Linee così morbide che sembrano plasmate dall’acqua, un’aerodinamica degna di un aereo e un motore che faceva invidia alle ben più blasonate (e costose) Ferrari e Aston Martin. Nulla era stato lasciato al caso nella realizzazione della Jaguar E-Type e quando venne svelata esattamente 60 anni fa, il 15 marzo 1961 al Salone di Ginevra, tutti i flash erano per lei.
Per Jaguar fu una rivoluzione: tutto il know-how tecnico acquisito nella 24 Ore di Le Mans con la D-Type fu riversato sulla nuova vettura, a partire dall’aerodinamica, fino all’impiego dei quattro freni a disco, una soluzione assolutamente inedita nel mondo delle vetture di serie, dove i freni posteriori - solitamente - erano a tamburo.
A spingerla c’era un 6 cilindri in linea da 3.8 litri mutuato dalla XK 150 S e dotato di triplo carburatore e distribuzione a doppio albero a camme in testa. La potenza era di 256 CV - mica pochi per l’epoca.
Se il motore era “riciclato", inedito era invece il telaio monoscocca, che andava a sostituire, per la prima volta, quello a longheroni, ormai diventato obsoleto. Ma, soprattutto, erano le linee della sua carrozzeria ad aver stregato il pubblico, tanto da spingere Enzo Ferrari, non certo uno che si prodigava generalmente in complimenti alla concorrenza, a definirla come “l’auto più bella mai realizzata”.
Il lavoro di design fu affidato alla mano di Malcolm Sayer, già da dieci anni in forza alla Casa inglese e con un passato nel campo del design aeronautico. Proprio il suo passato regala una chiave di lettura diversa nell’interpretare il cofano così lungo e l’abitacolo particolarmente raccolto, che sembrano quindi mettere a frutto, sulla E-Type, tutte le sue conoscenze in fatto di aerodinamica.
La E-Type divenne un instant clasic, tanto che, a partire dal 1963, venne scelta dai produttori di Diabolik, come auto del proprio protagonista. A tal proposito, è curioso come Jaguar, inizialmente, non abbia autorizzato l'utilizzo del nome della propria vettura, per paura ne potesse derivare una cattiva pubblicità. Inutile dire come, a distanza di anni, il legame tra uno dei più celebri fumetti di sempre (e i film che ne sono derivati) e la vettura inglese, rappresenti un binomio indissolubile. La E-Type, tuttavia, non fu scelta solo da Diabolik. Tra i vari, fu l'auto di Brigitte Bardot, George Best e Steve McQueen, divenendo, a tutti gli effetti, una delle più rappresentative icone di un periodo tanto rivoluzionario, come gli anni Sessanta.
Jaguar continuò a produrre il modello per 14 anni con la bellezza di 70.000 esemplari venduti. Negli anni furono diverse le versioni ad essere proposte, tutte abbastanza simili, con quelle linee classiche e intramontabili. La vera rivoluzione fu l’adozione del motore 12 cilindri nel 1971: 5,3 litri di cilindrata e 272 CV con un’erogazione capace di renderla perfetta come auto da gran turismo.
L’incredibile storia della E-Type arrivò al capolinea nel 1975, sostituita dalla XJ-S che, però, non riuscì mai ad eguagliare l'insuperabile armonicità delle sue forme.