Dopo la partecipazione di Checco Zalone sul palco del Festival di Sanremo sono migliaia i commenti indignati o esultanti che circolano sui social, segno che il risultato l’ha ottenuto: far discutere sui temi portati all’Ariston. Ma la performance che ha fatto sicuramente più parlare è quella dove il comico ha messo in scena una fiaba, una “storia Lgbtq ambientata in Calabria”. Il racconto è quello di Oreste, un uomo trans di origine brasiliane che viene invitato a un ballo di corte da un re omofobo. Oreste ha un colpo di fulmine con il principe, ma il re si oppone. Alla fine della favola con una parodia di “Almeno tu nell’universo” si scopre che il trans si prostituisce e che il re è uno dei suoi clienti affezionati.
Zalone, che da sempre interpreta l’italiano medio, ha così messo in scena una nuova parodia di pubbliche virtù e vizi privati per metterli alla berlina e smascherarli. Insieme al conduttore, legge una fiaba calabrese infarcita di peli, depilazioni e riferimenti sessuali: “Sono Fiorenza, la fata di Cosenza”. Poi si siede al pianoforte e parafrasa “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini con il chiaro intento di denunciare le ipocrisie dei finti perbenisti e degli omofobi che hanno incontri con i transessuali. È a questo punto che cita Lapo Elkann, con Amadeus si nasconde la faccia tra le mani preoccupato delle conseguenze. Ancora una volta, il rampollo di casa Agnelli si trova al centro delle ironie per quella vecchia storia della notte tra il 9 e il 10 ottobre 2005, quando Lapo venne ricoverato in gravissime condizioni presso il reparto di rianimazione dell'ospedale Mauriziano di Torino, a causa di un'overdose per un mix di oppio, cocaina ed eroina dopo una notte in compagnia di più transessuali. Non è l’unica gag del comico che ha suscitato più di una irritazione. Ma era tutto previsto, infatti Checco Zalone mentre saluta Amadeus gli augura: “Buon licenziamento! Per le querele rivolgetevi a lui!”.