Marilyn Monroe, icona mondiale del cinema, fu trovata priva di vita nella sua casa di Brentwood, a Los Angeles, esattamente 60 anni fa nel 1962. Il rapporto ufficiale dell'autopsia etichettò il suo decesso come un'overdose provocata dall’assunzione di un’eccessiva quantità di barbiturici. Probabilmente, quindi, il risultato di un suicidio. Tesi supportata dal fatto che la diva nei mesi precedenti avesse iniziato a mostrare segni di depressione, con annessa assunzione di sedativi, forse delusa dall'ennesima promessa d'amore non mantenuta. La morte arrivò all'apice della sua carriera da attrice, e fu un vero shock per milioni di persone in tutto il mondo. Dal momento che Marilyn Monroe era molto vicina a uomini estremamente potenti, come il presidente John F. Kennedy e suo fratello Robert, iniziarono a circolare fin da subito teorie cospirative, forse a ragione, di ogni genere. Il primo incontro tra Marilyn e JFK è tuttora avvolto dal mistero, forse con Frank Sinatra come intermediario. C’è invece chi sostiene che i due si conobbero grazie a Charles Feldman, agente della Monroe, che nel 1954 organizzò una festa alla quale prese parte anche John Kennedy. Corre voce di una relazione durata fino al 1962, e che fu interrotta per volere di JFK. Il presidente, volendo assecondare il mero gossip, non fu esattamente un marito devoto e fedele. Difatti, durante il matrimonio con la bella e raffinata Jacqueline Kennedy, intrecciò diverse relazioni clandestine, e quella che probabilmente ebbe con l’affascinante Marilyn Monroe fece molto scalpore. Le voci su una loro storia si fecero più insistenti dopo la festa per il 45° compleanno di JFK. In presenza di Jacqueline cantò per lui al Madison Square Garden, intonando il celebre "Happy Birthday Mr. President", in occasione della quale fu scattata l'unica foto che li ritrae insieme.
Se tutto ciò fosse accaduto in tempi recenti, i due sarebbero stati travolti dall’onda d’urto provocata dal web. La morte improvvisa di un'ex amante del presidente, con la quale aveva una relazione mentre era in carica, avrebbe mandato i social e non solo in visibilio. Al termine della relazione con John Kennedy si vocifera che Marilyn sia poi passata nelle braccia del fratello minore di lui, il procuratore generale degli Stati Uniti Bobby Kennedy. L'immagine di Robert era quella di un marito felicemente sposato e devoto, che cresceva una famiglia decisamente numerosa e in costante aumento, tanto da mettere al mondo ben 11 figli. Un vita privata in netto contrasto con la possibile relazione con il più grande sex symbol femminile del mondo. Uno scandalo assicurato, a cui va ad aggiungersi la morte inaspettata di Marilyn. Nonostante l'ufficio del coroner di Los Angeles avesse stabilito che probabilmente si trattava di suicidio, JFK e suo fratello Robert vennero subito tirati in ballo. Inoltre l'ultima telefonata di Marilyn fu con Peter Lawford, cognato del presidente, poche ore prima di morire. Questo dettaglio non fece altro che infittire il mistero nei confronti di un evento che non ha mai conosciuto certezze. E quindi viene da chiedersi se si sia trattato di suicidio, omicidio oppure di una banale fatalità? Diversi anni più tardi lo stesso Lawford raccontò di aver avuto con Marilyn una conversazione che verteva su argomenti generici, come due vecchi amici. Nulla di particolarmente strano o allarmante quindi. Tuttavia a far riflettere sono le parole con cui lei si congedò: "Di’ addio a Pat (la moglie di Peter, Patricia Kennedy), saluta il presidente e saluta te stesso, perché sei un bravo ragazzo". Cosa voleva intendere Marilyn con queste parole? Insospettito Lawford avvisò sia l'agente di lei che il suo avvocato, che prontamente contattò la governante pur venendo poi rassicurato. Ciò nonostante, qualche ora più tardi, verso le 3.00-3.30, la stessa governante notando una flebile luce trapelare dalla stanza e, non ricevendo alcuna risposta, entrò per poi scoprirla senza vita riversa sul letto. Il suo corpo era coperto da un lenzuolo, mentre in mano teneva ancora la cornetta del telefono. Scena immediatamente classificata come suicidio, eppure qualcosa non torna. Alcuni documenti e il suo diario risultano essere spariti nel nulla, e la posizione del corpo di Marilyn incompatibile con la morte sopraggiunta per overdose.
Tra le infinite ipotesi formulate nel corso degli anni sulla morte di Marilyn, spunta anche quella secondo cui il presidente Kennedy e suo fratello Robert volessero liberarsi di lei. Il motivo? La paura che la diva potesse rendere nota la relazione clandestina con i due. Un’iniezione fatale di pentobarbital, che non si procurò da sola ma che le venne somministrata dal suo psichiatra, il dottor Greenson, dietro richiesta di Robert Kennedy, l'avrebbe uccisa. Qui si inserisce anche la testimonianza del paramedico James Hall, che racconta di aver visto l'analista praticare l'inizione. Non solo, c'è anche chi ha ipotizzato che Marilyn possa essere una vittima dei sevizi segreti. Tante piste, eppure nessuna risposta sembra veramente concreta. E, nel 1982, in mancanza di altre prove ritenute valide, il magistrato incaricato delle indagini decise di avallare la versione ufficiale del "probabile suicidio". Andò realmente così? Chissà, ma intanto i dubbi restano. Anche perché numerose prove forensi sono scomparse poco dopo la morte di Marilyn Monroe. Poi c'è la questione dei testimoni, che hanno reso storie contraddittorie. Dopo la scomparsa dell'attrice il suo business manager, Inez Melson, diede alle fiamme i suoi documenti, cambiando persino il lucchetto dell'archivio. Anche l'allora direttore dell'FBI, J. Edgar Hoover, avviò un'indagine in completo segreto sulla presunta relazione tra Marilyn e Robert. Tuttavia, nonostante i notevoli sforzi, non riuscì mai a confermare i suoi sospetti. Un'ulteriore ipotesi vorrebbe che Monroe sia stata uccisa perché considerata una possibile minaccia per la sicurezza nazionale, a causa della conoscenza, da parte sua, di segreti governativi. Uno di questi riguarda gli UFO, e la presenza di strani cadaveri detenuti nelle basi militari. Marilyn, con indosso una gonna plissettata di un abito bianco come la neve, che si solleva e inizia a svolazzare sopra la grata di un marciapiede di New York, è un'immagine impressa nella storia. Le sue mani, che a fatica cercano di domare il tessuto, lasciano però scoperte le gambe statuarie anch'esse simbolo della bellezza di Marilyn. Questa non è altro che una delle scene più iconiche del cinema americano. Non solo, anche una delle immagini che meglio esprimono la sensualità e la potenza scenica della diva. Bionda, occhi profondi e seducenti e un neo sulle labbra rosso fuoco. Marilyn Monroe, anche a sessant'anni dalla sua morte, nell'immaginario collettivo resterà sempre così, una giovane donna tremendamente affascinante.