Infine è arrivata. La decisione dell’Europarlamento acquisterà concretezza nel 2035, quando in Unione Europea verrà vietata la vendita di auto endotermiche. Come spesso accade, però, il mercato sembra poter anticipare alcune mosse, per provare a reggere il contraccolpo di quello che sarà un cambio di rotta non solo importante, ma definitivo. Infatti, per quanto si possa scegliere di mantenere una parte di produzione endotermica per la vendita fuori dai confini europei, indubbiamente le aziende dovranno sapersi rinnovare, iniziando a concepire le auto elettriche non più come una frontiera (o un bene per pochi), ma come un prodotto necessario qui e ora, a prezzi accettabili. Secondo una ricerca della società di consulenza strategica Areté, in un sondaggio intitolato La nuova vettura del 2023 sarà elettrica?, la maggior parte degli intervistati si sarebbe infatti mostrata incline all’acquisto di un’auto più green di quelle tradizionali. Tuttavia, al momento di scegliere tra un veicolo ibrido e una BEV, le preferenze sono andate per lo più ai veicoli misti, come le plug-in hybrid e le mild o full hybrid. Il 44% di tutti gli intervistati avrebbe optato per queste scelta, mentre solo il 22% per un’auto elettrica (mentre il 23% rimane fedele alle endotermiche).
Il dato è fortemente indicativo, perché la preferenza è andata a un’auto che, nonostante funzioni molto bene, sembra aver mostrato dei problemi riguardo all’emissioni e ai consumi, più alti di quelli di omologazione. Non solo, l’auto elettriche presenta dei costi di esercizio più bassi di qualsiasi altra alternativa sul mercato, ma questo beneficio non sembra contrastare il grande limite posto dal prezzo, assolutamente fuori scala rispetto a un’auto tradizionale o a una ibrida. Così, ora che l’addio alle auto endotermiche è fissato a 12 anni da ora, il mercato (e dunque le aziende) dovrà necessariamente portare i prezzi delle BEV a livelli più appetibili e concorrenziali. Una mano in questa direzione sembra sia legata ad alcuni meccanismi di regolamentazione del mercato, che porterebbero a una riduzione dei prezzi man mano che la competizione e la diffusione di questi veicoli cresce. A notarlo è il New York Times, che osserva come potrebbe essere «probabile che i prezzi continuino a diminuire man mano che Tesla, General Motors, Ford Motor e i loro fornitori di batterie avviano nuove fabbriche, raccogliendo i vantaggi dei costi derivanti dalla produzione di massa», accanto a un ventaglio di alternative sempre più vasto, grazie ai nuovi progetti di aziende come Volkswagen, Nissan e Hyundai.
Certo, la riduzione dei costi delle batterie, del litio, dei materiali, e l’aumento della concorrenza, non piovono dal cielo. Sembra che il primo impulso verso una riduzione dei costi di produzione e dei prezzi finali, sia arrivato in America grazie all’approvazione dell’Inflation Reduction Act, la legge Dem che prevede crediti d’imposta per gli acquirenti di auto elettrica che – stimolati in questo modo – saranno sempre di più. Che in Europa una riduzione dei costi possa arrivare dopo la votazione all’Europarlamento a favore di un mercato automotive ecosostenibile?