Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, il delitto di Garlasco ancora non trova una fine. Ma non è il solito rimpallo di perizie o l’ennesima analisi di qualche reperto dimenticato in fondo a un cassetto. Stavolta c’è un nome in codice che fa tremare più di un paio di coscienze: “Ignoto 3”, così è stato ribattezzato il proprietario del profilo genetico maschile trovato su uno dei tamponi orali della vittima. Un Dna che non doveva esserci, e che invece c’è. E ora tutti si chiedono: è un errore da laboratorio o è l’ombra dell’assassino che nessuno ha mai davvero cercato? Il profilo è saltato fuori su uno dei pezzettini di garza usati per il prelievo orale. Il problema? È mescolato con quello dell’assistente del medico legale che fece l’autopsia. Una contaminazione, dicono i consulenti della famiglia Poggi e quelli di Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi oggi unico indagato nella nuova inchiesta. Ma se contaminazione non è, allora c’è da capire chi è davvero questo “Ignoto 3” e perché il suo Dna si trova lì, accanto a quello di Chiara. Il test genetico sarà confrontato con il Dna di circa trenta operatori tra medici, tecnici e infermieri che a vario titolo toccarono il corpo o entrarono nella villetta di via Pascoli nei giorni successivi al 13 agosto 2007, il giorno in cui Chiara aprì la porta di casa a qualcuno di familiare, o forse no, che poi l’ha uccisa.


Ma non finisce lì. La procura ha deciso di allargare il cerchio: verranno esaminati anche i profili dei conoscenti della ragazza, degli amici del fratello Marco e degli ex compagni di scuola di Andrea Sempio. Perché se non è un errore, allora quel Dna dice che qualcun altro era lì. E non ha mai parlato. Denise Albani, genetista nominata dalla gip Daniela Garlaschelli, ha trovato quel profilo maschile su due diversi tamponi, uno dei quali contaminato anche dall’infermiere dell’autopsia, e ne ha isolato il cromosoma Y. Ora spetta a pm e carabinieri mettere ordine: niente tamponi a tappeto modello Yara Gambirasio, ma una doppia strategia. Primo: identificare tutti i tecnici che hanno lavorato nei giorni del ritrovamento del cadavere. Secondo: puntare dritti nel giro ristretto di amici, conoscenti, frequentatori della villetta. Tutti quelli che, in teoria, Chiara avrebbe potuto accogliere senza sospettare nulla. L’ipotesi dell’omicidio in concorso torna sul tavolo. Sempio è indagato, ma non è detto che sia solo. E intanto, in questo ennesimo capitolo di una delle storie giudiziarie più travagliate degli ultimi vent’anni, il Dna silenzioso di “Ignoto 3” rischia di urlare una verità che nessuno ha mai voluto ascoltare davvero.
