Paolo Ziliani se la prende con il cambiamento del calcio in tv: ha perso la voce, o meglio l’ha cambiata, e non certo in meglio. E sulle pagine del Fatto Quotidiano prende di mira Fabio Caressa e l’intera generazione di telecronisti che ha sostituito quello che lui riteneva un registro sobrio e competente di Bruno Pizzul con quello che definisce un frastuono dantesco fatto di urla, retorica e paragoni improbabili: “Da quando Baggio non gioca più, come dice la famosa canzone di Cesare Cremonini, è passato ormai un ventennio abbondante; ma da quando Pizzul non racconta più le partite agli italiani, cioè dal 21 agosto 2002, più che 23 anni sembrano passati 23 anni luce. Per come sono cambiate le telecronache”. Secondo lui, l’epoca di Pizzul rappresentava un equilibrio ideale: “Fino a Pizzul erano, oltre che competenti, misurate, sobrie e destinate ai comuni mortali; dopo sono diventate un precipitare ininterrotto nella bolgia dantesca del girone degli assatanati e degli urlatori, il cui epigono è stato Fabio Caressa, oggi tallonato da vicino da Pierluigi Pardo”.

Il giornalista mette in guardia in vista del campionato che sta per cominciare: “Mancano pochi giorni al via e come sempre ci attende un anno in cui non ci saranno raccontate partite di calcio, ma di Rollerball 2.0. Racconti ai quali ci siamo ormai assuefatti: e il solo modo per scampare alla iattura è abbassare il volume della tv a zero”. Un consiglio che Ziliani considera l’unica difesa possibile: “Vi consente non solo di sottrarvi alle urla belluine dei Nuovi Cantori ma anche di schivare un’esperienza ancor più ingrata: quella di ascoltare le loro cantiche, visto che gli aedi non hanno solo smanie da Tony Dallara anni Sessanta, ma anche da Alessandro Manzoni anni 1800”. Ma l’attacco principale è rivolto a Fabio Caressa. Ziliani cita l’incipit con cui introdusse un Juventus–Inter di qualche anno fa: “Ci sono attimi che arginano il tempo, isole fuori dalle rotte della storia. Sono momenti bianchi come una luce accecante, aggrediti dal nero dell’assenza di logica, azzurri come il cielo infinito della speranza. Oggi Torino è un universo parallelo: fatto di orgoglio, coraggio, decisione. Non tutte le emozioni vivono incastrate in una cornice: le più profonde, spesso, fluttuano libere…”. Un tono, sottolinea Ziliani, che rimanda più a Dante Alighieri che a una partita di calcio. Ma non è un caso isolato: “Abbiamo sofferto con loro e per loro, abbiamo cantato le loro canzoni, abbiamo visto e amato i loro film, abbiamo mangiato i loro panini e indossato i loro jeans, li abbiamo visti volare a canestro e raggiungere la Luna. Ma il calcio è un’altra cosa; nel calcio, vogliamo comandare noi”, ricorda il giornalista citando l’apertura di Italia–Usa ai Mondiali di Germania, che definisce “un’insalata di luoghi comuni e insulsaggini condita da un’abbondante spruzzata di ketchup McDonald’s”.

Il repertorio di Caressa, secondo Ziliani, è pieno di eccessi. Ecco allora l’esempio della Juventus che nel 2007 tornava in Serie A dopo Calciopoli: “Apri gli occhi. Apri gli occhi, tifoso della Juve. L’incubo è finito. Apri gli occhi. Intorno a te c’è di nuovo casa tua. Le cose che conosci, che ti sono familiari. Apri gli occhi e mettiti comodo in poltrona. Alza il volume. Forse ci vorrà un po’ per ricostruire. Forse non è proprio come prima. Ma apri gli occhi. Magari scopri che così ad occhi aperti, si può ricominciare a sognare. Vi chiederete: cos’era mai successo? La Juve era forse reduce da un anno su Marte dove aveva preso parte al primo campionato delle galassie interstellari? No. Era successo che la Juventus, finita in B per lo scandalo di Calciopoli, stava per tornare a giocare in Serie A con Juventus–Livorno prima giornata del campionato 2007-08”. Infine, il derby di Milano raccontato come se fosse un poliziesco: “Mentre su Milano calano le prime ombre della notte, due investigatori sono pronti a risolvere il mistero del derby: Mourinho, come l’ispettore Callaghan, ama spararle grosse, la calibro 45 montata sulla lingua. Ancelotti, come il commissario Maigret, risolve i dubbi in trattoria. Ancelotti li risolve affettando salame. Uno solo arriverà alla soluzione, uno solo sarà il primo”.