Il parlamentare Aboubakar Soumahoro sembra non farne una giusta. Anzi, no, scusate, sembra aver avuto l’ottima capacità di consigliare la moglie nelle gioiellerie e nei negozi di pellicce quando si trattava di scegliere questo o quell’articolo. Dobbiamo riconoscere che non è una dote molto comune tra gli uomini. A parte gli scherzi, sono spuntate delle nuove accuse nei confronti del “benefattore dei migranti” che da mesi fa discutere per le accuse di irregolarità commesse con i soldi della Cooperativa Sociale Karibu. La malagestione di quest’ultima ha portato infatti all’apertura di un fascicolo che vede implicati la compagna Liliane Murekatete, la suocera Marie Therede Mukamatsindo e il cognato Richard Mutangana, accusati di dichiarazioni fraudolente tramite l’uso di fatture false emesse dal Consorzio Aid, amministrato proprio da loro, e dalla cooperativa Jambo Africa, secondo cui sarebbero stati evasi oltre 700.000 euro. Apprendiamo però dal Corriere della Sera che il cognato è “irreperibile” e che l’avvocato d’ufficio assegnatogli non ha mai preso contatti con il suo assistito, tanto che si è dubitato si siano mai parlati. Ma perché sparire se non si ha niente da nascondere? Se ci si chiede il perché non siano state prese misure cautelari nei confronti di Mutangana, il cognato di Soumahoro, il motivo risiede nel fatto che questi non sembra avere cariche direttamente nella cooperativa, nonostante sia considerato il tramite per il reinvestimento del denaro.
Ma il momento complicato per Soumahoro non finisce qui, sia perché pochi giorni fa è arrivata la notizia dell’arresto della moglie e della suocera, proprio in merito alla gestione della cooperativa di supporto ai migranti, sia perché ora c’è una notizia che lo coinvolge in prima persona: sono emerse delle irregolarità nella rendicontazione di 12 mila euro di fondi pubblici ricevuti in campagna elettorale. Quest’ultima circostanza, come se la presunta (per ora) malagestione dei fondi per i migranti ed evasione di somme ingenti di denaro non bastassero, potrebbe davvero far “saltare la poltrona” del deputato. Se però Soumahoro (abbandonato anche dalla sinistra) capisse che la vera eleganza non sta tanto nel far vestire la moglie da Ferragamo, bensì nell’assumersi le proprie responsabilità e dimettersi, magari non rimedierebbe a quanto commesso, ma sicuramente farebbe un gesto di vera eleganza istituzionale, in particolare verso il popolo italiano che in lui ha riposto le proprie speranze votandolo e invece continua a vederlo in Parlamento come se non esistesse una questione morale.
Il garantismo è d’obbligo e sappiamo quanto i processi mediatici siano molto più dannosi e pericolosi di quelli che si svolgono nell’aula di un tribunale, ma darebbe certamente il buon esempio nel non proseguire il proprio mandato, viste le accuse che sono rivolte non solo a lui ma a tutte le persone che gli sono accanto. Se avesse bisogno di un ufficio stampa siamo pronti a offrirci gratuitamente (non vogliamo rischiare di essere coinvolti in giri strani o di ritrovarci da Gucci senza essercene accorti), perché qualcuno dovrebbe dovrebbe esserci a consigliargli che più rimane in Parlamento e più diventa attaccabile nell'attesa di chiarire le accuse che vengono rivolte a lui e alla sua famiglia. Così, oltre al "diritto all'eleganza" potrebbe dimostrare di avere a cuore anche quel minimo di decenza che dovrebbe sempre dimostrare un parlamentare.