Era la mattina del 16 marzo 1978 quando – a Roma, tra via Mario Fani e via Stresa – alcuni militanti delle Brigate Rosse uccisero i cinque uomini della scorta di Aldo Moro: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Quindi sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana, il cui corpo senza vita sarà rinvenuto il 9 maggio successivo in via Caetani. Quattro furono le auto tristemente al centro di una delle pagine più buie della storia italiana, vittime dell’agguato eprotagoniste del ritrovamento, ora dislocate tra depositi giudiziari, musei e motorizzazioni civili.
A inquadrare lo stato attuale delle auto della scorta - una Fiat 130 Berlina, della “Alfetta” 1.8 e della Fiat 128 Familiare - è il settimanale Panorama, sulla scia dell’impegno e delle proposte fatte da Giovanni Ricci, figlio dell’Appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci, morto quel 16 marzo.
La 130 Berlina si trova – rileva il settimanale – presso il Centro Ricerche della Motorizzazione civile di Roma, e dalle foto sembra evidente l’ottimo stato di conservazione, tale che si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un fotogramma ricavato direttamente da una macchina del tempo, con i fori di proiettile ancora in vista.
L’Alfa 1.8 si trova invece presso il deposito giudiziario della Questura di Roma, mangiata dalla ruggine e inondata dalla polvere, ma non tanto da impedire al suo aspetto esteriore di riportare dritti con la memoria a quell’agguato di 43 anni fa.
Infine, appare di certo la Fiat 128 Familiare quella nelle peggiori condizioni: conservata sempre presso la Questura di Roma, mostra interni letteralmente distrutti dal tempo, anche se la scocca conserva ancora alcune delle indelebili tracce di quella mattina del 1978.
Nel tempo Giovanni Ricci ha fondato un’Associazione che porta proprio il nome di suo padre, e che ha l’intento di mantenere viva la memoria delle vittime di via Fani e del terrorismo in Italia. A questo scopo la sua intenzione è quella di mettere insieme quelle auto e inserirle in una ricostruzione permanente che aiuti a non dimenticare quanto accaduto.
È proprio a tale scopo che, infine, è stata, al contrario, completamente restaurata e donata alla Polizia di Stato, la Renault 4 che ha fatto da teatro al ritrovamento dell'onorevole Aldo Moro. Tornata nella disponibilità dell'imprenditore marchigiano Filippo Bartoli, a cui era stata rubata per compiere il delitto, viene conservata per anni sotto un telone nella periferia romana, dove lo stesso Bartoli possedeva un terreno, prima di essere donata, nel 2013, alle forze dell'ordine. La vettura, nel 2014, viene sottoposta dall'Autocentro della Polizia di Stato di Roma a un restauro conservativo ed è ora esposta al Museo Storico delle auto della Polizia di Stato a Roma.