Clamorosa decisione di Pier Silvio Berlusconi: nella prossima stagione tv, Striscia la Notizia partirà a novembre e l'access di Canale 5 vedrà alternarsi, insieme al tg satirico, La Ruota della Fortuna - format proprio avanguardistico, va detto. Sarabanda, invece, riguarderà il preserale, un'altra fascia, ma nel mischione di X e compagnia si trova spesso e volentieri il nome dello show musicale di Enrico Papi, come alternativa a Striscia. Qui per disambiguare: non è così. Comunque da tempo, forse perfino da anni, i risultati della trasmissione di Gabibbo e soci non erano più del tutto soddisfacenti, in costante perdita col comptetitor Rai 1 Affari Tuoi, specie con l'avvento del novello re dei pacchi, Stefano De Martino. Sui social si innalzano cori di alleluja delle lampadine: finalmente Antonio Ricci sloggia, viene ridimensionato e forse s'incammina sul viale del tramonto. Vedremo se così sarà, nel frattempo, però, troviamo che vada restituita un minimo di verità storico-televisiva: Striscia la Notizia va in onda da 37 anni, la prima puntata fu trasmessa nel lontano 1988, quasi tutte le sere. Si tratta di un unicum nel panorama catodico italiano e forse non solo. Nel corso dei decenni, oltre alle Veline, ha portato alla luce misfatti che forse sarebbero rimasti impuniti (citiamo, su tutti, il caso Wanna Marchi), fuori onda storici come, tra i più recenti, quello porcino di Andrea Giambruno, ex compagno della premier Giorgia Meloni, che finì per diventare un vero e proprio caso di Stato, soltanto nel 2023 - in pratica, ieri l'altro, non nel 1995. Oltre ad averci cresciuto diverse generazioni a suon di "Fu Fu!", "Sarà vero? Sara falso? Sarah Ferguson?" e compagnia. Quindi sorge spontanea una domanda: come mai Antonio Ricci sta così sul caz*o a tanti?
Inutile negare: Antonio Ricci non è un simpaticone, un orsacchiottone abbraccia-tutti. Negli anni, si è sempre dimostrato profondamente 'ligure', per usare un pallido eufemismo-cliché: pignolo fino al puntalcazzismo, ha l'abitudine di inviare comunicati infuocati perfino a ilmiolabrador.it, dovesse mai capitare che il dato sitarello sbagli un decimale di punto Auditel. Rancoroso verso chiunque, dalla stampa ai personaggi famosi - pensiamo al povero Claudio Baglioni, forse l'unico che ha realmente diritto di 'festeggiare' ora come ora, fin dai tempi in cui la maggior parte di noi spettatori forse non era ancora nata, si è sempre dimostrato autoritario e iper-legato al proprio regal scranno, come se fosse un diritto costituzionale inalienalibe alla sua profumatissima persona. Ma la domanda è: perché mai avrebbe dovuto essere anche simpatico? Parlano i fatti: Ricci ha messo in piedi, parlando soltanto di Striscia la Notizia, un tg satirico andato in onda per 37 anni, curandone maniacalmente i contenuti di ogni puntata, in onda 6 giorni su 7 alla settimana. Potremmo desumere che, forse, ci tenga. E il fatto che "ci tenga" dopo tutti questi decenni di lavoro nel meraviglioso (?) mondo della tv, non può essere considerato un difetto. Alla maggior parte delle trasmissioni, dai reality ai talk, contestiamo sempre la quasi assoluta sciatteria - fino alla brutale mancanza di rispetto verso il pubblico - che li attanaglia oramai da fin troppi anni. Programmi mosche bianche come Money Road (Sky), dimostrano che la tv può ancora essere d'intrattenimento, se scritta bene. Lo stesso vale, non ce ne vergogniamo assolutamente, per Temptation Island. Però, per essere "scritti bene", devono aver dietro qualcuno che ci lavori altrettanto bene. Che, insomma, ci tenga. Sì, ma Ricci?
A prescindere dai gusti personali e dal fatto che qualunque trasmissione, prima o dopo, faccia il suo tempo, Antonio Ricci ha messo in piedi un minimondo, di certo non meno volgare e sguaiato di quelli inventati dal genio di Paolo Bonolis, che ci ha intrattenuti per 37 anni. Oltre al folklore, a slogan-tormentoni che sono entrati a far parte del linguaggio comune nella vita di tutti i giorni, senza 'Striscia la Notizia' e la lite tra il patron e il suo "discepolo" Davide Parenti, non avremmo avuto nemmeno Le Iene - un tempo un programma coi controfiocchi, prima di ergersi a corte di Cassazione mediatica e ulteriori derive su cui per il momento soprassediamo. Non possiamo litigare proprio con tutti ogni giorno, siamo troppo poveri per la terapia - e faccio pure una newsletter gratuita, che frescona! Quando è uscita la (meravigliosa) docu-serie Netflix su Wanna Marchi, per prima cosa mi sono chiesta - scusate se mi intrufolo nel discorso - come avrebbero fatto gli autori a spiegare, rendendolo commestibile per 180 Paesi nel mondo, il concetto stesso che la televenditrice truffaldina fosse stata sgominata da un pupazzo rosso dagli occhi vitrei che ballava sul bancone di un programma tv italiano. E non, in primis, da una qualche autorità competente. Le indagini e il processo nei confronti delle Marchi, colpevolissime, sono partiti dall'interesse del tg satirico, e quindi di Antonio Ricci che tutto controlla ed eventualmente approva prima della messa in onda, verso segnalazioni di alcune vecchine a cui nessun altro aveva dato peso. Non è una storia da poco quella che è saltata fuori, oggi lo sappiamo tutti. Eppure, magari, senza Striscia non sarebbe andata così e la nostra Wanna avrebbe proseguito con le sue malefatte, lasciando anziani e creduloni disperati sul lastrico o indebitati male. Comunque, terrorizzati.
Il rito della consegna del Tapiro d'Oro, da parte del tapiroforo di professione Valerio Staffelli, ha molto spesso mostrato, forse, la vera natura di personaggi che fino ad allora ritenevamo immacolati o, almeno, non tanto turpi nei modi. Basti pensare a tutte le volte in cui, negli ultimi decenni, l'inviato ha rischiato di prenderle. O le ha proprio prese. Impossibile non citare i mitologici fuori onda che hanno 'sporcato' l'immagine di moltissimi. Il "nana di merda" di Flavio Insinna, spiace, resterà nella memoria collettiva di tutti quanti - anche per le risate che ci siamo fatti sentendolo imprecare in quella maniera, per la prima volta nella vita. Nota a margine: il conduttore aveva "ragione". Se gli autori selezionano una concorrente che "non parla", a prescindere dalla sua statura, tocca sudare 84 camicie per portare a casa la puntata. Appena uscito da lì, uno shampoo ai collaboratori che hanno lavorato coi piedi sarebbe inevitabile perfino da parte di Padre Pio risorto. Di Giambruno si è già detto, Striscia ha tirato fuori un caso di Stato che è andato a colpire addirittura la premier Giorgia Meloni in persona, di certo non invisa in quel di Mediaset. Può stare in piedi la teoria del complotto per cui la nostra volesse già liberarsi del compagno lumacone e che abbia "scelto" di farlo in questo modo, uscendone pulita. Però, allora magari le scie chimiche, perché no? Arriviamo alla decennale diatriba contro Affari Tuoi che, per carità, sarà pur partita per rancori legati agli ascolti della trasmissione competitor. Allo stesso tempo, dopo anni, è saltato fuori che Ricci avesse sempre avuto ragione: come detto dall'ex conduttore dei pacchi Max Giusti in quel di Tintoria, esiste realmente un budget per ogni puntata che si stima intorno ai 30mila euro fin da inizio edizione. Quindi sì, il gioco è "truccato". Non è sempre tutto bello, non è sempre tutto giusto a Striscia la Notizia. Basti pensare all'horror raggiunto dai politici fatti parlare, anzi delirare, con l'intelligenza artificiale. Una roba che avrà confuso milioni di vecchietti davanti alla tv, oltre che essere dalle parti dell'illegale. Detto ciò, in tempi in cui la nostalgia regna sovrana, tanto che poco poco scenderemmo tutti in piazza per riavere in onda Bim Bum Bam e in cui perfino la musica e il cinema si fondano su reunion, cover e remake dei bei tempi andati, forse il tg satirico di Antonio Ricci ha avuto la principale colpa di essere durato nel tempo. Con un patron antipatico e rude, ma a cui, va ammesso, non riusciamo proprio a essere grati. Invece, belandi, dovremmo.
Ps. prontissimi a ricevere una mail in cui verranno fatte presenti, con toni infuocati, eventuali imprecisioni scritte nel pezzo qua sopra. Pazienza. Dopotutto, vogliamo bene a quell'orsacchiottone abbraccia-tutti di nome Antonio Ricci, nonostante sia così 'ligure'. O forse anche per questo.