Partiamo un venerdì mattina, ritrovandoci in un autogrill nel Novarese. Con alle spalle la pianura Padana, ci dirigiamo verso Limone Piemonte, la porta d’ingresso del nostro viaggio, quello vero. Addio comfort, addio bel tempo, addio smartphone, ma soprattutto addio asfalto. L’Alta Via Del Sale taglia Piemonte, Liguria e Provenza e si snoda tra 1.800 ai 2.100 metri di altitudine. Consiste in chilometri e chilometri di strade bianche sterrate, dove non è tanto il tracciato in sé a essere difficoltoso, quanto piuttosto la sua scarsissima ampiezza. Una manovra sbagliata e sei morto.
Non è una battuta, il rischio di precipitare giù dallo strapiombo è abbastanza elevato. Basti ricordare cosa successe a Beppe Grillo nel dicembre del 1981: lui si salvò buttandosi dall’auto, mentre i suoi compagni di viaggio purtroppo persero la vita. Ogni tornante, ogni metro, deve essere ben calcolato. La lentezza e la calma diventano graditi compagni di viaggio.
Oltrepassato il casello che ti permette di accedere al percorso, una delle Jeep, quella di Paolo comincia ad avere problemi al motore. Ogni tanto, senza una ragione comprensibile si spegne, e dopo qualche imprecazione non riferibile si riavvia. Ovviamente non ci sono meccanici né officine in zona. Non resta che aprire il cofano e indovinare. Tra di noi quello che ne capisce di più è Bruno, collezionista di Jeep: lui si è trovato spesso in situazioni del genere e solo grazie alla sua esperienza decennale riusciamo a risolvere il problema e ripartiamo. Nel tardo pomeriggio, la nebbia tipica delle Alpi Marittime comincia ad avvolgerci, creando attorno a noi un paesaggio affascinante e quasi rarefatto. Ormai si è fatta sera e arriviamo al rifugio Don Barbera per riposare e far riposare anche i mezzi: sono loro a fare tutta la fatica, noi ci limitiamo a tenerli in strada.
L’indomani un cielo terso e un sole caldo e piacevole ci danno il buongiorno, facendoci venire ancora più voglia di scoprire quelle meravigliose montagne che finalmente “ci mostrano il loro volto”. Ci accorgiamo che da ieri Bruno ha ancora le mani nere, non perché abbia riparato il motore della Jeep di paolo, ma perché la sua Jeep ha un volante rivestito di un materiale che lascia il colore. Cambiarlo? “Neanche per sogno, la mia Jeep è originale fino all’ultimo bullone, preferisco le mani sporche ma la coscienza pulita” dice lui.
L’Alta Via del Sale di sabato è trafficata: ciclisti, motociclisti, escursionisti e altri avventurosi a bordo di quattro o due ruote, tutti con la voglia di vivere “un’esperienza”. Ci dobbiamo fermare per circa un’ora per far passare un gruppo di un centinaio di Land Rover. Ci facciamo da parte in una piazzola, una delle tante che servono a permettere il passaggio di due veicoli che si incrociano tra loro. Quando passano ci salutiamo con stima reciproca. Proseguendo lungo il tracciato principale, ci abbassiamo di quota e il paesaggio rado dell’alta montagna si trasforma in foresta, mentre la nebbia torna a farla da padrona. Decidiamo comunque di proseguire nella speranza che il cielo si apra e ci permetta di capire cosa c’è intorno a noi. Purtroppo la fortuna non è dalla nostra parte, la nebbia ci perseguita, ma intanto ormai è sera.
Il giorno dopo ci risvegliamo con un cielo magnifico e decidiamo di concludere la nostra esplorazione portando le Jeep al “forte centrale” costruito dal regio esercito nel 1881 per difendere il territorio italiano da un possibile attacco francese. Attraversare l’Alta Via del Sale con un Jeep Cherokee del 1979 ti porta indietro nel tempo. Ci si dimentica della tecnologia: ci sono solo la macchina, l’uomo e la natura. È anche una battaglia tra la nebbia, la strada, tra imprevisti risolti con appagamento e serenità. un’esperienza dove paradossalmente adrenalina e calma si incontrano e mai come in altri momenti si ha la possibilità di assaporare e respirare la bellezza di una natura che negli anni è rimasta incontaminata.