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Striscia la Notizia vs Claudio Baglioni: Auroro Borealo finisce nel dissing per il “libro fuorilegge”? Ecco la risposta del tg di Antonio Ricci a Libri Brutti

  • di Striscia la Notizia Striscia la Notizia

  • Foto: Ansa

9 giugno 2025

Striscia la Notizia vs Claudio Baglioni: Auroro Borealo finisce nel dissing per il “libro fuorilegge”? Ecco la risposta del tg di Antonio Ricci a Libri Brutti
Striscia la Notizia prende carta e penna per rispondere a Libri Brutti di Auroro Borealo, dopo che nel suo podcast ha letto alcuni passaggi di “Tutti poeti con Claudio”. Il dissing si ingigantisce? Ecco la risposta del tg di Antonio Ricci

Foto: Ansa

di Striscia la Notizia Striscia la Notizia

La polemica tra Striscia la Notizia e Claudio Baglioni continua, tirando in mezzo anche Auroro Borealo di Libri Brutti, che nel suo podcast ha presentato il testo della discordia, Tutti poeti con Claudio, in cui comparivano tutte le citazioni dei testi del cantante messe a confronto con i versi delle poesie da cui erano scaturite le accuse di plagio. Ecco la risposta del programma di Antonio Ricci, che ha voluto sottolineare alcuni punti che non tornano.

Il libro fuori legge
Il libro fuori legge

Gentilissimo Signor Auroro, anzitutto vogliamo ringraziarla per l’attenzione che ha voluto dedicare alla dispensa “Tutti poeti con Claudio”. Ci teniamo però a fare alcune precisazioni:

1. Il “brutto libro” è stato pubblicato il 30/11/2021. L’edizione digitalizzata è stata diffusa solo il 21/01/2022. Il libro non ha prezzo perché trattasi di una strenna natalizia inviata a tutti i direttori di quotidiani, di radio, di rubriche radiofoniche, ai capiredattori delle Pagine Spettacolo e ad alcuni colleghi di Baglioni. Il libro non è mai stato sul mercato, ma era una semplice e subdola provocazione. Si voleva dimostrare, cosa poi accaduta, che nessuno ne avrebbe parlato, neppure quelli che fanno radio, costretti ogni giorno, come ben sappiamo, ad arrampicarsi sugli specchi pur di trovare un misero argomentino. Insomma, una dimostrazione evidente dei metodi mafiosi dominanti nel sacro mondo della musica. Se verrà mossa una critica al cantante, non solo questi non farà più interviste col giornale criticone, ma neppure tutti quelli della sua Cosca-Agenzia e verranno disertate e sabotate le radio che hanno mancato di rispetto. Addio anche a tutti i biglietti omaggio. Frequentando l’ambiente, penso che anche lei si sia reso conto, nessuno parlò per anni del libro. Solo quando venne fuori la notizia della denuncia di Baglioni, il Corriere se ne uscì con un pezzo solo per darci torto, facendo credere che il processo, che ancora non è iniziato, fosse già concluso con la nostra condanna. 

2. Non abbiamo la pezza con Sanremo, semplicemente riteniamo la manifestazione la summa mafiosa del sistema musica italiano, una zona dove i regolamenti non esistono, se non i regolamenti di conti. Un luogo dove ai pochi giornalisti non addomesticati è interdetto l’ingresso. Come forse le avranno raccontato i suoi genitori anni e anni fa svelammo in anticipo il podio dei tre vincitori del festival di Sanremo. Invece che fare un’indagine sul Festival, venimmo denunciati noi (poi naturalmente assolti), ma sull’episodio è stata fatta una damnatio memoriae. 

3. Ci sembra che abbiate ingiustamente banalizzato il caso Dennis Trudell. Baglioni ha clamorosamente ambientato in Italia una situazione all’epoca assolutamente U.S.A.: il campo di basket aperto al pubblico in città. Ha pinzato una poesia di questo autore comparsa in un volume antologico di poeti alternativi americani. Avesse citato la matrice, forse Trudell non sarebbe un poeta ignoto anche a tre bei giovani come voi. A tale proposito le citiamo un pezzo di Ricci uscito anche sul nostro sito.

«Baglioni può scatenare contro di noi tutti i suoi uffici stampa, le sue tifoserie, le cricche di amichetti, ma non riuscirà a giustificare una concezione predatoria della cultura che io aborro. Il saccheggio può anche essere una forma di arte, ma non in un modo così sfacciato. Grazie a De André che citava le fonti, io e quelli della mia generazione abbiamo potuto conoscere ed apprezzare Brassens, Cohen, Lee Masters, Villon, Kavafis, Mutis. Faccio un esempio: se Baglioni avesse dichiarato che la canzone «Il Pivot» era fortemente “ispirata” a Dennis Trudell, molti avrebbero potuto interessarsi al poeta americano da noi praticamente sconosciuto. Fare cultura è condividere, discutere, i libri si criticano, non si fanno sequestrare con azioni intimidatorie e proterve. Non stupiamoci se poi l’Italia perde posti nella classifica mondiale della libertà di stampa. Pretendere di censurare la satira è un atto ignobile e che venga fatto da un personaggio che si definisce “democratico” è un altro dei paradossi di questo nostro Paese: tutto quello che è scritto nel libro è vero e verificato. Un consiglio al Passerotto: ammetti e fatti una bella risata. I tuoi fan ti amerebbero ancora di più».

Come può constatare l’invito a farsi una bella risata era già stato rivolto a Baglioni in maniera molto esplicita.

Antonio Ricci negli studi di Striscia la Notizia

4. Non siamo d’accordo con voi sul fatto che il “libro brutto” debba essere migliorato con una grafica o una rilegatura acconcia. La bellezza del libro brutto è proprio perché è brutto e non ha senso abbellirlo. Il libro è una “citazione” delle dispense universitarie degli anni ’70, anni della formazione culturale del Nostro Sommo. Ma voi negli anni ‘70 non eravate ancora nati, ragione per la quale siete giustificati.  

5. Su chi abbia più fatto male in Italia se Striscia o Baglioni, noi naturalmente non abbiamo dubbi. Dalla ricerca dell’Università Bocconi “La rilevanza sociale, culturale ed economica di Striscia la notizia dalla nascita ad oggi” del 2011 risulta che dal 1992 al 2010, grazie alle sue denunce, il tg satirico ha aiutato lo Stato a recuperare la cifra record di 7 miliardi e 800 milioni di euro, senza contare che è diventato un punto di riferimento per i cittadini truffati ed esasperati. Questo in realtà non piace ad Antonio Ricci che vorrebbe essere l’origine di ogni male. Per quanto riguarda Baglioni i danni del mellifluo sono poca cosa perché trattasi di poca cosa. Ci sono però giovani laureandi che fanno tesi di laurea sulla poetica di Baglioni esaminando versi che di Baglioni non sono. Gente che si tatua sul corpo delle frasi pensando che siano di Baglioni, e di Baglioni non sono. Il nostro è riuscito a Lampedusa a fare incidere su un pietrone una frase di John Donne firmandola a suo nome. Questo per ribadire che se c’è qualcuno che ha delle fisse, non è certo Antonio Ricci. Tre sono state le denunce di Baglioni contro quel sant’uomo. Un vero e proprio mobbing. Oltre 160 sono i versi pinzati da Baglioni e sempre altri se ne aggiungono. Vorremmo precisare che non c’è stato un gigantesco lavoro redazionale per scoprirli. Semplicemente ora mettendo su Internet una frase “sospetta” viene agilmente fuori l’autore. C’è stato invece un serio lavoro di controllo su tutto quello che ci veniva segnalato. Internet è stata la rovina di Baglioni. Più che un sofferto intellettuale che si macera su alcuni libri, Ricci preferisce immaginare questa scenetta: “Mentre Baglioni fa delle smorfiette di approvazione davanti allo specchio, la moglie, in disparte, con la matita in mano, sottolinea alcune frasi da un libro, poi fa un’orecchia alla pagina. Con comodo l’artista si ispirerà, sicuro di non essere mai scoperto”. Purtroppo, non compare nel libro, perché segnalata dopo la pubblicazione, ma c’è una clamorosa “costruzione ingegneristica” detta il Triplete. Baglioni ha preso tre versi di tre autori (Salvatore Quasimodo, Marguerite Yourcenar e Alfred Tennyson) mettendoli uno in fila all’altro per comporre addirittura un’intera strofa di una sua canzone.

• Quasimodo: «Ma come è sempre tardi per amare»

• Yourcenar: «L’amore è un castigo. Veniamo puniti per non essere riusciti a rimanere soli»

• Tennyson: «È meglio aver amato e perso, che non aver amato mai»

Tre tessere di un puzzle che in «Mai più come te» di Baglioni sono diventate un’unica composizione: «E com’è sempre tardi per amare, l’amore è la pena da scontare per non volere stare soli e meglio è amare e perdere che vincere e non amare mai». E non è neppure un’operazione che avrebbe richiesto letture raffinate visto che l’ultimo verso, quello di Tennyson “rielaborato”, era addirittura apparso in un Bacio Perugina. 

L’orrendo verso “accoccolati ad ascoltare il mare” invece, nonostante laboriose ricerche, è da attribuire solo a Claudio Baglioni. E un po' ne siamo felici. 

Soprattutto vorremmo complimentarci con voi per il coraggio dimostrato, perché siete stati gli unici in tutti questi anni ad osare l’inosabile: leggere pubblicamente il libro brutto. Di questi tempi credeteci, è un fatto veramente eccezionale. Abbiamo anche apprezzato i vostri tentativi di “terzietà”, fanno parte del gioco. 

Viva Auroro e la sua maglietta fina.

Grazie.

Ufficio stampa di Striscia la notizia.

P.S. alleghiamo le ultime segnalazioni su Baglioni in questo filmato.

https://mowmag.com/?nl=1

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