La Zanzara è sempre molto delicata, come direbbe il nostro Giovanni Della Casa, Christian De Sica. “Tra Salvini e Zan chi ti faresti?” è la domanda rivolta al direttore del Tempo, a breve direttore del Tg2, Tommaso Cerno, un gay di destra che ha militato a sinistra, che ha scritto di fascismo e ha criticato la legge Zan, mentre sul politico in carne e ossa il giudizio pare essere stato diverso: “Chi mi farei o chi mi rifarei? A meno che non stessi sognando…” Forse nel periodo della sua permanenza in area democratica? Ora però le cose vanno diversamente e ammette di protendere per il leader della Lega: “A questa età mi piacciono più gli uomini forti, quindi Salvini. Poi, sai, con Zan devi farti la tessera del Pd se ci vuoi andare”. L’intervista prosegue ad altissimi livelli: “Bersani o Vannacci?” chiede Giuseppe Cruciani. E la risposta, stando alle parole di prima, sull’uomo forte, d’un pezzo, potrebbe stupire: vince, parrebbe a mani basse, Bersani. Il fascino di Don Peppone, della metafora, quell’odore atavico di Festa dell’Unità.
“Bersani ha un grande fascino. Io oggi, mentre gli etero desiderano quelli come i cantanti di adesso, tutti pitturati, i gay hanno superato tutto questo, lo facevano dieci anni fa, adesso piacciono i Bersani, i Caprarica, Parenzo è troppo giovane. Si chiama office. Il gay cerca l’uomo più intelligente, patriarcale. Mentre le donne fuggono dal patriarcato i gay lo cercano. Il gay vuole il patriarca”. In altre parole? “Il futuro è il patriarcato froc*o”. Chissà cosa penserebbe Cerno di un omosessuale conservatore, sportivo, e probabilmente ricco, come Douglas Murray. Però si resta in Italia e le zanzare continuano: “Lollobrigida e Renzi?” Il cognato d’Italia o l’ex segretario del tuo partito con la faccia da bischero? E la scelta sembra ricadere non tanto sull’aspetto fisico ma su un tratto caratteriale: “Chi parla di meno. Quindi Lollobrigida. Renzi ti parla tutta la notte. Quello non è sesso è un monologo”.