata inosservata: è il segno che il partito sta cercando una nuova legittimazione totalmente nazionale ed di un Europa governata dalla destra. Infatti i due grandi colpi di Salvini in questo congresso sono stati Musk e Vannacci. La prima, "un'intervista" a Elon Musk che ha rassicurato la platea leghista affermando la sua amicizia con il partito e sottolineando il suo ruolo di consigliere del presidente Trump sui dazi e i rapporti con l’Europa. La seconda, l’ufficializzazione del legame con Roberto Vannacci. Due figure molto diverse, ma entrambe simbolo di una Lega che cerca visibilità internazionale e radicamento nazionale.

Ho sempre pensato che i politici passassero le giornate a mangiare bene, chiacchierare tanto e far finta di lavorare tra un pranzo e una cena in qualche ristorante stellato. E invece… mi ha sorpreso la loro tenacia. La prima giornata del congresso è stata una vera maratona, dalle 11 del mattino fino a sera inoltrata, con alcuni temerari che (nonostante fossero mezzi piegati dall’influenza intestinale) sono rimasti eroicamente in sala, tra sudori freddi e mozioni da votare. Altro che aperitivi e selfie: qui si sudava per rinnovare il Consiglio Federale. In questo viaggio dentro l’evoluzione della Lega, devo dire che mi ha fatto davvero piacere assistere a un pezzetto di storia della politica italiana… con tutti i suoi colpi di scena. Ho avuto modo di conoscere un gentile signore di nome Giovanni Cavicchi, storico consigliere leghista di Ferrara, iscritto dal 1992. Con lui ho parlato del passato, ma anche di come oggi si percepisce questo nuovo corso salviniano. Cavicchi, uomo profondamente legato alla tradizione bossiana, mi ha raccontato alcune difficoltà vissute in passato all’interno della Lega. Secondo lui – e in parte lo percepisco anch’io – è un partito molto attento, quasi rigido, una famiglia si ma anche una madre spesso severa soprattutto con chi riesce ad avere successo: tende a tenere tutti con i piedi ben piantati a terra. Anche lui il primo giorno attendeva Vannacci e guardava con curiosità ai recenti movimenti intorno al Generale, chiedendosi se si fosse effettivamente tesserato o meno. Mi ha confidato che, persino quando lui stesso contribuì a liberare Ferrara da un’amministrazione di sinistra, la Lega fu certamente soddisfatta, ma evitò ogni tipo di esaltazione eccessiva. La sua apertura al dialogo mi è sembrata uno dei segnali più interessanti di questo nuovo corso del partito. Nei prossimi giorni lo ricontatterò per un’intervista più approfondita: passato, presente e futuro della Lega raccontati da una persona libera, capace di esprimere una critica autentica e costruttiva.

Eppure, non tutto è stato rose e fiori per alcuni volti noti del Veneto, come il sindaco di Treviso Mario Conte o Roberto Marcato assessore allo sviluppo economico ed energia del Veneto , sembravano meno entusiasti, Marcato sicuramente un po’ provato da questo nuovo assetto. Mi è apparso inizialmente un po’ distante, e non ho voluto infierire: ho scelto quindi di dargli un abbraccio, un gesto sincero in un momento forse difficile. A portare un tocco di leggerezza (e un po’ di show) è stata l’amica e collega Lubamba, “baby tesserata” grazie a Vannacci, che non ha esitato a esibirsi in un cheerleading stile americano con le lettere del cognome del generale davanti alle telecamere di LA7. Parenzo sicuramente ci andrà a nozze. E nel frattempo, al bar, c’era ancora chi – magari tra un caffè e un sorriso – sussurrava vecchi slogan come “Il Leon che magna il teron”. Ma, paradossalmente, quelle vecchie frasi le pronunciava circondato da persone arrivate da ogni angolo d’Italia segno che, forse, qualcosa è davvero cambiato. È quasi una forma di superiorità, quella del Sud, nel saper perdonare il passato della Lega: perché oggi i problemi veri sono ben altri rispetto a un accento che distingue. Quello che si respira, in fondo, è un riconoscimento reciproco, una sorta di identità nazionale italiana che, dopo tante battaglie, comincia finalmente ad accomunarci. Chi lo sa… forse Salvini è davvero una sorta di Garibaldi 2.0, ma con la felpa al posto della camicia rossa e le dirette social al posto dei cavalli. La nuova Lega non è più quella dei tempi del secessionismo duro e puro. Salvini, rischiando, ha sfondato una barriera: ha unito un’Italia di destra che si riconosce non più nei confini regionali, ma nei valori comuni del cristianesimo, della famiglia, della sicurezza. È questa la nuova narrazione del partito. Gli ospiti internazionali hanno toccato corde profonde. Tra i presenti anche Marine Le Pen, il leader spagnolo di Vox Santiago Abascal e il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che nei loro interventi hanno denunciato con forza la persecuzione che, a loro dire, colpisce chi difende la libertà quando è di destra, in ogni parte del mondo. Ma da osservatrice critica ed ora pure tesserata , il mio invito è semplice: adesso è il momento di portare a casa risultati concreti. Basta slogan, servono fatti.
