“La mia è una spontaneità. Non voglio che la gente esca fuori e dica Appignani s’è sfogato, Appignani fa ride, Appignani è un buffone. No! Faccio del teatro è vero, ma è un teatro umano il mio. Se posso dì delle cose ve le vojo dì”. Ve lo ricordate Cavallo Pazzo, al secolo Mario Appignani? Protagonista della vita pubblica italiana tra gli anni 70 e 90, nella memoria collettiva viene ricordato soprattutto come disturbatore televisivo. Celebre la sua incursione al Festival di Sanremo del 1992, condotto dal granitico Pippo Baudo: “Questo Festival è truccato. Lo vince Fausto Leali”. Poi a vincere quell’edizione fu Luca Barbarossa, ma questa è un’altra storia. La verità è che per scoprire realmente chi fosse Cavallo Pazzo bisogna guardare più indietro, al suo essere stato uno dei ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini. Ma qual è la notizia? Noi di MOW abbiamo partecipato a Roma, negli spazi espositivi del WeGil, alla mostra fotografica che lo vede protagonista assoluto. 33 scatti inediti, ad opera del giornalista e fotografo Andrea Falcon, che durante tutto il 1994 seguì i passi di Mario Appignani.
Scatti che con la loro potenza espressiva sono perfettamente in grado di restituire la complessità del personaggio di Cavallo Pazzo, morto a soli 41 anni nel 1996. Un’esposizione che si colloca a metà strada tra il reportage quasi quotidiano e il pedinamento, da cui si sprigiona tutta la sua spregiudicatezza nei confronti della vita, che lo spogliano dalle sue vesti di performer. A restare è solo Mario, con la sua autenticità. Nessuna incursione di campo, invasione di piazza o azione disturbante. C’è il ritratto di giornate come tante, di chiamate improvvise, appuntamenti, amicizie e confessioni. Qui Cavallo Pazzo sospende per un momento la sua corsa, scende dal palco e ci guarda negli occhi, e ci mostra chi si cela davvero dietro al personaggio.
Durante la mostra abbiamo raccolto il commento del curatore Valerio Trapasso: “E’ in preparazione un documentario su Mario Appignani, è durante le ricerche che sono entrato in contatto con il fotografo Andrea Falcon, che ha conosciuto Appignani per una coincidenza della vita. Lo ha pedinato per un anno nel 1994, durante la quale si incontravano saltuariamente in diverse circostanze. È un lavoro molto interessante, che affronta decenni di storia italiana attraverso la vita di un performer provocatorio e scandaloso. Sono foto molto intime e personali. Non è l’Appignani televisivo. Lui entra ed esce dalla storia italiana quasi come un Forrest Gump, una persona di grande intelligenza e sensibilità”. Andrea Falcon, il fotografo che ha realizzato gli scatti per la prima volta in mostra: “Più ci passavo del tempo insieme più cercavo di capire chi fosse. Con il rischio di non capirlo mai. Era spontaneo, semplice, alla mano. Raccontava un sacco di cose ma lasciandomi spesso con il dubbio di credergli. Molte volte era spiazzante: quando pensavo che l’avesse sparata grossa scoprivo poi che mi aveva svelato una verità oppure accadeva il contrario”. La mostra sarà a Roma fino al prossimo 7 maggio, per scoprire i frammenti della vita underground di Cavallo Pazzo.