È partito oggi il nuovo format crime di Uno Mattina. Una rubrica che terrà compagnia per tutta l’estate ogni martedì e venerdì con la conduzione del giornalista investigativo e professore universitario all’Università degli studi di Milano, direttore del laboratorio di giornalismo investigativo, Alessandro Politi. Io, invece, sarò la sua compagna di viaggio per analizzare dubbi e anomalie dei più grandi misteri italiani. Il primo? La tragica morte di Mario Biondo, il cameramen italiano che nell’’inseguire il sogno italiano ha trovato la morte. Mario Biondo, nato a Palermo il 18 giugno del 1982, era un cameraman che aveva come sogno nel cassetto quello di diventare regista. Per perseguire la strada del successo, aveva abbandonato la sua Sicilia per lavorare, come cameramen appunto, all’edizione 2011 di Supervivientes, la versione italiana dell’isola dei famosi. In Honduras, oltre a diventare amico di Vladimir Luxuria - inviata del medesimo reality italiano - aveva conosciuto Raquel Sànchez Silva. Quest’ultima era infatti co-conduttrice sull’isola della trasmissione Supervivientes. Oltre ad essere una delle conduttrici televisive più conosciute e famose della Spagna. Quell’anno, in particolar modo, era candidata come migliore presentatrice del Paese. Mario e Raquel, dopo essersi fidanzati, decidevano di sposarsi in tempi record a Taormina il 22 giugno del 2012. Scatenando veri e propri cortei di paparazzi arrivati dalla Spagna per immortalare le nozze di quella che, nel loro Paese, è considerata una delle regine del piccolo schermo. Dopo la luna di miele, il principe consorte, come lo avevano ribattezzato gli spagnoli, si trasferì definitivamente a Madrid.
Da quel momento in poi, per entrambi, la carriera diventava sempre più in ascesa. A Raquel – che oggi vanta oltre duecentomila follower su Instagram – era stata affidata la conduzione di diversi reality e talent. Mario, invece, ad aprile del 2013 aveva chiuso un’importante contratto per la realizzazione di una produzione televisiva con una delle più importanti emittenti spagnole. Il suo sogno di una vita si sarebbe finalmente realizzato. Il sogno per cui aveva lavorato per un’esistenza intera. Poi il blackout. Il 30 maggio del 2013, all’indomani della festa organizzata per l’arrivo della sua famiglia a Madrid ed in particolare per celebrare il compleanno della sorella Emanuela, Mario veniva trovato dalla donna dalle pulizie impiccato alla libreria della sua abitazione. La polizia spagnola, senza neppure cristallizzare la scena del crimine, archiviava immediatamente il caso come suicidio o, al massimo, come gioco erotico finito male. A dare la notizia alla madre di Mario, Santina, sarà la stessa Raquel. La donna racconterà di essere partita il 29 maggio da Madrid per recarsi a casa della madre a Plasencia, ove sarebbe arrivata attorno alle 23. Il giorno seguente, non riuscendo a mettersi in contatto con Mario, avrebbe invitato la colf a controllare nella loro abitazione. Così, quest’ultima avrebbe trovato il cadavere del marito intorno alle 17. Secondo alcuni media spagnoli, però, Raquel, la sera del 29 maggio, non sarebbe mai andata via da Madrid. Al contrario, quella notte sarebbe rimasta nella capitale spagnola a casa dell’amico Finca de Sarasola. Né la famiglia né la Procura di Palermo ha mai creduto all’ipotesi suicidaria. Ha quindi aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti e disposto una rogatoria internazionale nella quale è stata sentita anche Raquel. Dopo la plurime riaperture del caso, la superficialità con cui sono state condotte le indagini in Spagna, ha impedito di provare che Mario sia stato ucciso. Il promettente cameramen italiano ha davvero avuto giustizia? Dubbi e anomalie. La collocazione del cadavere è incompatibile con quella di un suicidio. Sembra collocato post mortem nella posizione in cui si trova. Difatti, come evidenziato dall’anatomopatologo, il professor Cusimano, con un’impiccagione di quel tipo il corpo di Mario avrebbe dovuto essere o seduto a terra o collocato sul fianco sinistro. Inoltre, inspiegabilmente, le foto della scena ed il referto autoptico spagnolo sono stati consegnati alla famiglia soltanto dopo due anni. Sempre con riferimento alle modalità con il quale il corpo di Mario è stato ritrovato, osserviamo la libreria. Su di essa, ci sono oggetti di piccole dimensioni come piume, libri in bilico e piccole statuine.
Quando una persona si impicca ha degli spasmi involontari che avrebbero dovuto inevitabilmente provocare la caduta quanto meno degli oggetti appena menzionati. A maggior ragione perché Mario Biondo pesava più di 80 chili. Tutto rimasto troppo in ordine. Dietro il collo, Mario aveva due solchi profondi che si estendevano anche in una parte dove non toccava la pasmina. Quest’ultima teoricamente utilizzata per togliersi la vita. Sempre secondo la ricostruzione del professor Cusimano, quel solco potrebbe essere compatibile con la stretta al collo, compiuta in un momento antecedente, probabilmente con un cavo. Le sue considerazioni sono suffragate sia da una ricostruzione 3d della presunta scena del crimine, sia dalla riproduzione di un solco di analoghe dimensioni su di un calco. Molteplici le anomalie anche nell’autopsia spagnola. Anzitutto, l’incapacità di stabilire l’effettiva ora della morte. Prima ravvisata nelle 4 del mattino, poi collocata dal certificato di morte alle 6 del mattino. Se dalla consulenza del medico legale spagnolo emergeva che Mario era a stomaco vuoto, da quelle effettuate in Italia venivano rintracciati residui di carne che portano inevitabilmente ad anticipare l’orario della morte poco dopo l’1 di notte. Con conseguente cena consumata intorno alle 22 a conferma della testimonianza della dirimpettaia di Biondo che lo aveva visto bere un caffè tra le 23 e le 24. Non è finita qui. Dalle autopsie effettuate in Italia, Mario aveva un’emorragia celebrale certamente incompatibile con una morte di quel tipo. Piuttosto, invece, appariva riconducibile ad una contusione alla testa. La fretta manifestata dalle autorità spagnole nell’archiviare il caso come suicidio, si è irreversibilmente ripercossa sia sull’attività di sopralluogo nell’appartamento di Biondo, sia sul successivo trasporto del cadavere in Italia. Quanto al primo punto, non è stata cristallizzata la scena del crimine e ciò ha compromesso le indagini. Per la mancata rilevazione delle impronte digitali, ad esempio, all’interno dell’appartamento utile a comprendere se Mario fosse solo. Stesso discorso vale per la mancata analisi delle celle telefoniche. Quanto al secondo punto, il corpo di quest’ultimo è stato trasportato in Italia non in una bara di zinco, ma avvolto nel cellofan. E la mancata conservazione secondo protocolli del cadavere ha comportato la perdita di unghie e di frammenti di tessuti di pelle. Impedendo così lo svolgimento in Italia, considerata l’inerzia spagnola, di importanti approfondimenti autoptici. Infine, ma non in ultimo, la ricostruzione retrospettiva dello stato mentale e del vissuto psicosociale degli ultimi sei mesi di Mario Biondo consente di escludere l’ipotesi che Mario possa essersi tolto la vita. Aveva firmato un contratto con la tv spagnola per una nuova trasmissione televisiva, cercava di avere un figlio con Raquel e stava preparando la festa di compleanno per la sorella Emanuela che lo avrebbe raggiunto a Madrid insieme a tutta la famiglia. Anche Vladimir Luxuria, all’epoca dei fatti a sua volta inviata in Honduras per l’isola dei Famosi, esclude che Mario possa essersi tolto la vita.