Chissà se Emmanuel Macron ha schivato almeno uno dei due cazzotti in faccia che gli sono arrivati la scorsa settimana. Se le immagini sono eloquenti per quanto riguarda quello di Brigitte, poco sappiamo di come il presidente francese abbia preso la notizia della nomina di Antonio Filosa a nuovo amministratore delegato di Stellantis, il gruppo che ha in pancia sia Fiat-Chrysler che Psa, quindi Peugeot. Se consideriamo anche Luca de Meo, ad di Renault, buona parte dell’industria automobilistica francese è ora gestita da manager italiani. Un boccone amaro pero Macron? Non ne siamo certi, dal momento che la Francia mantiene numerosi importanti stabilimenti sul proprio territorio. Non a caso Filosa ha scelto proprio quelli di Carrieres-sous-Poissy, nella regione parigina, recandosi subito dopo a Sochaux, fra le prime tappe del tour con cui inizia la sua gestione. Quest’ultimo è la sede produttiva dei suv 3008 e 5008, importantissimi per l’anima francese del gruppo. Solo dopo Filosa è comparso a Mirafiori, “per salutare tutti gli operai che sperano, con il ritorno di un italiano ai vertici, di terminare cassa integrazione e lavoro intermittente”, scrive il Corriere della Sera. Sull’arrivo del nuovo ad si è espresso anche il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, secondo cui per non ripetere l’esperienza di Tavares serviranno “investimenti: sui lavoratori in cassa, sulla ricerca, sui nuovi modelli. Ci aspettiamo un vero confronto per dare un confronto occupazionale alla mobilità in Italia e Europa”, ha detto.

Se la Francia resta una base importante per Stellantis, più perplessità rimangono proprio riguardo al luogo da cui la dinastia Agnelli-Elkann è partita: l’Italia e, soprattutto, Torino. E l’arrivo di Filosa non dà certezza di invertire questa tendenza. Nei piani del patron John Elkann, il 52enne di origini napoletane è infatti la chiave per aprire il forziere degli Stati Uniti, che rappresenta un mercato molto redditizio. Negli ultimi anni Filosa ha coordinato le operazioni di tutto il continente americano, da nord a sud. È passato dall’ essere direttore dell’impianto Fiat di Betim, in Brasile, a lavorare in Argentina, ricoprendo nuovamente il ruolo di direttore in Alfa Romeo e Maserati. Sotto di lui, il brand Fiat è diventato leader in Sud America, contribuendo allo sviluppo dei marchi Peugeot, Citroën, Ram e Jeep. Ma è agli Stati Uniti che ha dedicato gran parte delle energie negli ultimi mesi, lavorando per riconnettere un tessuto produttivo che la gestione di Carlos Tavares aveva in qualche modo indebolito. Negli States Filosa ha anche ridotto l’inventario eccessivo dei rivenditori, compattando allo stesso tempo il rapporto con chi è rimasto e con concessionari e fornitori.

Ma lavorare negli Stati Uniti dell’amministrazione Trump significa dotarsi di nervi saldi e sangue freddo. Ed è forse in quest’ottica che si può leggere la decisione di Filosa di rinviare la produzione del Dodge Charger Daytona elettrico presso lo stabilimento di Windsor, nell’Ontario, proprio per attendere un quadro più chiaro sulla ricetta di politica economica di Trump. I dazi di Washington, infatti, hanno messo apprensione al gruppo e non a caso Elkann è più volte volato al cospetto del presidente statunitense per cercare un canale di dialogo. D’altronde, Stellantis deve fare in fretta: il gruppo ha registrato un calo del 70 per cento dell’utile netto nel 2024, che si è fermato a 5,5 miliardi di euro, perdendo 6 miliardi di liquidità. E se il valore del suo titolo in Borsa si aggirava sui 9 euro per azione, dopo l’annuncio della nomina di Filosa è salito sino a sfiorare i 12 euro. Stellantis ed Elkann, lo sappiamo, chiedono rassicurazioni all’Unione europea per una decarbonizzazione dell’automotive più graduale e che includa sia l’ibrido, senza imporre deadline così stringenti ai motori termici. L’abbandono della motorizzazione termica è infatti stato, per ora accantonato, per cui non si venderanno solamente vetture elettriche a partire dal 2035. In Unione europea, la sfida è quella di non soccombere alla Cina, sia a livello di politiche di mercato. Ma con Filosa, che guarda alle Americhe, Elkann ha già tracciato l’exit-strategy di Stellantis.
