Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, sta giocando una partita su due fronti, tra Berlino e Roma, in un risiko bancario che si fa sempre più complicato. Da una parte c’è la questione Commerzbank, dall’altra il dossier Banco Bpm, entrambi centrali per i piani strategici del gruppo italiano. In Germania, Orcel ha messo gli occhi su Commerzbank, ma il governo di Olaf Scholz non sembra voler cedere. Nonostante un iniziale invito a Unicredit per rilevare una quota della storica banca tedesca, Berlino ha eretto barricate, preferendo preservare l’indipendenza dell’istituto. Orcel, tuttavia, è chiaro: senza il sostegno del governo tedesco, Unicredit potrebbe ritirarsi: "Senza il loro supporto, sarà difficile andare avanti", ha detto, aggiungendo che la situazione sarà più chiara dopo le elezioni di febbraio. L’operazione, che Orcel definisce "eccellente per entrambi i Paesi", ha trovato un’opposizione politica inaspettata, complicando un piano che avrebbe potuto portare sinergie significative. La risposta della Ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, è stata altrettanto ferma: "Nulla di stupido sarà fatto dal nostro management".
Sul fronte italiano, Orcel punta su Banco Bpm, ma anche qui il cammino è irto di ostacoli. La procedura di golden power del governo di Giorgia Meloni è vista da Orcel come un’opportunità per dialogare, ma l’offerta pubblica di scambio (OPS) lanciata su Banco Bpm ha già sollevato critiche. La valutazione dell’istituto milanese, 10,1 miliardi di euro, è considerata un punto di partenza, ma un rilancio al momento è "prematuro". Il Ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, non sta a guardare. Ha già mobilitato il consiglio per definire una strategia che mantenga l’indipendenza della banca e rafforzi il suo ruolo sul mercato, anche attraverso una controffensiva su Anima, la società di gestione patrimoniale. Andrea Orcel ha chiarito che le fusioni devono avere senso strategico, essere realizzate "al momento giusto e alle giuste condizioni". La sua strategia è audace, ma i venti politici, sia in Italia che in Germania, rischiano di trasformarla in una partita a scacchi che potrebbe non portare a un checkmate. Unicredit, nel frattempo, si prepara a muoversi con cautela, ma con l’ambizione di definire un nuovo equilibrio nel panorama bancario europeo.