E niente: Amadeus e Fiorello, con John Travolta, hanno avuto una botta di “lollobrigidismo”. Mi spiego. La dinamica di Fiorello – che fino adesso ha funzionato – è più o meno: “Sono così figo che posso perculare chi voglio”. Il che funziona bene se Fiorello percula quegli italiani di potere seduti nelle prime file all’Ariston, perché quelli si sentono un barattolo e mezzo ed è giusto e bello e buono perculare loro e le dinamiche di potere italiano. Ma John Travolta è un uomo di “potere” italiano? Non mi pare. In questo senso Fiorello ha come assunto in sé tutte le caratteristiche dell’uomo di potere italiano, ossia quello che fino all’altroieri perculava. Tanto gli hanno detto “bravo” che pure Fiorello s’è sentito un barattolo e mezzo e ha voluto perculare una vera “star”, una di quelle nate quando esisteva davvero lo “star system”, quando non c’erano i social, quando non si diventava famosi perché simili ai follower o, quantomeno nelle speranze, alla loro portata: tutti possono sognare di essere Chiara Ferragni, Fedez, Selvaggia Lucarelli. Non cito nomi a caso: in questi strani giorni di caduta degli dèi mi sembra che anche Amadeus e Fiorello si siano dati una bella botta. No, non tutti possono identificarsi con John Travolta, come detto è una star “all’antica”, quando dovevi sapere fare una cosa e la dovevi sapere fare dannatamente bene, così bene da diventare un’icona, e intorno a una star come John Travolta non c’erano Fedez o Biagiarelli o Marco Travaglio: c’erano i Bee Gees, c’era Olivia Newton John, c’era Uma Thurman, c’era Quentin Tarantino, la lista è lunga. Ha avuto un lutto devastante: la morte del figlio di sedici anni. Fa parte dell’immaginario collettivo mondiale. E Fiorello si sente così figo da pensare di poterlo perculare? Uno che magari esce a cena con Samuel L. Jackson? Ma vuoi vedere che nonostante il “Bella Ciao” cantato da Amadeus, Fiorello sia in questo momento posseduto da un certo italicismo? Non credo sia stata “davvero” una battuta, quando Fiorello ha detto a John Travolta: “Amadeus è un comunista, ha cantato Bella Ciao” (sai quanto gliene può fregare a Travolta?). Si sta riposizionando? Fiorello ha sempre avuto questa comicità a volte geniale ma assolutamente innocua. Non è un Ricky Gervais o un Dave Chappelle. La sua – per carità, non è un insulto – è una comicità da animatore di villaggio turistico, dove, magari, c’è la coppia di americani dell’Illinois e certe cose puoi anche permettertele.
John Travolta, nei villaggi turistici, non ci va. E come hobby pilota gli aerei. Bastava vedere le scarpe che indossava per capire che a convincerlo ad andare a Sanremo non sono stati né Amadeus, né Fiorello, né la potentissima struttura Rai, ma (un tributo?) magari l’azienda di scarpe da lavoro di cui è testimonial insieme a Gerard Butler. E infatti è bastato un gesto, quando ha buttato per terra il cappellino da papera, per ribaltare la situazione: Fiorello è andato per perculare, agitandosi anche eccessivamente, ed è finito perculato con un gesto minimo, il lancio di un offensivo cappellino: “Questo jo damo ar gatto”, sembrava Alberto Sordi che faceva l’americano. E Travolta americano lo è davvero: ha buttato via quel cappellino come gli americani hanno buttato via Hitler e Mussolini, che si erano messi in testa di conquistare il mondo e di essere belli e intelligenti. Tu sei “ammerigano” ma io so’ italiano e riesco a perculare pure te. No, non funziona così. Intendiamoci, è una vecchia tradizione tutta italiana, quella di perculare gli ospiti: Pippo Baudo e Corrado ne facevano una cifra del loro stile: nessuno ruba la scena a Pippo Baudo (pensava), nessuno ruba la scena ad Amadeus e Fiorello (pensavano). Niente eleganza, niente stile, la solita storia: con i soldi si compra tutto, persino Travolta. Si erano dimenticati che questa filosofia del denaro l’hanno inventata gli americani, per i quali ci vogliono soldi anche per comprare l’assistenza medica. Certo, Amadeus, apparentemente, non ha questa perfidia, ma a me fa paura: troppo per bene, troppo gentile. Se dovessi descriverlo direi: “Era uno che salutava sempre”. In questo, nella perfidia cioè del dire, Amadeus si affida a Fiorello, diciamo che Amadeus più Fiorello fanno un Pippo Baudo. Verrà loro qualche idea decente per Russel Crowe? Temo che essendo famoso, tra le altre cose, per avere interpretato un romano ne Il Gladiatore gli faranno fare l’imitazione del Commissario Auricchio di Lino Banfi in Fracchia la belva umana, con Fiorello che gli intona “Benvenuto a ‘sto fro*ione, bello grosso e capoccione…”. Da quando John Travolta ha gettato a terra il cappello, da quel momento in poi, le uniche due papere sullo schermo erano Amadeus e Fiorello. Attenti a Russel Crowe, che quello il collo ve lo stira. E saranno papere italiche!