La puntata di Pulp Podcast con Ilaria Salis si apre con un video. C’è Vittorio Feltri che commenta le posizioni della deputata di Sinistra Italiana: “Ilaria Salis non ha mai smesso di dire delle stupidaggini”. La risposta è rimandata a fine puntata. Poi, la conversazione con Fedez e Mr. Marra comincia: “Oggi viene dipinta sia come eroina sia come eroina autocompiacente. Ma chi è davvero?”. Gli inizi, com’è noto, sono nei centri sociali: “Un’esperienza molto forte è stata una carovana in Palestina”, fatta quando Salis aveva solo 20 anni, “un progetto sportivo, per cui siamo andate a giocare a calcio con una squadra femminile”, “un’occasione per portare solidarietà e vedere la situazione”. Al tempo, “era molto chiaro che la linea verso cui voleva andare Israele era quella lì: dell’annientamento totale”. Anche Fedez racconta la sua esperienza nei centri sociali e il cambiamento che è avvenuto negli ultimi anni. Poi Marra chiede: “Quel tipo di attivismo si è spostato sui social?”. Secondo Salis, però, le due cose sono diverse: “Il modo di interagire delle persone è molto cambiato”, specialmente dopo il Covid. Ancora Fedez sottolinea il “distacco dalla realtà” che lui ha vissuto nel centro sociale Cantiere, che si vedeva anche nelle battaglie freestyle, in cui si voleva “imporre a tutti i costi dei temi sociali all’interno dei freestyle”. Un’imposizione che “otteneva il risultato opposto”. Quelle prese di posizione espresse dai centri sociali, però, non possono essere valutate solo sui risultati pratici, dice Salis. E tra le esperienze vissute cita quella tra i “No Tav”: “Quando mi sono trovata in carcere a Budapest la mia stella polare è stata la lotta No Tav”. “Al di là dell’obiettivo concreto”, aggiunge, “c’è il piano del conoscere altre persone e realtà, intessere dei rapporti”. La sfida resta la stessa: serve adeguarsi al mondo che cambia. E questo, concordano Fedez e Salis, vale anche per i centri sociali.

L’inizio della carriera della deputata è caratterizzato dalla battaglia sulla casa. Oltre alle case costruite per coloro che non possono permettersi un mutuo, ci sono quelle “lasciate vuote dai palazzinari, da multinazionali o aziende”, che le lasciano vuote proprio “per far salire i prezzi degli affitti”. Una bolla speculativa che per Salis può essere contrastata con l’occupazione. “Non si tratta della casa della signora Maria che va al mare”, chiarisce, ma degli appartamenti lasciati vuoti appositamente per la speculazione. La proposta politica è un tetto al prezzo degli affitti, proporzionato al reddito dei cittadini: “A Milano ci sono più case vuote che persone in lista d’attesa (per le case popolari, ndr)”. Quindi, stando a Salis, ci sarebbero più abitazioni rispetto alle richieste. La discussione poi si accende sulla questione della legittimità dell'occupazione di edifici costruiti da privati. “Non dobbiamo andare nella direzione della criminalizzazione” di chi non ha una casa, dice ancora Salis, ricordando come qualche anno fa Viktor Orban abbia ricostituito il reato di vagabondaggio. Una prospettiva a cui si rifarebbe anche il ddl sicurezza. I punti, politicamente parlando, sono tre: “Regolarizzare le persone in situazione di occupazione e morosità e bloccare gli sfratti; ribaltare completamente la gestione del patrimonio edilizio pubblico”; e infine “controllare gli affitti privati” con un tetto ai prezzi. Del presunto contenzioso con l’Aler di Salis, una notizia pubblicata da Libero, la deputata dice chiaramente di non esserne a conoscenza. Si vira poi sulla questione dell’arresto in Ungheria.

Il contesto è, com’è noto, il Giorno dell’onore, un raduno di neonazisti dove vengono esibite svastiche, divise delle Ss e cori che inneggiano all’Olocausto. “Io sono andata lì per partecipare alle contromanifestazioni e fortunatamente c’erano antifascisti da tutte le parti d’Europa”. Salis viene fermata e arrestata mentre era in taxi: “Vengo tirata giù dal taxi, mi portano su un furgone dove una poliziotta mi perquisisce”. Un poliziotto poi “mi infila nel marsupio” un indumento e “un bastone telescopico”, che in ungherese si chiama “vipera”, da cui il titolo del suo libro. Nel video che è circolato in cui un uomo viene aggredito, molti danno per scontata la presenza della deputata, che però ha sempre negato, così come i testimoni in tribunale non hanno mai riconosciuto la donna. “Si tratta di accuse molto strane”, dato che in quei giorni “non ero nemmeno in Ungheria”, e che cambiano più volte. “Una situazione kafkiana” cominciata l’11 febbraio del 2023, quando è stata arrestata, fino al 23 maggio 2024, quando ha avuto i domiciliari, prima della liberazione del 14 giugno. Per sei mesi nel periodo di detenzione non ha avuto contatti con la famiglia, è stata costretta a tenere la stessa biancheria per un mese e mezzo, il tutto in un ambiente in cui si parla una lingua diversa. “Il momento più brutto? Quando mi hanno detto che non potevo parlare con i miei”. La svolta è arrivata con le immagini del processo in catene: “Un momento antico, che ricorda come veniva messa in atto la repressione secoli fa”. E Salis ricorda la giornata tipo in carcere. In Italia, come deputata, può visitare gli istituti penitenziari: “Quello che cerco di fare è informare”, valorizzando il lavoro delle associazioni come Antigone per stilare report dettagliati sulla situazione carceraria. Viene ricordato l’esempio virtuoso di Bollate, ma le differenze tra i detenuti, soprattutto in base alla posizione economica, sono tante. Infine, il video di Vittorio Feltri. “Io sono convintamente abolizionista”, per trovare cioè un’alternativa al carcere. Proprio su questo punto era arrivato l’attacco di Feltri, che ha definito “stupidaggini” le idee proposte da Salis. Innanzitutto, una distinzione tra “persone pericolose e persone non pericolose”, che in carcere attualmente convivono. Poi Salis prosegue: “Le persone pericolose possono essere sorvegliate in altri modi”, come le comunità, con strumenti diversi. Viene citato il braccialetto elettronico. “In Norvegia ci sono delle carceri sperimentali dove vengono messi in atto dei programmi di riabilitazione seri”. La maggioranza delle persone, dice Salis, però, non è pericolosa, e che è detenuta per reati minori. Depenalizzare certi reati sarebbe un modo per evitare il sovraffollamento. Fedez e Marra poi propongono: “Vorresti venire per un confronto con Roberto Vannacci?”. E la risposta è netta: “No, grazie”.
