Addio a suor Cristina. Benvenuta Cristina Scuccia. La star di The Voice sveste gli abiti delle suore orsoline e si trasferisce in Spagna, dove lavora come cameriera in attesa del successo come cantante. Si racconta a Verissimo, truccata, in rosso, capelli mossi e senza occhiali. Abbiamo chiesto a Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia e fervente cattolico, cosa ne pensa, se la Chiesa è anacronistica e se vi sia di mezzo il Diavolo. «È stata usata dal mondo degli infedeli», lo stesso in cui prospera Onlyfans, pieno di «ragazzine che si vendono al miglior offerente». Lui, il bulldog della Chiesa cattolica e della tradizione, dà un consiglio a Cristina e le spiega perché ha avuto successo: «Continua a pregare».
Suor Cristina rinuncia al suo percorso religioso. È colpa del mondo mediatico in cui è entrata?
È chiaro che chi passa da una vita che è prevalentemente di preghiera e di raccoglimento, a una vita che è tutt’altro, crea i presupposti per cui la preghiera e il raccoglimento vengano turbati. Sono due realtà radicalmente incompatibili. Uno dei due comportamenti è di concentrazione verso il trascendente, è regolato da obblighi, in un contesto in cui le giornate sono scandite in modo rigido, mentre l’altro è caratterizzato dalla dedizione alla dimensione mondana. È evidente che le due cose facciano fatica a coesistere. Noi cristiani diciamo sempre che siamo nel mondo ma non del mondo. Quando entri in una dimensione mondana inevitabilmente diventi del mondo e questo è faticosamente compatibile con una realtà di preghiera.
Data questa incompatibile come vede la presenza dei religiosi in TV?
La presenza è sempre utile, perché è una testimonianza. Altra cosa è cercare una carriera dentro i meccanismi dello star system che stritolano quell’amore per Dio e per il prossimo, sostituendogli l’amore per se stessi, molto egoistico, a cui tende chi vuole avere successo nel mondo dello spettacolo.
Avvicina al Diavolo entrare nel mondo dello spettacolo?
Non è necessariamente opera del maligno. È frutto delle nostre debolezze, delle problematiche del nostro tempo, come la vera e drammatica conseguenza della contemporaneità, la crisi di fede. Proprio ieri era da Giletti ed ero incredibilmente sorpreso nello scoprire che le donne, spesso ragazzine, di Onlyfans, dove ci si vende al miglior offerente, si chiamano tra loro creators, creatori e creatrici.
Perché cosa c’è che non va?
Di creatore ce n’è uno solo. Quando abbiamo fatto scattare questo meccanismo e sostanzialmente ci siamo sostituiti a Dio, tutto il resto è una conseguenza ovvia. Lo spiega Doestoevskij ne I fratelli Karamazov. Quello che si tende a fare è disarticolare la fede in Dio.
Si stupirebbe se suor Cristina si avvicinasse proprio a Onlyfans?
Voglio sperare che non vi siano ribaltamenti così repentini. Io stesso attraverso il mondo della televisione ma ho un rapporto radicato con la mia fede. Consiglio a Cristina di pregare molto, di non dimenticare la radice spirituale che l’ha portata dov’è.
Non è stato il canto a renderla famosa?
Ma lei è stata chiaramente usata da quel mondo perché suora. Ora verrà dimenticata. Il paradosso è che una volta che si abbandona l’abito, si perde ciò che ti ha portato dove sei, ciò che ti ha reso nota nel mondo degli infedeli, per usare un’espressione biblica. È la sindrome di Padre Cionfoli. Quando Padre Cionfoli non è più Padre Cionfoli, è chiaro che non è più interessante. Questo spiega molto di come il mondo dello spettacolo tenda a sbranare i puri di cuore. É questo che mi dispiace della vicenda.
Ha detto che ora crede più nella vita e in Dio, da laica. Forse la Chiesa è anacronistica pure per i fedeli.
Gli Adinolfi, i Padri Cionfoli, le suor Cristina, passano, la Chiesa no e durerà fino alla fine dei tempi. Prescinde dagli uomini e dalle donne di fede. Tutti noi siamo transitori e non necessari. La tristezza è quando qualcuno pensa di diventare centrale o sfruttando l’abito o pensando che senza di esso si sia più liberi.
La Chiesa sarà longeva ma non molto in salute. L’eccesso di protezione delle sue sorelle di fronte al successo l’hanno bloccata. Si sentiva limitata. Non sarebbe ora di cambiare qualcosa?
È evidente che le regole sono strette e sono incompatibili con una vita dedita al mondo. Se vuoi fare vita mondana la chiave migliore non è il monastero delle orsoline, l’ordine a cui apparteneva. Non si può cantare Like a Virgin senza pensare di venir usata per creare scandalo. Le mie figlie vanno dalle orsoline perché cerco un’educazione un po’ diversa da quella di far cantare Like a Virgin al saggio di fine anno.
Suor Cristina ha sentito la chiamata dietro le quinte di un musical dedicato a suor Rosa, nel 2008. Dopo 15 anni non è più un’orsolina. La chiamata è un abbonamento che può scadere?
Ovviamente no, ma il mercato e le logiche del mondo attaccato e mettono in crisi costantemente le donne e gli uomini di fede. Io credo che prevarrà in futuro la nostalgia per quella chiamata rispetto al facile applauso del mondo dello spettacolo. Fuori dalla fede si vive una terribile inquietudine che porta all’infelicità.