Ci si chiedeva su queste pagine, con un comprensibile quid di malizia, se il pop più mainstream in circolazione (Lazza, Tananai, Emma e Rocco Hunt in un colpo solo) sia ciò che è davvero lecito attendersi da un Concertone del primo maggio. È questa, oggi, la sinistra che dovrebbe portare sul prestigioso palco romano il tema del lavoro? Evidentemente sì, ci siamo risposti, certi che ormai fare business piace a tutti ma proprio a tutti, anche quando, in occasione di un Primo maggio, servirebbero testimonial più “conscious”. Ebbene, basta andare in Puglia per tornare a percepire uno spirito più coerente con ciò che si celebrerà. A Taranto, precisamente. Che non è solo la piazza calcistica che, guidata da un effervescente e visionario Eziolino Capuano, ha mancato per un soffio dei play-off che avrebbero avuto del miracoloso, ma è anche la città che per la decima volta festeggerà, a suo modo, il Primo maggio. Uno maggio torna anche quest'anno, organizzato dal comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti con la direzione artistica di Michele Riondino, Roy Paci e Antonio Diodato. Un evento – autofinanziato con la vendita di magliette e bottiglie di vino e il supporto di alcuni sponsor privati che hanno aderito al documento politico del Comitato – che si terrà, come di consueto, nel parco archeologico delle mura greche. La lista degli ospiti, soprattutto se paragonata a quella del “Battiti live” sotto mentite spoglie che si terrà a Roma, brilla per vivacità artistico-politica. Nessuna dissonanza: Primo maggio, lavoro e sinistra, qui, tornano allineati.
Un documento degli organizzatori recita: “Declineremo la libertà in tutta la sua bellezza e in tutta la tragicità della sua negazione, attraverso le testimonianze di chi è costretto a scegliere se morire in mare o in una prigione libica, se morire di fame o di cancro, attraverso chi concretamente agisce per cambiare questo modello di sviluppo per garantire un futuro al nostro pianeta”. E così sia. Se ne parlerà, di queste cosette. Non ci si limiterà a sparare qualche “fotti il sistema” a favore di telecamera. Insomma, si canterà, si ballerà, si ragionerà e si dibatterà. E quali altre caratteristiche dovrebbe avere un buon menù rosso di un Primo maggio cosciente e sì – bestemmiamo! – persino “impegnato”? A Taranto si partirà alle 14 (non alle 15 come a Roma) per finire a serata inoltrata. Sul palco numerosi artisti che hanno scelto di aderire all’iniziativa a titolo gratuito: Samuele Bersani, Vasco Brondi, Vinicio Capossela, Tonino Carotone, Luca De Gennaro, Niccolò Fabi, Nino Frassica e la Los Plaggers Band, Gemitaiz, Fido Guido, Mezzosangue, Kento, La Rappresentante di Lista, Marlene Kuntz, Meg, Francesca Michielin, Studio Murena, Omini, Willie Peyote, Ron, Renzo Rubino, Terraros, Venerus. Insieme a loro anche il giovane attore e musicista Carlo Amleto e la Uno Maggio Orchestra, una band creata per l’occasione, composta da un gruppo di musicisti che interagiranno con molti degli artisti in line-up (Roberto Angelini alle chitarre, Fabio Rondanini alla batteria, Gabriele Lazzarotti al basso, Adriano Viterbini alle chitarre, Andrea “Fish” Pesce alle tastiere, Rodrigo D’Erasmo al violino, Beppe Scardino al sax baritono e al flauto, Stefano “Piri” Colosimo alla tromba e al flicorno).
Vi tornano i conti, adesso? Musica come spinta per far passare una lotta, un’idea, una proposta, una polemica. Musica che condivide lo spirito delle battaglie in gioco. Battaglie che, come ci ricorda il comitato, non possono che passare per lo snodo di Taranto: “Se dal punto di vista degli eventi storici dovremmo considerarci sconfitti perché le nostre profezie su questa città si sono avverate (si è rivelato impossibile adeguare gli impianti e fermare la progressiva riduzione dei posti di lavoro), noi sappiamo di aver intrapreso un processo lungo e complesso per far fronte alla crisi globale. Siamo parte di un meccanismo più ampio di prevaricazione e l’Uno Maggio è la riprova che noi non intendiamo lasciarci schiacciare”. Le lotte, oltre ad avere un obiettivo, devono avere un’origine, altrimenti si fa accademia. L’origine, a Taranto, si chiama Ilva, questo è chiaro. E se la storia delle celebri acciaierie è un racconto drammatico sul piano politico, sanitario e sociale, questa stessa storia ha anche, involontariamente e collateralmente, prodotto qualcosa di buono: l’esigenza di una battaglia che abbia radici nella realtà, non solo nelle idee. Perché quando la realtà non morde le idee sono abiti che possono facilmente finire su Vinted, ma se la realtà morde fino a uccidere ecco allora che le idee, di conseguenza, sanguineranno e urleranno. Fino ad attirare un cast come quello che domani, vale la pena ribadirlo, ha scelto di partecipare a titolo gratuito.