“Chi finisce in galera perché ha fatto a botte con i nazisti mi sta automaticamente a cuore”. Zerocalcare è tornato a raccontare con un nuovo capitolo a fumetti, pubblicato su Internazionale, la vicenda di Ilaria Salis: una giornata a Budapest. Lo scorso 28 marzo il fumettista Michele Rech è volato in Ungheria per partecipare alla seconda udienza del processo contro Ilaria, detenuta da più di un anno con l’accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. La prognosi? Cinque giorni. La pena che rischia di scontare? Vent’anni. La sproporzione parla da sola. Zerocalcare nel suo reportage ci racconta il clima teso e ostile che si respirava per le strade di Budapest già la sera precedente l’udienza, tanto da essere stato pedinato, insieme al suo gruppo, da alcuni uomini che in un primo momento pensava fossero dei poliziotti in borghese: “È tutta la sera che ci seguono, un paio di volte si sono dati il cambio. Oh, non è inusuale essere attenzionati in una situazione così, ci sta, pure se questa è un’attenzione molto pressante”. E anche chi scrive condivide il pensiero di Zero: “Che processo giusto si può avere in queste condizioni?”. Nessuno. Il giorno dell’udienza, davanti al Tribunale di Budapest, Zerocalcare viene ripreso con il cellulare da alcuni uomini e capisce di essersi sbagliato, nessun poliziotto in borghese: “A quel punto mi accorgo di qualcosa. Uno di loro ha la felpa della Thor Steinar: trattasi di una marca vietata in molto zone della Germania, che usa simboli propri del Terzo Reich, ed è vestita dai neonazisti di mezza Europa”. Touchè.
Ilaria Salis entra in aula, ancora una volta con il guinzaglio e le catene: “Mi colpiscono due cose: i passetti piccoli e lenti perché le catene ai piedi sono corte e quel tintinnio quando cammina dal vivo fa un’impressione diversa. Ci sta qualcosa di molto antico in questa scena, qualcosa che riguarda l’esposizione del corpo del nemico, condotto in ceppi davanti a tutti come un trofeo di caccia”. L’udienza deciderà se concedere o meno gli arresti domiciliari a Ilaria, il suo avvocato parla per molto tempo, tutto è stato organizzato al meglio. Ilaria ora ha un appartamento a Budapest, un lavoro che potrebbe svolgere in smart. E soprattutto non sussiste alcun pericolo di fuga. Il verdetto arriva nell’immediato, come se tutto fosse già stato deciso: niente domiciliari. Il tempo sembra fermarsi, mentre si fa strada la consapevolezza che ognuno dei presenti una volta usciti dalla porta dell’aula tornerà alla propria vita. Ilaria, invece, tornerà nel pozzo che vorrebbe inghiottirla, seppellirla in galera per vent’anni: “Nello sconforto generale mi pare che la reazione più salda è quella di Ilaria stessa. Asciutta e dignitosa almeno da fuori”. Zerocalcare con il suo gruppo esce dal tribunale e l’aria che si respira è diversa: “Non ci sono solo i parlamentari, ma qualcosa di molto più forte. C’è qualche amico di Ilaria, qualche suo compagno, qualcuno del comitato, gente arrivata fino a qui da tutta Italia, di esperienze politiche diverse tra loro. A volte anche in contrasto”. E tutti sembrano avere qualcosa in comune: “La cosa di chi, almeno una volta nella vita, si è assunto un rischio e una responsabilità. Anche di fronte alla paura. E magari ha fatto scelte diverse, ma riconosce chi ha sfidato quella paura e quella indifferenza e non ha bisogno di sapere se è colpevole o innocente”.
“Il nemico si tiene gli ostaggi”. Ma Ilaria, dal fondo di quel pozzo dove è stata fatta precipitare, non ha affatto intenzione di rassegnarsi. Quella parete riuscirà a scalarla, continuando a scegliere ogni giorno la parte giusta della storia dalla quale schierarsi. Chi le punta il dito contro, con discorsi privi di contenuto, davvero potrebbe dire lo stesso? Sì, il nemico tiene gli ostaggi, ma solo finché la marea non monterà un’altra volta. E la prossima udienza per Ilaria si terrà il 24 maggio.