Podcast che hanno diritto di esistere, eccone un altro. Libri Brutti, di Auroro Borealo. Per via apofatica, cioè per negazioni: non dura due ore, non ci racconta la vita noiosissima di nessuno, non procura un'enterocolite dopo cinque minuti di ascolto e non dura come Guerra e Pace di Tolstoj senza essere Guerra e Pace di Tolstoj. Come racconta esaustivamente il titolo, si parla di libri trash, quelli che non comprereste mai nemmeno sotto tortura. Libri fatalmente orribili da risultare desiderabili. Vere e proprie perle di orrore che trapassa in meraviglia. L'ultima puntata tratta un libro epocale, sequestrato e tolto dalla circolazione, e che ha portato a una querela contro Antonio Ricci, Ezio Greggio, Enzino Iacchetti, il mago Casanova e perfino Gerry Scotti, denunciati da Claudio Baglioni per diffamazione. Tutto surreale, com'è giusto che sia. Il libro si intitola “Tutti poeti con Claudio”, edito dai fantomatici tipi dello “Zibaglione”. Il manoscritto clandestino, quasi un testo libertino del Seicento, è “un'opera collettiva”, come spiega un comunicato stampa sul sito di Striscia. O, come lo descrive Auroro, “un riassunto della querelle più longeva della televisione italiana, quella tra il programma di Antonio Ricci e Claudio Baglioni, che si protrae ancora adesso”.

Ma perché Striscia la Notizia e Claudio Baglioni hanno scazzato? Presto detto: Ricci aveva fatto dei servizi in cui metteva a confronto alcune frasi dei testi del cantante, mettendoli a confronto con poesie di Cesare Pavese, Franz Kafka, Pier Paolo Pasolini e Oscar Wilde. La tesi di Striscia, nella fattispecie del mago Casanova, era che Baglioni avesse copiato i testi per le canzoni. Il libro deriva, come osserva Borealo, dalla “proverbiale serenità di Antonio Ricci, che non se la lega mai al dito”, ed è stato stampato dopo un download di 100mila copie in Pdf, divulgato durante una puntata di Striscia. In seguito all'imprimatur, però, Baglioni lo fa togliere dal mercato perché lesivo della sua immagine. Qualche esempio tratto dal libro, letto da Borealo: “Edgar Lee Masters, 1914: mentre la baciavo con l’anima sulle labbra. Baglioni, 1978: e lo baciò con l’anima sulle labbra. Pasolini, 1959: gli altri buttarono le cartelle sopra un montarozzetto dietro la scuola. Baglioni, 1985: le cartelle sui montarozzi di terra l’ultimo giorno di scuola. Cesare Pavese, 1943: i colori non piangono mai. Baglioni, 1970: i colori non piangono mai”. E avanti, ma al netto della polemica e dei presunti plagi, il bello del libro, spiega il conduttore, e che è “un libro fuori legge”. Ma prendiamo qualche altra citazione, non fosse altro che per fare un po’ di divulgazione letteraria.

“Emily Dickinson, 1765: che l’amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore. Baglioni, 1995: che l’amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo. Jacques Prévert, 1967: che giorno è, è tutti giorni. Baglioni, 1981: ma che giorno è tutti i giorni. Oscar Wilde: cos’è un cinico? Un uomo che conosce il prezzo di tutte le cose e il valore di nessuna. Baglioni, 1995: dare un prezzo a molte cose e un valore mai a nessuna”, e molte altre, fino ad arrivare alla chiusura, a suo modo emblematica: “Ernesto Sabato, 1961: una vita in brutta copia. Baglioni, 1995: questa vita in brutta copia”. Ma non è tutto, perché il genio maligno di Ricci, in chiusura al libro, aveva messo un’appendice: “Tutti visagisti con Claudio”; due foto messe una sopra all’altra. Claudio Baglioni, in bianco e nero. Sotto, Lurch della Famiglia Addams. Questo spiega la querela ancora meglio delle citazioni letterarie, ma siamo ancora sicuri di non voler avere questo volume ben esposto nella libreria, magari messo in mezzo tra Lavorare Stanca e L’antologia di Spoon River?

