Pensate a Toto Wolff quando definì la W13 “una specie di macchina di m***a da guidare”, un’affermazione molto più blanda, nel 1992, costò il posto in Ferrari ad Alain Prost quando il pilota francese definì in un’intervista la Ferrari F1 643 “un camion”. Un’affermazione effettivamente un po’ forte che però rifletteva le performance non proprio brillanti della vettura in pista. A Maranello non la presero particolarmente bene e, per l’ultimo GP della stagione, schierarono Gianni Morbidelli al fianco di Jean Alesi.
Nonostante la sua natura da “camion”, la Ferrari 643 che verrà messa all’incanto da RM Sotheby’s il prossimo primo febbraio, è destinata a scaldare i cuori – e i portafogli – di tantissimi appassionati, tanto da essere stata stimata con un valore tra i 2,9 e i 3,4 milioni di euro.
Nello specifico, il telaio che verrò battuto, il 127, è stato portato in gara da Jean Alesi durante il Gran Premio di Francia, consentendogli di rimontare dalla sesta posizione conquistata in qualifica, fino alla quarta. In quell’occasione il podio gli fu precluso da Ayrton Senna che riuscì a tenersi dietro il francese.
Una situazione analoga in partenza per Alesi e per la sua Rossa si venne a creare durante il GP successivo, in Gran Bretagna ma, a differenza del weekend di gara precedente, un incidente con Aguri Suzuki, al volante della Larrousse-Lola, non permise di raggiungere il traguardo.
A quel punto, il telaio 127 fu messo in disparte, come muletto, per tre GP in Germania, Ungheria e Belgio e solo l’arrivo di Morbidelli al posto di Prost gli permise di concludere il mondiale da titolare in Australia. Morbidelli, in quell’occasione, riuscì a portare a casa dei punti, concludendo in sesta posizione.
Da allora la F1 643 è passata più volte di mano. All’inizio a portarsela a casa fu un collezionista sudafricano che la tenne sempre in ordine di marcia grazie all’assistenza di due meccanici Ferrari che, di tanto in tanto, si recavano nel suo garage ad accendergliela.
L’auto nel 2010 venne acquistata da Peter Bailey che la prestò al fratello di Jody Scheckter, Ian, per correre a Kyalami e, infine, nel 2016, dopo un ulteriore passaggio di proprietà, venne restaurata completamente e fatta partecipare quattro anni dopo all’Oldtimer Grand Prix al Nürburgring.