A vederlo così sembra un documento qualunque. Avete presente? Uno di quei tanti paper, noiosi e scritti in burocratese, diffusi dalle istituzioni di un Paese soltanto per dovere professionale. Nel caso della Revue Nationale Stratégique (Rns) 2025 (potete leggerlo qui in versione integrale) non è affatto così. Anzi, il testo in questione, realizzato dal Segretariato Generale per la Difesa e la Sicurezza Nazionale della Francia su richiesta di Emmanuel Macron, è un messaggio abbastanza esplicito lanciato all'intero continente: la guerra potrebbe arrivare dalle nostri parti entro il 2030. Il documento dovrebbe contenere l'aggiornamento della strategia nazionale francese, delineare i suoi obiettivi e le sfide. Appare invece come una specie di sveglia fatta suonare dal suddetto Macron per preparare l'Unione europea a un imminente conflitto. Contro chi? La Russia di Vladimir Putin, definita non a caso la principale minaccia per l'Europa. Il fulcro della Rns coincide con uno scenario tanto drammatico quanto plausibile (secondo Parigi): una nuova e ipotetica aggressione russa contro l’Europa nell'arco di tre-cinque anni. Mosca, si legge nell'avvertimento transalpino, raggiungerà investimenti militari del 6% del pil entro il 2035, triplicando così la sua attuale capacità bellica.

Ma la Russia in Ucraina non aveva finito le munizioni, era a corto di militari e stava per essere spazzata via dalla controffensiva ucraina? Beh, a quanto pare no. Non solo Mosca continua a martellare Kiev – seppur senza ottenere conquiste rilevanti in un conflitto ormai logorante – ma adesso viene percepita dalla Francia come un attore che impiega “tutti i mezzi a sua disposizione per indebolire il sostegno all’Ucraina e sfidare l’ordine internazionale a proprio vantaggio”. Il Cremlino viene accusato di sfruttare cyber attacchi, sabotaggi e attività di spionaggio contro la Francia e i suoi alleati, oltre che a condurre una “guerra di aggressione senza freni” in Ucraina. L'allarme filtrato da Macron è roba serissima: c'è “l’urgenza di prepararsi a un possibile conflitto ad alta intensità” e dunque serve una “trasformazione delle capacità delle nostre forze armate e della nostra base industriale tecnologica di difesa, che deve essere completata, sia a livello nazionale che europeo”. Il riarmo dell'Ue passa da Parigi – dove è stato annunciato il raddoppio del budget militare entro il 2027 – e tocca Berlino. Già, perché la Germania di Friedrich Merz è sulla stessa lunghezza d'onda francese. Nel suo primo discorso al Bundestag (maggio 2025), il cancelliere tedesco ha dichiarato che il governo fornirà tutte le risorse finanziarie necessarie affinché Berlino diventi la più potente forza militare convenzionale del continente. L’obiettivo è stato impostato entro i primi anni 2030 come scadenza per disporre di una Bundeswehr modernizzata, numericamente adeguata e dotata di capacità ordinarie competitive rispetto agli altri stati europei.
Chiude il cerchio la Polonia. Varsavia, percependo la propria posizione geopolitica come una linea diretta di difesa dall'aggressione russa, ha avviato un ambizioso programma di riarmo e modernizzazione delle forze armate nazionali. La spesa militare è destinata a rappresentare circa il 4,7% del pil entro il 2025, il valore più alto in Europa tra i Paesi Nato. Tra gli acquisti più significativi troviamo: oltre 116 M1A1 e 250 M1A2 SEPv3 Abrams statunitensi (con consegne completate entro il 2024 e nuove tra il 2025 e il 2026) e 180 K2 Black Panther sudcoreani (di cui decine già consegnati), con piani per produrre in Polonia fino a 1.000 K2PL su licenza; centinaia di K9 Thunder e Krab da Corea del Sud, con contratti recentissimi per ulteriori 96 pezzi e supporto tecnologico in loco; acquisto di sistemi radar aerostatici per integrazione offensiva, tranche consegne dal 2026 al 2030; contratto da oltre 8 miliardi di złoty per sistemi anti-nave NSM con centinaia di missili, equipaggiamenti e veicoli, per la difesa del Mar Baltico. Per finire, la Polonia ha lanciato il programma "Tarcza Wschód" (Eastern Shield) nel maggio 2024: oltre 10 miliardi di zloty investiti in fortificazioni, barriere e sistemi di sorveglianza lungo i confini con Russia e Bielorussia, per innalzare la deterrenza territoriale. Signori, in Europa c'è davvero chi si sta preparando alla guerra.
