Più imbarazzante di John Travolta che fa il ballo del qua qua, e delle scarpe che indossava ieri sera a Sanremo, sono stati i media italiani. Ma questo, non ve lo farà notare nessuno. Sul caso della pubblicità occulta di U-Power, sono stati vergognosi e questo vi fa capire come la libertà per i media sia un concetto solamente astratto. Appena esploso il caso, cercando su Google “John Travolta U-Power”, non apparivano risultati sul caso di Sanremo, ma apparivano praticamente solo link dell'accordo tra Travolta e il brand di scarpe antiinfortunistiche (tranne per un risultato che parlava del proprietario del brand). Se digitavate invece “Travolta - sponsor occulto”, tutti i siti ne parlavano, omettendo nel titolo il nome di U-Power. Basta vedere sul Corriere, su Open, Repubblica, Fanpage, Secolo XIX, La7… E se invece cercavate “Travolta U-Power Sanremo”, il nome di U-Power non compariva comunque mai nel titolo, anche aggiungendo le key word - le parole chiave - ‘sponsor occulto,’ non cambiava comunque niente. Ma come mai succedeva questo?
È perché U-Power è un’azienda che fa pubblicità su molti siti, giornali e televisioni, e quindi era meglio non citarla esplicitamente nelle key word, ma piuttosto scrivere cose come ‘scarpe da tennis’, o camuffare le ricerche con l’espressione ‘sponsor occulto’, appunto. Poi U-Power veniva in effetti citata dentro i pezzi, ma solo a riga 20, quindi in fondo, e nemmeno in tutti i casi. Poi però è arrivata la smentita della stessa U-Power: il brand ha dichiarato infatti che l'accordo per la serata di Sanremo era solo tra la Rai e John Travolta, e che quindi U-Power non c'entra niente. Da lì in poi, casualmente, tutti i giornali hanno iniziato a mettere anche il nome di U-Power nei titoli e a citare il brand esplicitamente. È chiaro che dopo la smentita ufficiale, hanno iniziato a farlo, perché potevano farlo, ora in totale tranquillità, senza incorrere in lamentele, visto che proprio U-Power gli paga la pubblicità sui giornali.
Quindi però, quando si tratta di mettere sulla gogna il ‘povero Cristo’, con sospetti e accuse che non sono ancora provati, i giornali fanno i leoni – e poi magari alla smentita dedicano un paragrafetto breve, o non la riportano neanche – e invece quando si tratta di un brand, danno molto più risalto alla smentita, che diventa di fatto la notizia in sé. Insomma, che strano mondo. Tutta questa storia, dunque, è imbarazzante per la Rai, per Amadeus (soprattutto dopo la multa dell’Antitrust per pubblicità occulta a Meta e Instagram, fatta a Sanremo dello scorso anno con la Ferragni), ma lo è ancora di più per come si sono comportati i media italiani, e questo nessuno ve lo dice.