Tante auto posso diventare icone, ma poche sanno essere una porta temporate. L’Alfa Romeo 75 è fra le poche elette. L’intuizione l’ha avuta il fortunato proprietario della vettura che, dopo appena 13.381 chilometri, l’ha alzata su cavalletto e oggi l’ha messa in vendita online.
Perché si sa, dal Rinascimento in poi il tempo è soprattutto business. Secondo una stima di Catawiki, la piattaforma online leader della compravendita di auto d’epoca in Europa, nel secondo trimestre del 2020 l’acquisto di una vettura d’epoca è aumentato del 13% rispetto allo stesso periodo del 2019, quando il volume di affari toccava gli 11 miliardi di euro. Oggi fra gli acquirenti, ci sono anche i giovanissimi.
Cosa spieghi questo cortocircuito tra acquirenti giovani e prodotti nostalgici non ci è dato saperlo. Ma il caso dell’introvabile Alfa Romeo 75 Turbo Evoluzione, quotata a 120mila euro su un noto portale di compravendita di auto usate, dice tanto dell’attuale passione per la bellezza tout-court. Nell’annuncio, la vettura ha la meccanica intatta, dai motori 4 cilindri bialbero e V6 allo schema transaxle, che eredita dall’Alfetta. La cura per la conservazione è maniacale: nell’annuncio, si vede ancora la moquette degli interni rivestita di cellophane, come se il pvc avesse il magico potere di fermare il tempo.
Ed è forse il tempo la chiave per leggere la bellezza dell’Alfa 75, che ha saputo cogliere l’eredità storica della Giulietta, finanche a superarla. Alcune sue caratteristiche sono tornate solo nella Giulia, trent’anni dopo: questo dice tanto sulla sua eredità, forse non troppo compresa ai tempi. Negli Usa, al contrario, l’Alfa 75 divenne icona dell’italianità ancora appesa alla Dolce Vita, tanto da prendere il nome di “Milano”. Ma la 75 chiude un’epoca e solo a un occhio distratto la sua fiancata è sovrapponibile a quella della Giulietta. È infatti nei dettagli la sua novità, come d’altronde ci insegnano gli anni Ottanta: un fascione nero, arrogante, lungo la linea di cintura diceva tanto di un mondo che era dentro una corsa inarrestabile. Dettagli, appunto: come il freno a mano che non solo porta la firma del designer Ermanno Cressoni, ma tutta la sua vita: in fondo, fu chiamato all’Alfa per caso, o per destino, dopo aver disegnato la maniglia di un frigorifero.