Le polemiche sull’autotune le conosciamo bene. Quella voce un po’ robotica che può trasformare anche il più stonato in un cantante apparentemente intonato, con una vocalità più fluida, musicale, ma inevitabilmente artificiale. Alcuni lo usano per mascherare evidenti limiti vocali, altri invece lo considerano un vero e proprio strumento creativo. Nella scena trap, ad esempio, è praticamente obbligatorio. Ma non solo: è ovunque. Emo punk, pop, indie… ormai l’autotune è lo standard. Tanto che, dopo un po’, quasi non ci fai più caso. Ma tutto cambia quando chi si definisce “cantante” decide di esibirsi senza autotune. E lì, a volte, cascano gli altarini. È proprio quello che è successo a Rose Villain, che ha avuto il coraggio (o l’incoscienza?) di affrontare “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini - brano capolavoro, ma anche trappola micidiale per chiunque non abbia una voce di ferro - sul palco del concerto-evento di Fiorella Mannoia (“Semplicemente Fiorella”) alle Terme di Caracalla, accanto a due vere dive del canto: Loredana Bertè e la stessa Mannoia. E la reazione del pubblico? Be’, non si è fatta attendere. La maestra di canto Sonia Addario (già giudice di All Together Now, X Factor Italia, docente al Conservatorio Tchaikovsky) ha commentato l’esibizione con un eloquente: “Cuore trafitto, aiutatemi”. I social, poi, si sono scatenati: “Tutti mi dicono che sono bellissima ma nessuno mi dice che sono bravissima. E fatti due domande, figlia mia".
Non è la prima volta che Rose finisce nel mirino per questo motivo. Già a Sanremo qualcuno aveva storto il naso: “Senza autotune non regge”. Ma lei non si è scomposta, e ha risposto con sicurezza: “Rose Villain è anche meglio senza autotune, però a me stilisticamente piace e io faccio quello che mi pare”. E non manca occasione per difendere la sua scelta artistica, come quando ospite di Raptop ha dichiarato: “L’autotune è uno strumento musicale, come un sintetizzatore. È una cosa figa. È il sound della voce moderna. Anche Ariana Grande e Justin Bieber lo usano. La trap è quella. Se uno proprio non sa cantare e lo usa solo come correttore, a me non interessa". Sì, va bene, l’autotune può essere una scelta stilistica. Nessuno lo nega. Ma quando ti misuri con una canzone come Almeno tu nell’universo - e accanto a due mostri sacri - è inevitabile che il confronto diventi impietoso. E se l’intonazione traballa, se l’emozione non arriva, se la voce non regge… allora la “figaggine” dell’autotune non basta più. Diciamolo: stavolta Rose non ci ha convinto. Però, magari, è solo un passo falso. Un po' come quando a Sanremo ha detto di essere vegana e poi ha fatto la testimonial di Fendi, che produce pellicce e capi in pelle. Riuscirà a sorprenderci in positivo? Vedremo.
