Tra le poche cose più o meno concrete che potrebbero uscire dalla conferenza sul clima Cop26 c’è una misura che, se effettivamente implementata, sarebbe di sicuro impatto sulle vite di centinaia di milioni di persone (approssimando per difetto, potenzialmente anche di miliardi): si tratta dello stop alla vendita di auto a motore termico (dunque a benzina, diesel, gpl, metano, ma anche ibride) dal 2035, con un abbuono fino al 2040 per i Paesi meno avanzati. L’obiettivo è infatti di vedere immatricolate e dunque prodotte solo Zev (zero emission vehicle), cioè solo auto e furgoni elettrici, in attesa di possibili sviluppi sull’idrogeno.
L’idea ricalca quella già inserita nel piano “Fit for 55” da parte della Commissione europea, che aveva scatenato una serie di polemiche. Da parte sua la Gran Bretagna ha già annunciato di voler anticipare lo stop addirittura al 2030, a esclusione però dei veicoli ibridi, che saranno vendibili fino al 2035. Dopodiché, solo mezzi a batteria.
Gli Stati Uniti contano di raggiungere il 50% di veicoli Zev sul totale di quelli venduti entro il 2030, ma in nord Europa si fa anche meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista): “Oggi – riferisce Libero – il 73% delle auto elettriche vendute nel Vecchio Continente riguarda solo cinque Paesi (Norvegia, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi e Danimarca). E proprio la Norvegia farà da apripista […]: tra due mesi si venderanno solo vetture elettriche. Il governo – che ha puntato su forti agevolazioni fiscali per chi decide di passare alle batterie – ha deciso dal 2022 di eliminare le vetture dotate di motori tradizionali che dovranno sparire completamente entro il 2025”.
E l’Italia? “Si posiziona nella zona medio-bassa della classifica, con il 4,3% del mercato di nuove immatricolazioni di auto a ricarica elettrica dell’Ue. Il nostro Paese è dietro a Belgio, Francia, Germania e Portogallo (tutte sopra il 10%), ma pure dietro alla Spagna e all’Ungheria. Attualmente le vetture elettriche che circolano nel nostro Paese sono 200 mila, all’incirca il doppio rispetto a quelle dell’anno passato. Una crescita a dir poco strabiliante ma che resta parecchio bassa rispetto alla media Ue e che, in prospettiva, ci porterebbe al 2030 ad avere 4 milioni di veicoli elettrici, ben al di sotto degli obiettivi fissati dal Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) che, per quella data, aveva ipotizzato di avere un parco elettrico di 6 milioni di quattro ruote «pulite». Insomma, ben due milioni di automobili in meno”.