Ma da quando Fiat ha smesso di essere italiana? Se si fa attenzione agli spot e alle presentazioni dei nuovi modelli della storica casa automobilistica torinese, ci si accorge di come lo slogan del “made in Italy” non manchi mai. A volte è solamente una suggestione, suggerita dalle varie dichiarazioni (soprattutto da quelle di John Elkann), altre volte invece l’italianità si presenta sotto forma di una bandierina tricolore che fa caponino sulle livree o sui rivestimenti delle vetture. Ma le sue tonalità hanno cominciato a sbiadirsi sempre di più. Il dibattitto sulla vera nazionalità di questo marchio, che per oltre un secolo ha rappresentato la più grande tradizione dell’automobilismo nostrano, è vecchio ormai. Già con la realizzazione della vecchia 126, la produzione Fiat aveva cominciato a spostarsi al di fuori dei confini dello Stivale, andando sempre più lontana. Una decisione che con gli anni si è fatta ancora più radicale, dalla Polonia al Marocco, e adesso anche in Serbia. E intanto, nonostante le varie promesse fatte da Elkann in persona e anche dai politici, agli storici stabilimenti italiani non restano che le briciole (e nemmeno troppe). Guardando infatti la carta d’identità delle nuove vetture Fiat, ci si accorge di come in Italia sia rimasta solamente la produzione della piccola 500 elettrica, questa realizzata proprio a Torino. La 600, invece, nasce a Tychy, mentre la Topolino addirittura a Kenitra (Marocco), e ciò che trapela sulla produzione della nuova Panda elettrica rassicura per niente… A parlare è Aleksandar Vucic in persona (presidente della Repubblica di Serbia), che in un incontro con il presidente del consiglio Giorgia Meloni annuncia che la nuova utilitaria "italiana" verrà realizzata proprio nello stato balcanico, nello stabilimento di Kragujevac.
“Una decisione inaccettabile che contrasteremo in tutti i modi perché i lavoratori di Pomigliano non si toccano" ribatte Samuele Lodi, responsabile settore mobilità dei metalmeccanici della Cgil, che punta il dito anche contro Meloni, rea di aver condiviso le parole di Vucic. Il sindacalista poi aggiunge: “Si tratta dell'ennesimo colpo ai lavoratori italiani di Stellantis. È arrivato il momento di unirsi perché Pomigliano non si tocca”. Insomma, altro colpo (poco) made in Italy di Fiat che sembrerebbe aver deciso di perdere tutta la propria "sovranità" e la sua storica identità. Un'azienda oramai a trazione francese, sotto il gruppo Stellantis e la guida di Olivier François, con ambizioni industriali sempre più cosmopolite, e quindi non-italiane…