"L'età è solo una questione anagrafica" è una frase che in casa mia, un enorme gineceo brianzolo, viene ripetuta con cadenza settimanale dal 1938, quando è nata mia nonna. Ovviamente nessuna delle mie onorevoli parenti dichiara la propria età perché, come ripeteva la sciura Rosa, la grande matriarca, "Crea troppi pregiudizi". Concordo in pieno (non potrei comunque dire il contrario visto il rischio di venire esonerata dall'asse testamentario di mia madre) . Quel numero lì crea non pochi problemi. Su qualunque ambito. Incluso quello delle relazioni sentimentali. Andrea Delogu, durante un'intervista da zia Mara Venier, ha parlato del suo divorzio con Francesco Montanari e del suo attuale compagno, Luigi Bruno, un modello di 24 anni, sedici meno di lei, la cui sola presenza nella sua vita basta e avanza a farle ricevere pesantissimi insulti perché, come dice lei: "Se ad essere più giovane è lui sembra un peccato divino." Eh già. Vorrei poterle dare torto, dire che queste sono solo cazzate di chi in primis si vergogna d'avere una relazione con qualcuno che potresti aver tranquillamente scelto all'asilo, ma la verità è che è la verità.
Non sono d'accordo quando si afferma che a parti invertite il biasimo e il sospetto siano minori se non assenti, ma certamente quando è un uomo ad avere una partner molto più "fresca" il mondo lo accetta più facilmente; certo non mancano frasi velenose bisbigliate alle spalle: "Chiaramente lei è lì per i soldi, avrà sicuramente un altro mentre sfrutta questo poraccio", ma tutto è sopportabile perché non è un dissenso urlato e triste da dire, agli occhi del mondo lui rimane (più o meno) un eroe che si è messo con una ragazzina. A parte inverse, invece, sei una "cougar" o un'adescatrice di giovani destinati a chiunque, ma non a te. Quando l'amore inaspettato bussa alla porta portandoti qualcuno che non verrà probabilmente accettato dalla comunità perché "non può essere una relazione d'amore figuriamoci", manco fosse un problema degli altri chi ti metti nel letto, il casino è una certezza. Invidio e rispetto chi riesce a fregarsene degli sguardi sospettosi di vicini di casa, dei camerieri al ristorante, degli amici comuni e via discorrendo. Io non ce la farei, lo ammetto. Lo stigma sociale è talmente forte che mi risulterebbe davvero complesso vivere serenamente una relazione che parte già con un punto di svantaggio importante: la diversa fase della vita che si sta vivendo.
"Fregarsene" dovrebbe essere la chiave per vivere qualunque cosa, insieme al "non aspettarsi un cavolo" ed in questo caso penso sia la premessa per viversi al meglio un rapporto del genere, dato per "morto" sul nascere. Ridicolo se ci pensiamo. Dove sta scritto che una relazione con un coetaneo debba funzionare a tutti i costi? Da nessuna parte. Va sempre bene? Fila sempre tutto liscio come l'olio? Per nulla. Si cambia insieme ma non è detto che si vada nella stessa direzione manco con uno che è nato il tuo stesso anno, quindi perché non mettersi con qualcuno meno disincantato, probabilmente meno cinico e senza una dipendenza da Tinder nata da un brutto divorzio? Non c'è nessuna valida ragione, a parte forse arrivare a raggiungere certi traguardi senza però farlo insieme (uno dei due ha già dato). Alla fine della fiera, alla base di tutti questi pregiudizi c'è una cultura un po' patriarcale (usare questa parola mi urta ma è la più puntuale) che vuole che lui sia quello che porta a casa la pagnotta, che si prende cura della famiglia e che è la presenza solida (Dio quanto rido se ci penso) in casa. E pensare che tempo e numerini su un passaporto sono una cosa così relativa.
"Se lei è quella più grande della coppia, non sta bene" chiosa qualche fesso. Fermiamoci tutti un attimo a ragionare su questa cagata pazzesca e su cosa, concretamente, "non sta bene": non sta bene portare avanti relazioni infelici col pirla che hai conosciuto all'università perché sei sicura/o di poter dare un dispiacere alla tua famiglia, non sta bene accontentarsi di quello che passa il convento perché ti convinci di dover scegliere solo quello, così come non sta bene dare a una manica di imbecilli il potere di condizionare le tue scelte personali, pure quelle che coinvolgono la tua potenziale felicità. Ma innamorarsi e provarci con quella che forse potrebbe essere la persona giusta è - e sarà sempre - qualcosa che “va benissimo”.