Qui in Italia l'avranno vista in tre. Ma non si parla d'altro. La seconda stagione di The White Lotus, uscita su Sky e Now a cadenza settimanale dal 7 novembre al 19 dicembre scorsi, è sulla bocca di tutti. Per le quattro nomination ai Golden Globes, per la consacrazione internazionale della nostra Sabrina Impacciatore, già intervistata da Jimmy Kimmel, perché è trend sui social, perché se si ammette di non averla vista, si viene tagliati fuori dai discorsi di quelli che ben twittano. Eppure. Eppure una domanda sorge spontanea, come sempre di fronte ai titoli "must-watch", e suona più o meno così: siamo davanti a un grandissimo capolavoro o all'ennesima allucinazione di massa? Ci sono buoni motivi per sostenere entrambe le fazioni in gioco, ma visto che di "Osanna eh" straripa l'internet, proviamo ad analizzare il gioiellino dal punto di vista delle sue debolezze. Saltasse mai fuori che, dopotutto, possa essere, stringi stringi, poco più di trucida bigiotteria...
Per chi avesse trascorso le ultime settimane su Marte, ecco la trama: nel prestigioso resort The White Lotus, filiale di Taormina, i facoltosissimi ospiti passano una bella vacanza rigenerante tra lussi, corna e intrighi. Due giovani coppie di milionari americani, in malcelata crisi, sperimentano nuove vie per rafforzare la propria unione, nonostante le invalidanti gelosie reciproche. Due ragazzette del posto si insinuano nell'hotel per fare le "Bocca di Rosa" e spiumare gli avventori a colpi di 2000 euro a notte. A farne le spese, soprattutto, tre generazioni (nonno-padre-figlio) di una famiglia italo-americana a pezzi, in Sicilia per ritrovare le proprie origini tricolori, magari cogliendo l'occasione per visitare i luoghi delle scene più cult de Il padrino. Il tutto, mentre Jennifer Coolidge (la mitologica "mamma di Stifler") interpreta il ruolo di una ricchissima ereditiera, smollata dal marito vista mare e attirata da un gruppetto di amichevoli gay dalle intenzioni ambigue. Di puntata in puntata, la serie si lascia guardare eccome, anche perché, come accaduto nella precedente stagione, è piuttosto chiaro che almeno uno dei protagonisti, ne uscirà "col cappotto di legno". Sì, ma chi?
Evitando gli spoiler, attacchiamo subito con ciò che, nonostante l'allure del progetto in sé, deraglia più o meno malamente: nessuno, per esempio, ha battuto ciglio sul vilipendio che la serie si concede di perpetrare nei confronti de Il Padrino: i personaggi ne parlano in più di un'occasione e, fatto salvo l'anziano nonnetto marpione impenitente, non viene spesa nemmeno una buona parola per la trilogia Premio Oscar di Francis Ford Coppola. Descritto dalla prospettiva del profilo Instagram di una sedicenne dai capelli fucsia, l'universale capolavoro del cinema che tutti conosciamo, è costantamente definito alla stregua di robaccia, in quanto troppo patriarcale. Menomale che è arrivato The White Lotus 2, allora. Infatti, sì.
Una costanta mancanza di rispetto la ritroviamo nel modo in cui questa stagione racconta l'Italia: omofoba fino al midollo (Sabrina Impacciatore, la manager del resort, non ha mai fatto sesso in vita sua perché omosessuale e piena di vergogna per questo), infinita cartolina popolata da autoctoni sempre sorridenti, fino a che ti ritrovi con le tasche vuote. Sempre che non abbiano legami con la Mafia, ovviamente. In quel caso, potrebbe come non potrebbe finire di gran peggio. Però quanto si mangia bene, eh. Almeno quello.
Piuttosto imbarazzante anche il modo in cui la colonna sonora, solo canzoni nostrane, viene brutalizzata all'interno delle puntate: non esiste alcun grado di separazione tra Myss Keta e De Andrè, sono tutte "musichette" piazzate un tanto al chilo (e senza nessuna premura di legarle alla scena su cui scorrono), con il solo discrimine dell'orecchio americano. Che, di fatto, non si dimostra essere assoluto. Il risultato, nonostante il prestigio quasi sacrale della maggior parte dei brani presi in prestito (dalla Vanoni a Mina, passando per Battiato e Paoli), è quanto potrebbe fuoriscire da un dozzinale carillon per turisti. Un carillon a forma di pizza, s'intende. A vedersi bistrattato così, anche "solo" a livello culturale, il sempre mite popolo americano avrebbe già inforcato Twitter, al grido di qualche #Shaming.
Alla fine, a livello di trama, The White Lotus 2 è poco di più di una (buona) sceneggiatura di Gabriele Muccino, magari dopo una sbronza con Özpetek. Senza nulla togliere, naturalmente. Chi scrive, per esempio, adora le storie di corna e amorazzi ed enormi beghe famigliari, con le coppie che si gridano in faccia torti e incomprensioni. Solo che, a dirla tutta, non sembra che il "lancio dei piatti" cinematografico sia guilty pleasure per molti, qui da noi. Anzi, il parere generale sui film intessuti su scene di questo tipo, è piuttosto irridente, proprio per l'eccessivo pathos sentimentale mostrato. Eh, però. Però se arriva l'America a raccontarci, più o meno allo stesso modo, di coppie disfunzionali abbiamo fiato solo per gridare al capolavoro. Un dato fattuale curioso, in effetti.
Comprendiamo benissimo i motivi per cui The White Lotus 2 piaccia tanto negli Stati Uniti: c'è l'Italia per come si aspettano che sia, sacrale bellezza da cartolina compresa. E di questa cartolina fanno parte, naturalmente, anche la Mafia, i guappi, i furbetti del quarterino, l'omofobia, la piccola e grande criminalità. Con smaccato intento umoristico. Non vediamo l'ora di gustarci una prossima serie comedy italiana ambientata nel corso di una - spassosissima - sparatoria tra minorenni di un liceo americano. Non certo occhio per occhio, solo cliché per clichè.