No, non è un’accusa. È solo la riflessione di chi ha vissuto la Bestia di Salvini, le visite ai terremotati del Cavaliere e, più in generale, una politica che a prescindere dal proprio orientamento sembra tendere sempre e comunque al populismo. Perché Fausto Gresini è stato un’eccellenza italiana di cui andare fieri, tanto da atleta quanto da imprenditore, e questo lo sappiamo bene. Ma che Giorgia Meloni fosse un’appassionata di moto, di corse e piloti è cosa del tutto nuova. Non l’abbiamo mai vista nel paddock Giorgia, o su di una moto, né l’abbiamo mai sentita parlare di un mezzo a due ruote. Quindi, quando la leader di Fratelli d’Italia ha voluto ricordare Fausto con un messaggio sui social, la cosa ci è sembrata leggermente fuori luogo. Perché veicolare la politica ai sentimenti è parlare alla pancia, e a volte è un peccato. Se guidi un partito, è un peccato. Gresini è l’argomento del giorno per molti ma, per qualcuno, è il simbolo di uno sport. E lo sport, che di politico non ha più nemmeno un ministero, finisce per essere un rastrello da tirare fuori soltanto in autunno, quando cadono le foglie.
Se Giorgia Meloni si è limitata a ricordare Fausto però, Matteo Salvini ha fatto di meglio. È arrivato prima (di qualche ora) ed ha scritto di più. D’altronde un team dedicato serve anche a questo. Ha messo più foto, ha definito Gresini “simbolo di un’Italia bella e vincente” e si è prodigato in un “abbraccio a tutti i colleghi del motociclismo”. Che fatica, Matteo, andarli ad abbracciare tutti. Ma tu lo hai fatto, per il Paese e per la tua buona coscienza italiana.
In un mondo più folle, più MOW, Matteo Salvini e Giorgia Meloni ci risponderebbero con una foto d’archivio. Uno scatto in posa su di una vecchia Harley di un conoscente sarebbe abbastanza, non avremmo certo bisogno di un’impennata lungo il rettilineo del Mugello.
Quella era roba di Fausto.