Spesso l’attività sindacale è stata osteggiata, ma in questo caso l’accusa che fu mossa fu quella di associazione a delinquere. Il sindacato di base SiCobas di Piacenza era finito sotto processo per una presunta attività criminale, che ha portato all’arresto di alcuni esponenti come Carlo Pallavicini e Mohamed Arafat. Il tutto nell'ambito delle battaglie che portano avanti nel mondo contro lo sfruttamento dei lavoratori, in particolare la logistica, come ha evidenziato da ultima l'inchiesta della Gdf con l'accusa di frode fiscale verso i colossi Bartolini e Geodis e con il sequestro di 102 milioni di euro. Ma tutto ciò che avviene prima della scoperta di irregolarità da parte di cooperative e aziende ha sempre poco spazio nell'informazione nazionale e sempre più raramente si chiede ai diretti interessi come siano andate le cose. Anche perché il tutto, sembra emergere, ha il sapore dell’intimidazione e della minaccia all’attività sindacale del SiCobas. Per capirne qualcosa in più abbiamo scelto di intervistare proprio Pallavicini e Arafat, i due leader del sindacato di base, arrestati e costretti inspiegabilmente a venti giorni di domiciliari prima e all’obbligo di firma poi. Ora è arrivata anche la sentenza, a distanza di qualche settimana dalla nostra prima intervista, e li abbiamo ricontattati per fare il punto.
Carlo Pallavinici, quando ci siamo sentiti eravate appena stati arrestati con l’accusa di violenza privata. Il 3 agosto il riesame aveva revocato i domiciliari.
Ma quale violenza privata. I picchetti sono pacifici, alcune volte le prendiamo anche. Non abbiamo mai usato violenza contro qualcuno. Se si vede ogni tipo di forma di lotta come associazione a delinquere o estorsione significa che non ci può più essere dissenso. E invece i Costituenti hanno previsto il nostro sistema politico facendo proprio del confronto e del diritto all’opposizione il sale della democrazia. Il fine dell’associazione a delinquere del sindacato quale sarebbe? Dare contratti migliori ai lavoratori? E le hanno pure dette queste cose in conferenza stampa. Quello che viene minato alla base, e qui mi spoglio degli abiti del sindacalista e mi rimetto quelle di professore di Diritto, è la nostra democrazia: questo è un attacco alla democrazia. Perché questa nuova leva di pm, di magistrati e di procuratori venuta su post mani pulite, i famosi manettari, vedono qualsiasi cosa che metta in discussione l’ordine esistente come se fosse una minaccia eversiva, ma non solo verso di noi. Adesso hanno dato associazione a delinquere per estorsione ai no tav del Trentino.
Parliamo della vostra storia, siete partiti dal basso. Arafat tu eri facchino alla TNT di Piacenza.
Si, io lavoravo come operaio alla TNT di Piacenza dal 2006. Poi nel luglio del 2011 ci siamo ribellati contro il sistema di schiavitù che perdurava all’interno. Nella TNT vigeva la più totale illegalità, ma non solo nella TNT, in tutta la logistica. Non si trattava solo di episodi, era proprio una mancanza di legalità sistemica. In un’azienda con 400 lavoratori solo 3 o 4 versavano i contributi, e tutti gli altri erano in nero. Tutta la logistica è così. Questo non è grave solo per quanto riguarda la violazione dei diritti dei lavoratori. È tutto il sistema Italia a perderci. Perché significa che il Paese perde una parte della sua economia, della sua ricchezza, che finisce nelle tasche di chi, da questo sfruttamento, si avvantaggia. In GLS avevamo denunciato che c’erano dei capi che giravano col bastone, correvano dietro i lavoratori. Ma questo non avveniva solo nel 2011, era un sistema consolidato da 20 anni. Tutta la logistica funzionava così: sfruttamento, lavoro nero, minacce, violenze… dov’erano le istituzioni quando avveniva tutto questo? Dove erano i sindacati confederati? Dov’erano quelli che oggi condannano gli scioperanti? Il pm ha sostenuto che noi non facciamo l’interesse dei lavoratori ma perseguiamo solo una “guerra fra i sindacati”.
È davvero così?
I dati dicono il contrario: noi dal 2018 ad oggi abbiamo fatto accordi per 50 milioni di euro per i nostri lavoratori solo a Piacenza. E queste centinaia di accordi non fanno altro che portare legalità, sicurezza, aumenti contrattuali e stabilità per le famiglie degli operai. Tutti accordi che vanno ad integrare gli accordi collettivi nazionali. Questo perché i CCNL della logistica sono contratti da poveretti. Nelle aziende dove non ci sono neanche i contratti collettivi portiamo quelli. Dove i contratti sono applicati noi cerchiamo di aumentare gli stipendi di un terzo. I contratti della logistica sono miseri, la procura sostiene che noi andiamo in agitazione per qualcosa che va oltre i contratti, ma è ovvio, se no a cosa servono i sindacati? Perché i sindacati di base stanno sostituendo i confederati? Perché stanno andando oltre. Perché il costo della vita è aumentato e ormai il CCNL è troppo basso e troppo squilibrato a favore del datore di lavoro. Per fare un esempio basti pensare al CCNL Trasporto e Logistica per le Cooperative, che prevede che il lavoratore non sia obbligato a pagare la malattia, l’infortunio, la maternità e via dicendo. È questo il CCNL sezione cooperazione! Che permette alla Cooperativa di fare quello che vuole. Ora la Procura di Piacenza sostiene che lottare per chiedere di andare oltre a questo contratto sia estorsione. Ma quale estorsione? Noi abbiamo migliorato la vita di tanti lavoratori che magari subiscono ricatti sessuali sui posti di lavoro. Noi siamo partiti nel 2012 in IKEA, dove si applicava il contratto multiservizi, che è un contratto per la pulizia. Siamo riusciti a cambiarlo per 1000 persone. Sono passati da una retribuzione di 5 euro all’ora ad un minimo di 8,66.
Quindi vi attaccano per questi risultati?
Sì, perché noi diamo fastidio. Se ci hanno portato a processo è perché noi siamo gli unici che si sono fermati davanti ai magazzini di Amazon per far sapere che qui Bezos non può operare come fa in tutto il mondo. Basti considerare la filiera di questa multinazionale in cui soprattutto i driver soffrono perché non riescono a sopravvivere con gli stipendi. Questa filiera oggi vuole abbattere l’unica forza che si oppone ai lori interessi: ossia il sindacato di base. Vogliono distruggerlo perché il lavoratore rimanga senza difesa. Per esempio, Amazon non riconosce nessun sindacato, nemmeno in America. Loro considerano solo queste due opzioni: o applicare questo modello o un sindacato di comodo che non siamo noi, e ci hanno provato. L’incidenza dell’illegalità dei contratti nella logistica è quasi del 100%. C’è stato un comunicato stampa fatto il 30 luglio 2022 dalla Prefettura di Piacenza, mentre noi eravamo in arresto, in cui risulta che su 238 controlli sono state riscontrate 151 irregolarità. In particolare per la logistica – e questa è una statistica emanata dall’Ispettorato del Lavoro – sono state segnalate 18 irregolarità su 33 controlli eseguiti, più della metà. Se oggi, dopo 15 anni di lotta e 140 capi di accusa, c’è ancora questa illegalità dilagante significa che negli ultimi 30 anni i controlli non sono stati fatti e che la ricchezza prodotta in Italia è andata a finire nelle tasche di persone sconosciute che fanno Cooperative che durano un anno e poi spariscono e portano via milioni.
Ma davvero in Italia non ci sono dei modi per ostacolare questi raggiri?
La Cooperativa dichiara fallimento e sparisce è questo che prevede la Legge italiana. Poco fa il Parlamento ha approvato un decreto relativo al PNRR, il piano aiuti che dovrebbe rilanciare l’Italia dopo il Covid. In questo decreto il senatore di Forza Italia Nazario Pagano ci mette la manina e ci infila una piccola modifica del Codice civile – cosa già di per sé incomprensibile dato che il PNRR è un piano di aiuti economici. L’articolo è il 1677 bis, che stabilisce le responsabilità del committente in caso di irregolarità. Tale modifica esclude di fatto il settore Trasporto merci e Logistica. Esclusivamente questo settore. Questo impedisce di rivendicare in sede di Tribunale del Lavoro le differenze paghe e i contributi non versati nel caso di fallimento della Cooperativa. Perché non essendoci più l’appalto di lavoro non è più possibile rivalersi sul committente. Oltre al fatto che è una cosa ingiusta, ciò che è più assurdo è che valga solo per un settore. Questa è legislazione criminogena, produce crimine, legalizza il furto in busta paga.
Voi vi sentite ostacolati nelle vostre battaglie?
Noi dal tempo della TNT abbiamo ricevuto tantissime minacce, hanno cercato di investirci in macchina, abbiamo avuto a che fare con la mafia. I nostri lavoratori sono stati minacciati da servizi di sicurezza privati. Eppure, le denunce fatte non sono mai andate avanti, sono ancora nel cassetto. Stiamo subendo una repressione da parte della Procura, della Questura. Se qualcuno viene a esprimere solidarietà a un nostro sciopero gli arriva il foglio di via. Hanno creato una bolla extra lege. Ogni cosa che riguarda l’espressione del dissenso viene repressa come un crimine. Secondo me c’è qualcosa che non va nel mondo della Giustizia. 24 ore dopo la revoca degli arresti domiciliari da parte del Riesame di Bologna sono stati denunciati 15 lavoratori per uno sciopero avvenuto tempo prima, come se fosse un messaggio. Per loro il sindacato non deve esistere. A Tavazzano dei lavoratori precari organizzati dall’azienda e dei bodyguard hanno aggredito un altro lavoratore che stava scioperando per dei licenziamenti. L’hanno colpito alla testa con dei bastoni ferendolo gravemente e mandandolo in coma, ma la denuncia fatta con tanto di video è finita nel cassetto.
Dal 2011 quanto siete cresciuti come forza sindacale?
Nel 2011 eravamo in 50 e ora siamo arrivati a 30.000 in tutta Italia. A Piacenza su 7000 persone impiegate nella logistica 3500 sono iscritte al nostro sindacato. Siamo presenti in 54 aziende piacentine: Ikea, GLS, Bartolini, Leroy Merlin, Unieuro. Siamo presenti anche nel settore agricolo. Nelle aziende della trasformazione agricola i lavoratori venivano pagati con i contratti multiservizi, un contratto farlocco: quello delle pulizie per intenderci. Prevedeva 4,60 euro all’ora e noi abbiamo ottenuto il contratto per la logistica pagato il doppio. Nelle aziende agricole vigeva l’irregolarità più totale. Anche all’IKEA nel 2011 si lavoravano con il contratto multiservizi, l’Ispettorato del Lavoro lo sapeva e sosteneva che fosse tutto regolare. Finché non siamo arrivati noi per l’Ispettorato era tutto a posto. Inoltre per legge negli stabilimenti sopra i 50 dipendenti ci può essere il 70% di indeterminati e 30% determinati. All’IKEA succedeva l’esatto opposto, noi l’abbiamo segnalato all’Ispettorato del Lavoro e ci ha risposto qualche mese dopo che per loro era tutto regolare. Ma allora le regole a cosa servono?
E loro cosa vi rispondono quando portate a galla tutto questo?
Non rispondono. Quando noi facciamo notare queste irregolarità all’Ispettorato, ci dicono che se non c’è una denuncia non possono fare l’ispezione. Ma questa regola deve essere cambiata. Secondo te un precario va a fare un esposto all’Ispettorato? Ora che stiamo smuovendo un po' la situazione qualche controllo in più lo stanno facendo, ma dove erano prima? Se si accorgono adesso dell’illegalità del sistema logistica significa che nessuno è mai andato a bussare a questi datori di lavoro prima. Un imprenditore mi ha detto una volta che gli faceva piacere essere multato ogni tanto perché così poi ne sarebbe uscito pulito. Tanto ha rubato ed evaso per 10 anni e poi gli comminano una multa ridicola, comunque ci guadagna.
Dove sono i sindacati confederali in tutto questo?
I sindacati confederali sono presenti in tutti questi magazzini, così come sono presenti anche l’illegalità totale, i pagamenti in nero, le irregolarità e la mancanza di sicurezza. Chi andava al sindacato a segnalare un’irregolarità veniva segnalato a sua volta al datore di lavoro. I nostri 30.000 iscritti venivano da CGIL, CISL e UIL ma loro non avevano bisogno di un sindacato che si occupa di servizi. Perché ormai è questo il ruolo dei sindacati: CAAF, 730, ISEE ecc. Ma non sapevano cosa volesse dire lottare per i diritti. Fino al 2011 non esistevano ticket mensa, malattia o accordi di secondo livello. Ma alla fine CGIL CIS e UIL firmarono con noi gli accordi. In altre parole: usano noi come ariete e poi ci si accodano. I pm dicevano che noi ottenevamo i contratti solo per i nostri iscritti, questo è assolutamente falso, dell’accordo ne beneficiano tutti.
Perché il sindacato non riesce più a essere incisivo come un tempo?
Perché non vuole. I sindacati confederali pensano che gli scioperi consistano nello stare fuori, da parte, a prendere il sole con la bandiera. Con i camion che entrano ed escono dallo stabilimento senza problemi. In questo modo il lavoratore si stufa di lottare perché non vede risultati. Quindi giungono alla conclusione che sia meglio non avere sindacati che facciano solo perdere giornate di lavoro con scioperi inutili. Ma tutto questo non accade per caso, accade perché c’è un interesse politico. Ci sono persone che sono state segretarie provinciali di un certo partito, poi sono stati segretari di una sezione di un certo sindacato in cui c’era stato uno scandalo per finte tessere e, dopo un paio d’anni, sono finite a capo delle Cooperative che assumevano con multiservizi in una azienda agricola piacentina. È un sistema di porte girevoli. È questo il problema di fondo. Succede che una persona che fino a qualche mese fa era a capo di una Cooperativa della logistica ora sia esponente di un importante partito
Dopo il vostro arresto qualcosa si è smosso. Stanno capendo che la vostra è l’unica via di azione sindacale?
Dopo l’arresto abbiamo ricevuto una solidarietà che non ci aspettavamo, fra cui 1000 docenti universitari da tutto il mondo: Università di Toronto, Università di città del Messico e tante altre. In queste Università stanno studiando le nostre lotte perché siamo gli unici che hanno piegato le grandi aziende della Gig economy e qui veniamo repressi. In Europa tutte le organizzazioni sindacali fanno i picchetti ma nessuno si sogna di denunciarli per violenza privata. Ma allora gli accordi di secondo livello che abbiamo ottenuto noi sono ottenuti con metodi ricattatori o no? E se sì, perché poi vengono sottoscritti anche da dai sindacati confederati?
Ma gli esponenti della CGIL quando vi vedono cosa vi dicono?
Ci evitano. Ci sono state agitazioni firmate da CGIL, CISL e UIL per le quali poi siamo stati denunciati solo noi. Ma sai che adesso loro si devono adeguare a noi, per non restare troppo indietro. In questi anni siamo riusciti a ribaltare il sistema della Cooperativa, a Piacenza le Cooperative sono quasi sparite; sono tutte diventate S.r.l ed i lavoratori sono dipendenti adesso. Così adesso possono godere di diritti come la malattia e se devi fare un finanziamento in banca lo puoi ottenere. Però c’è un prezzo: perché in 10 anni abbiamo avuto 140 capi di accusa. Nonostante il nostro impegno abbia portato benefici sia ai lavoratori con 50 milioni di aumenti contrattuali, sia al territorio con pari cifra di contributi versati alla Cassa di Piacenza.
Carlo Pallavinici, ma chi ve lo fa fare?
È la mia battaglia ideale. Ho sempre creduto in questi valori, è la mia lettura politica. Ho sempre lottato per gli ultimi. E non sono solo gli ultimi a guadagnarci ma a cascata anche quelli appena prima, perché se si impoveriscono gli operai il ceto medio non esiste più.
E per te Mohamed?
Io credo che ogni rivoluzione non venga fatta da tutto il popolo. Se questa minoranza che si impegna nel cambiamento a favore di tutti dice: “Ma chi me lo fa fare” non succederà mai niente. Se noi non fossimo esistiti ci sarebbe ancora il sistema delle Cooperative, basato sullo sfruttamento e la schiavitù. E se noi molliamo ritorna. Io credo che noi siamo destinati a questo, non è una scelta. Resistiamo perché con la nostra esistenza riusciamo a cambiare la vita di tante persone.
Avete mai avuto un momento di sfiducia?
[Mohamed Arafat] La mia famiglia mi ha sempre sostenuto. Però l’ultima volta è stata la peggiore perché mi hanno attaccato personalmente. Hanno infangato mia moglie e il nostro nome per screditarci. Mia moglie mi ha detto: “Ma cosa stai facendo? Stai mettendo tutta la famiglia in difficoltà”. Quest’anno speravo di andare in ferie con i bambini qualche giorno dopo quattro anni che non ci andavo ma mi hanno arrestato prima. Mia moglie spesso si esaspera: “Ti stanno rovinando la vita, ma chi te lo fa fare? Ti stanno massacrando e vogliono distruggere te e la tua famiglia. Andiamocene dall’Italia perché non c’è giustizia”. Nonostante questo, vedendo le persone che ci abbracciano, riacquistiamo forza. Noi ci crediamo veramente, il futuro dei nostri figli è basato su questa nostra scelta.
Prima parlavate di criminalità organizzata. Voi vi siete anche scontrati con queste realtà. In che modo?
All’interno delle cooperative. Spesso possiedono i consorzi, nella logistica ci sono stati arresti. Nel mondo della logistica non girano pochi soldi. Se io ho un’azienda con centinaia di lavoratori, pagati meno della metà del dovuto e fatturo 20 milioni l’anno: chi c’è dietro? È ovvio che le mafie sono dove ci sono i soldi. Bisogna dire che tutta questa criminalità ed illegalità è favorita da livelli di appalti e subappalti. Solo in Italia la legge lo permette. Si va a servire su un piatto d’argento un’opportunità di infiltrazione.
Vi hanno anche accusato di aver lucrato sulle conciliazioni.
Tutti i sindacati, anche la CGIL, chiedono una percentuale all’azienda per patteggiare una buonuscita. È una normale prassi di attività sindacale, è previsto dall’articolo 410 del Codice di procedura civile, secondo cui la conciliazione va fatta in sede sindacale. Per ogni conciliazione l’azienda paga una quota per coprire le spese sindacali: come la consulenza dell’avvocato che ovviamente non lavora gratis. E tutto questo perché con le conciliazioni noi facilitiamo il lavoro dell’azienda nello svolgimento delle operazioni. Allora noi SiCobas, come tutti i sindacati, prendiamo il 3,5% dall’azienda, non dal lavoratore. È una normale prassi che hanno criminalizzato. Ma se è un crimine tutti devono pagare. Ma come già detto, in realtà non è stata formulata alcuna accusa in merito, è stato fatto per infangarci. Nessuna istituzione ci ha dimostrato solidarietà pubblicamente, forse per il discorso delle porte girevoli che dicevamo prima, o forse per timore. Ciò che ci preme di più far passare però è che questo è un pericolo per la democrazia: è il principio della rana bollita di Chomsky. Tu hai paura ad esporti, accetti e sopporti, e poi, cosa credi? Arriveranno anche a te. Nel vuoto della politica c’è il governo del magistrato.
Pallavinici, dopo molti mesi si può finalmente mettere la parola fine a questa vicenda controversa?
Beh, la domanda giunge a qualche mese di distanza dal nostro primo colloquio. Le cose che sostenevamo nell’intervista con voi semplicemente sono state ripetute con la firma di tre giudici di grado superiore, il Tribunale del Riesame di Bologna. Fra le motivazioni della liberazione dagli arresti in agosto e quella di revoca delle firme in ottobre ci sono passaggi incredibili, ne cito qualcuno a memoria: «Il S.I.Cobas Piacenza compie da dieci anni una meritoria azione sindacale», «Secondo i parametri utilizzati dall’accusa, tutto ciò che corrisponde ad attività sindacale sarebbe da classificare associazione a delinquere», «Comprovare le motivazioni dell’accusa in merito alle modalità di sciopero, e cioè accettare la tesi che bloccare un cancello configuri la violenza privata, significa ignorare le dinamiche del settore e impedire agli accusati di poter svolgere attività sindacale, il che sarebbe altamente incompatibile con i fondamenti costituzionali». Sono cose che dicevamo dal primo minuto e che tutta Piacenza sapeva d’altra parte. Ma allora perché abbiamo dovuto subire quella repressione? Chi è che la ha sollecitata o commissionata?
Oggi è uscita la notizia delle indagini avviate per frode fiscale contro Bartolini e Geodis. Questo tema si inserisce nell'attività sindacale del SiCobas?
Certo! È la conferma di quanto andiamo denunciando dal 2011, e cioè che il sistema degli appalti che segmenta il mondo del lavoro italiano comprimendo i salari è naturalmente criminogeno e produttore di coni d’ombra in cui può succedere di tutto! Per anni ci hanno dato dei pazzi, ora fa piacere che almeno una Procura (quella di Milano) assuma totalmente le nostre tesi invece che continuare a inseguire le lagnanze padronali colpendo con dura repressione i sindacalisti e i lavoratori! A proposito: ormai tre quarti dei nostri accusatori sono in galera, mi chiedo se quando sarà il momento di testimoniare vorranno ancora giovarsi del loro contributo.
Credi che le indagini potrebbero portare a un processo e poi a fare giustizia, o certi rapporti di forza potrebbero spegnere l'incendio prima che si propaghi?
Onestamente a me gli sviluppi giudiziari interessano poco. Quello che conta è che sia stata ristabilita una logica e un riconoscimento alle nostre posizioni dal punto di vista politico. Non sono un manettaro e credo che la giustizia possa passare solo dal migliorare il trattamento degli operai, non certo dal buttare qualcuno in un carcere sovraffollato. Però da questo punto di vista la soddisfazione si mischia alla preoccupazione: il congelamento dei conti pone dei problemi di continuità salariale nell’immediato, ma soprattutto spalanca interrogativi per il futuro. Come si evolverà la condizione contrattuale degli operai interessati? Nel 2021 abbiamo visto come la vicenda Fedex abbia dimostrato come non sempre le internalizzazioni siano la panacea di tutti i mali: spesso vengono scambiate con cospicui licenziamenti e con il ricorso a sempre crescenti fette di lavoratori somministrati, il tutto con il plauso di CGIL e CISL. Se arriverà una ristrutturazione del settore, fondamentale sarà per noi garantire i livelli di tutele conquistate negli anni con le lotte del S.I.Cobas a beneficio di tutti i lavoratori del settore.