Garlasco, 4 ottobre 2008. È un sabato cupo, minacciato dalla pioggia, e sono passati 418 giorni dall’omicidio di Chiara Poggi. Mentre le indagini si avviano verso il rinvio a giudizio di Alberto Stasi, gli inquirenti decidono di sentire nuovamente alcuni frequentatori della casa di via Pascoli, in particolare giovani amici del fratello della vittima, Marco Poggi. Tra loro anche Andrea Sempio, oggi al centro della nuova inchiesta riaperta dal procuratore Fabio Napoleone.
Sempio, già ascoltato il 18 agosto 2007 per alcune telefonate fatte alla famiglia Poggi prima del delitto, torna in caserma oltre un anno dopo. Il suo interrogatorio, secondo i verbali ufficiali, inizia alle 10.30 del mattino e si conclude alle 14.40 presso la compagnia dei carabinieri di Vigevano, davanti al maresciallo capo Flavio Devecchi e al capitano Gennaro Cassese.
Ma qualcosa non torna. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, emergono gravi incongruenze nella documentazione ufficiale. I due stessi carabinieri, nello stesso arco temporale in cui Sempio risulta ancora sotto interrogatorio, firmano anche i verbali di altri due giovani, Alessandro Biasibetti (interrogato dalle 11.25 alle 12.10) e Mattia Capra (13.25-14.20). Una sovrapposizione inspiegabile che getta dubbi sulla genuinità della ricostruzione.

In quelle stesse ore, Sempio avrebbe anche avuto un malore. Un’ambulanza del 118 viene chiamata in caserma e l’intervento – come riportano le schede sanitarie recuperate dai magistrati di Pavia – sarebbe durato «40 minuti». Ma nel verbale ufficiale non c’è alcun accenno né all’interruzione dell’interrogatorio, né al trasporto sanitario. Né, tantomeno, viene menzionato il fatto che Sempio fosse uscito per recuperare lo scontrino del parcheggio che, a suo dire, prova la sua presenza altrove al momento del delitto.
Nel documento si legge semplicemente: «Faccio presente che ho conservato lo scontrino del parcheggio, che vi consegno». Nessuna nota sull’interruzione o sull’uscita per andarlo a prendere. Un buco narrativo che oggi, diciassette anni dopo, assume un peso nuovo.
Quando, a fine maggio 2025, la notizia del malore emerge sui giornali, la reazione dei legali di Sempio è secca: «Non ci risulta proprio». Ma solo poche settimane dopo, in un’intervista andata in onda a Quarto Grado, Sempio cambia versione e conferma tutto: «Io mi ero presentato all’interrogatorio che però era già qualche giorno che avevo la febbre, quindi già non stavo benissimo. Loro hanno visto che ero un po’ ovattato e che andavo un po’ giù, mi perdevo un po’ e allora hanno deciso di chiamare l’ambulanza».
Sullo scontrino, aggiunge: «Mi hanno interrogato, mi hanno mandato a casa, mi hanno richiamato indietro, abbiamo parlato dello scontrino, abbiamo concluso tutto e a quel punto sono andato a casa a riprenderlo, gliel’ho riportato e hanno riaggiornato il verbale. Tutto lì».
Una versione che però non combacia con i documenti ufficiali né con la memoria dei due carabinieri, recentemente riascoltati dai magistrati di Pavia. Nessuno dei due, stando alle indagini, ricorderebbe nulla del malore, né della dinamica con cui sarebbe stato acquisito lo scontrino.
Le incongruenze rilevate – sottolinea il Corriere della Sera – potrebbero avere un impatto profondo sul quadro generale del caso Garlasco, ormai riaperto da una procura decisa a fare chiarezza su ogni dettaglio lasciato in ombra. Quello che nel 2008 sembrava solo un lungo sabato di interrogatori, oggi potrebbe rivelarsi un nodo cruciale per riscrivere la storia dell’omicidio di Chiara Poggi.
