Da libero e pensante a occupato e pagante. Così si sarebbe involuto, nei fatti, il Concertone dell'Uno Maggio a Taranto, oramai tradizionale contro-evento "de sinistra vera" i cui direttori artistici sono il cantautore Antonio Diodato, l'attore Michele Riondino e il trombettista Roy Paci. Dal 2013, la rossissima kermesse alternativa ha luogo ogni anno nel giorno della Festa dei Lavoratori presso il Parco archeologico delle mura greche. Location che si sarebbe presto trasformata in un incubo per gli aspiranti spettatori. All'indomani dalla Woodstock denoantri, sui social della manifestazione si leggono solo commenti horror di disperati che raccontano di aver atteso per ore Godot, per poi tornarsene a casa fradici d'acqua, fango e bile. Cosa (non) è successo? Live saltati, annunci mancati e un cambio di location "alla vigliacca", con ingresso a 20 euro cash. Andiamo a dragare, tramite le testimonianze di chi c'era, questo abisso organizzato da quelli che ben manifestano.
"Abbiamo resistito insieme finché è stato possibile: un'edizione magica, nonostante la pioggia e le difficoltà", così i social dell'Uno Maggio Taranto edulcorano l'esito della rassegna tra eroismo e cazzimma. Peccato che i commenti - occhio: vengono cancellati alla velocità della luce - siano di avviso leggermente dissimile: "Ma non vi vergognate?", domandano in tantissimi. A quanto risulta, solo i primissimi artisti in scaletta, tra cui Renzo Rubino, hanno "resistito insieme" esibendosi sul palco della manifestazione. Poi, ben sette ore di nulla con i cantanti annunciati, si suppone, al caldo nei camerini mentre il pubblico faceva come le mucche davanti ai treni. Infine, l'annuncio dell'impossibilità di "proseguire" il live. Peccato. Peccato soprattutto perché l'evento poi si è tenuto comunque. Solo che a saperlo sono stati in pochi.
È evidente, anche dai video postati sui social dell'Uno Maggio Taranto, che gli artisti si siano esibiti al chiuso. Nello specifico, si legge tra i commenti, presso il locale tarantino Spazioporto. Una bella storia di resilienza? Più o meno. Visto che il cambio di location in tanti lo hanno scoperto via Instagram a cose fatte: non sarebbe stato annunciato. I miglior segugi presenti sul luogo del misfatto, però, avrebbero raccattato la preziosa informazione per presentarsi in loco, zuppi fradici, nella speranza di godersi finalmente lo show. All'ingresso, la sorpresa: ci sono venti euro di biglietto da pagare. Solo cash, no pos. Con priorità di entrata a sbafo se sei "amico di" qualcuno. Praticamente un privè, pure senza la diretta streaming che aveva fino allo sventolio della bandiera bianca "coperto" la kermesse.
Non sappiamo quanto e se gli artisti coinvolti fossero a conoscenza della eufemisticamente claudicante organizzazione dell'evento. Quel che è certo è che non mancassero grandi nomi. Anzi, il cartellone dava i resti al Concertone del Primo Maggio con headliner del calibro di Samuele Bersani, Vinicio Capossela, Marlene Kuntz, Niccolò Fabi, Gemitaiz, La Rappresentante di Lista e tanti altri.
Per amor di precisione, lo Spazioporto è pur stato menzionato dai social ufficiali della kermesse. Ma, occhio all'orologio, verso mezzanotte e mezza, a evento concluso. Mentre il post che dichiara la "fine" dello show causa maltempo risale alle 19.30 circa. Nel mezzo, chi ha saputo, potuto e sborssato, si è goduto la musica. Gli altri, l'asciugatrice.
Scorrendo i commenti, si leggono, di improperio in improperio, storie di persone arrivate a Taranto anche da altre città solo per poter partecipare a una manifestazione importante per tantissime ragioni che poi gli è stata sostanzialmente negata. Altri lamentano la mancata comunicazione: "Se aveste annunciato dal palco il cambio di location, avremmo potuto scegliere se, dopo sette ore sotto la pioggia, tornare a casa o spendere 'sti venti euro". È ragionevole immaginare che lo show sia stato trasferito "alla vigliacca" perché lo Spazioporto ha una capienza di trecento persone. Non sarebbe stato sostenibile farvi entrare tutti gli aspiranti spettatori che sono comunque rimasti ore ad attendere sottopalco (e sotto pioggia) per niente.
In attesa di un commento (magari sincero) da parte degli organizzatori, tuttora in orgoglioso tripudio social per la grande impresa portata "eroicamente" a termine, al momento possiamo darvi notizia solo della delusione di chi all'Uno Maggio di Taranto ci è stato e ci ha creduto. O, almeno, ci ha provato.