C’è un’altra Garlasco, sotto quella dei processi e delle sentenze. Una Garlasco fatta di simboli, suicidi e strane coincidenze. E potrebbe portare dritto all’incubo delle Bestie di Satana. Una pista che Luigi Grimaldi, giornalista e autore di diversi servizi per Le Iene, segue da anni. E che è al centro di un approfondimento pubblicato dal settimanale Giallo diretto da Albina Perri. Tutto parte da Michele Bertani, amico di Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara finito sotto i riflettori come presunto sospettato alternativo nell’omicidio Poggi. Bertani, come altri due ragazzi, Sasha Pinna ed Enrico Ramaioli, si è tolto la vita anni fa in circostanze ambigue. “Il suicidio di Michele Bertani va inquadrato in una catena di suicidi”, scrive Grimaldi. “Sicuramente Michele Bertani e Andrea Sempio si conoscevano. Sicuramente Sasha Pinna e Michele Bertani si conoscevano. Sicuramente Michele Bertani e Ramaioli si conoscevano”. Bertani parlava di sentirsi seguito e perseguitato. Ma nessuno lo prese sul serio. Il suo profilo Facebook, secondo Grimaldi, “sembra un testamento, un percorso verso una verità che non si può dire. Si capisce comunque che è il messaggio di un testimone, cioè di uno che sa delle cose che non riesce più a tenersi dentro”. Uno dei post più inquietanti è quello del 17 gennaio 2016, anniversario del primo omicidio delle Bestie di Satana e dello stesso giorno in cui Ramaioli scrisse il suo ultimo messaggio. Michele scatta una foto davanti al Santuario della Bozzola, proprio vicino a dove si dice che uomini incappucciati compiano strani riti. “La scatta davanti a una particolare statua che rappresenta un vortice che risucchia”, racconta Grimaldi. “Infatti, il post immediatamente successivo è una grafica colorata di un vortice caleidoscopico”. E poi c’è il tatuaggio in testa, con scritto “Never answer the phone”. “Mi fa venire in mente che, per esempio, nelle loro testimonianze, le Bestie di Satana raccontavano del terrore di rispondere al telefono perché poteva essere sempre la telefonata che ti ordinava di uccidere qualcuno o di ucciderti”.

Non è l’unico telefono al centro dei misteri. “So per certo che il 29 maggio 2007 Chiara Poggi riceve una telefonata sul suo cellulare a cui non risponde. È un numero che non richiama. Il problema è che questo numero è intestato a una persona che sta a Potenza, a cui un anno prima era stato rubato il telefono e anche la scheda”. Garlasco e Somma Lombardo, città delle Bestie di Satana, distano un’ora e un quarto. Ma il punto non è la geografia, è il tempo. Secondo Grimaldi, “tra il 1990 e il 2020, tra Novara, Milano e la provincia di Pavia, era attiva una setta di carattere dionisiaco, dedita a riti che, se non formalmente, dal punto di vista sostanziale possono essere ricondotti alla filosofia di una setta satanica denominata ‘Gli Illuminati di Thanateros’”. Nel 2007, proprio l’anno della morte di Chiara, nasce e si scioglie ad Abbiategrasso una band metal satanica. Il loro ultimo brano? Ocsalrag, ovvero Garlasco scritto al contrario. “Nella migliore tradizione satanista”, commenta Grimaldi. E c’è anche la famosa chiavetta USB di Chiara, con articoli su sette, pedofilia, bande femminili violente e droga. “Penso che questo piccolo dossier possa essere il tentativo di profilare una setta”, dice Grimaldi. “Perché questi file sono stati tutti salvati lo stesso giorno e perché sono argomenti del tutto estranei ai normali, e noti, interessi di Chiara”. Un altro nome ricorrente è Alessandro Loano, salvato nella rubrica di Chiara. “Ho identificato questa persona. Non è di Loano ma di un paesino a pochi chilometri da Somma Lombardo, paese delle Bestie di Satana, e si tratta di un musicista. Come musicisti erano tutti i membri del gruppo satanista”. E poi c’è il mistero dell’intercettazione 103. “Si tratta di un’intercettazione ambientale del 2017 sull’auto di famiglia di Andrea Sempio”, spiega Grimaldi. “Il padre e la madre parlano di una confidenza avuta da una loro parente, la quale rivela di aver visto un avvocato di parte civile delle vittime delle Bestie di Satana andare in carcere a parlare con uno delle Bestie. Era l’avvocato Massimo Lovati. Non si capisce perché fosse lì. E mi chiedo: all’epoca di questo incontro, era forse già difensore di Andrea Sempio?”. La domanda resta sospesa. Come tante altre. Ma nel frattempo, da Garlasco, il buio continua a guardare…

