«Siamo un paese con una cultura machista perché figli di spagnoli - che più maschilisti di loro non ce ne sono - e africani - che più maschilisti di loro, altrettanti, non ce ne sono. Si tratta di due culture molto importanti che vedono la donna relegata a un ruolo di subordinazione», Aleida Guevara March, medica specialista in allergologia pediatrica, prima figlia di Ernesto Guevara de la Sierna, meglio conosciuto come “El Che”, racconta qual è, oggi, la posizione della donna nella società cubana: «Le riforme economiche si possono fare in poco tempo, ma quelle culturali hanno bisogno di decenni per vedersi applicate. I pilastri della nostra società cubana sono l’istruzione, la sanità, la sicurezza, la parità di genere. Con il trionfo della Revolución viene fondata la Federación de Mujeres Cubanas che, da allora, non ha mai smesso di lavorare all’emancipazione femminile».
Cuba è il secondo paese, dopo il Ruanda (61,3%), con la più alta percentuale di donne in parlamento (53,4%). E a dirlo non siamo noi, ma l’UIP (Union Interparlamentaire) nel 2022. «Noi cubani non siamo valutati per sesso ma per capacità intellettiva, e se noi donne guadagniamo di più del nostro collega è solo perché ricopriamo mansioni che richiedono più responsabilità o più sforzo intellettuale. Il divario retributivo di genere non esiste a Cuba, così come non vi è una divisione prestabilita dei ruoli nell’ambiente domestico: un bambino non vedrà mai la madre cucinare e il padre, sul divano, a guardare la televisione, ma entrambi i genitori prendersi cura della casa. È con l’esempio che si insegnano i valori», prosegue Guevara March.
È con le azioni pratiche, infatti, che la Federación de Mujeres Cubanas continua a essere per le donne e con le donne. I progetti messi in campo coinvolgono le famiglie, i bambini e le bambine, oltre che le donne di qualsiasi età, e interessano non solo le città, ma anche e soprattutto le aree rurali e periferiche del paese. «Sono le donne emancipate ad aiutare le altre che per diverse ragioni dipendono ancora dal proprio partner. È con la formazione che le donne possono dare valore al proprio talento e portarlo fuori dallo spazio domestico», dice Gloria Marisely Arrechea Malibrán, deputata dell’Asamblea Nacional del Poder Popular e membra della Federación.
Nell’isola caraibica, a rappresentare l’avanguardia non è solo il gender pay gap pari a zero, a differenza di quanto accade in Europa, in cui il divario corrisponde a una media del 12,7%, e in Italia, in cui nel 2023 è al 12,5 %. A settembre 2022, con il referendum sulla modifica del Código de Familia, il popolo cubano ha approvato - con il 66% di voti a favore e il 33% di voti contrari - le unioni civili e le adozioni anche per le famiglie arcobaleno. Cuba, nonostante i problemi legati al blocco economico e la conseguente scarsità di risorse, porta avanti l’idea di una società a misura di essere umano, che l’Europa sembra aver perso di vista.
La Chiesa come ha preso questo risultato? Il mondo cattolico rientra evidentemente nel 33% di voti contrari. Lo spiega Aleida Guevara: «La Chiesa a Cuba non ha una gran forza, c’è una buona relazione di non ingerenza nelle questioni statali, anche se ogni tanto cerca di entrare su temi che interessano la società civile, come nel caso del Código de Familia, ma fortunatamente non ci è riuscita. A questo proposito mi chiedo, personalmente, come sia possibile che si difenda la figura di Cristo, la sua vita e le sue opere, e si possa discriminare un essere umano per la sua sessualità».
Lo stesso ha funzionato con i vaccini anti-Covid. Cuba ha provveduto in autonomia e senza le adeguate risorse allo sviluppo di vaccini gratuiti, destinati sia al proprio popolo sia ad altri paesi in difficoltà, come Sudamerica, Africa, Medio Oriente e persino Europa. «Fidel ha sempre auspicato che in futuro noi cubani fossimo stati donne e uomini di scienza», continua Aleida Guevara, «e così è stato: quando il virus della Sars-Cov-2 si è diffuso ovunque, il nostro polo scientifico, fatto di ricercatori famosi a livello mondiale, si è subito riunito per produrre cinque vaccini partendo dalle basi sieriche contro il cancro all’utero, ai polmoni, alla mammella e alla prostata, che già si stavano sperimentando».
Il “Proclama 3447”, entrato in vigore nel 1962 con John F. Kennedy, che amplia le restrizioni commerciali già varate da Eisenhower due anni prima, è stato dichiarato illegale dall’ONU che da trent’anni chiede agli Usa la cessazione del blocco economico per i danni che continua a produrre sulla popolazione cubana. Si tratta di una violazione dei diritti umani e del diritto internazionale che Cuba, ancora una volta, nel novembre 2022, ha denunciato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ottenendo 185 voti a favore, (quasi tutti i paesi del mondo), due astensioni, (Ucraina di Zelensky e Brasile di Bolsonaro), e due voti contrari (Stati Uniti e Israele).
«Gli Stati Uniti durante il Covid hanno cercato di isolarci ancora di più dagli altri paesi, ma non ce l’hanno fatta. E non essendoci riusciti nemmeno con la pandemia, continuano a gettare fango su Cuba e sul governo cubano attraverso una propaganda mediatica mirata in tutti i modi a danneggiare anche il turismo», dice Gioia Minuti, giornalista italiana e redattrice del Granma Internacional (edizione italiana), residente a Cuba da trent’anni.
Resta il fatto che nonostante el bloqueo e la grave crisi economica, Cuba ha curato la sua gente (hanno ricevuto una vaccinazione completa più di 10 milioni di persone - 91% - su quasi 11,2 milioni) e, non solo, il paese continua a investire nella ricerca scientifica. In che modo? A cominciare dalle università, dove c’è posto per tutti e non vi è selezione: «Chi vuole essere ingegnere è ingegnere, chi vuole essere elettricista è elettricista e chi vuole essere medico è medico. Chi studia riesce ad avere migliori valutazioni e possibilità per iscriversi all’università», conclude Aleida Guevara March. Come confermato anche da Luis Morlote Rivas, presidente dell’UNEAC (Unión Nacional de Escritores y Artistas de Cuba), associazione professionale, culturale e sociale che conta più di novemila scrittori e artisti cubani o che almeno abbiano forti legami con il paese: «Fidel ha dato inizio a una società in cui il “leggere” fosse più importante del “credere”, per questo la colonna vertebrale della società cubana è la cultura. Il libro è al centro di un processo di promozione culturale che dura da sessant’anni, e così funziona con il teatro, con il cinema, e con tutto ciò che può arricchire e far crescere una società».